la Valsesia - Marco Bellavita
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In alta montagna si riproduce nelle pozze dei torrenti,<br />
e nei <strong>la</strong>ghi alpini, fino ad oltre 2000 m. Gli spostamenti<br />
verso il sito riproduttivo possono anche essere di alcuni<br />
chilometri. La fase di deposizione e fecondazione delle<br />
uova dura da 10 a 18 ore. La femmina, stimo<strong>la</strong>ta con un<br />
accoppiamento “ascel<strong>la</strong>re”, depone cordoni ge<strong>la</strong>tinosi che<br />
possono raggiungere 3-4 m di lunghezza, contenenti fino<br />
a 5000 uova, avvolte al<strong>la</strong> vegetazione o a rami sommersi.<br />
Le <strong>la</strong>rve, nere, lunghe pochi millimetri, si attaccano<br />
immediatamente ai cordoni ge<strong>la</strong>tinosi con speciali organi<br />
adesivi; esse inizieranno a disperdersi solo in una fase<br />
più avanzata dello sviluppo. Nell’arco di pochi giorni i<br />
girini iniziano a produrre sostanze tossiche che hanno un<br />
efficace effetto antipredatorio. Dopo circa 2-3 mesi i girini<br />
metamorfosano e invadono in massa le sponde dello<br />
stagno; in questa fase i piccoli rospetti non superano in<br />
genere 10 mm di lunghezza. I giovani torneranno al sito<br />
riproduttivo solo quando avranno raggiunto <strong>la</strong> maturità<br />
sessuale, dopo 2-3 anni nei maschi e 3-4 anni nelle<br />
femmine. Gli adulti vengono predati soprattutto da bisce<br />
d’acqua (Natrix natrix) e da alcuni mammiferi, fra cui il riccio<br />
comune (Erinaceus europaeus).<br />
La specie è localmente minacciata dal traffico stradale<br />
che miete ogni anno migliaia di vittime nel corso delle<br />
impegnative migrazioni riproduttive. Questi spostamenti<br />
verso il sito riproduttivo coinvolgono anche centinaia<br />
di individui, che per raggiungere le pozze riproduttive<br />
non esitano ad attraversare strade con intenso traffico.<br />
E’ re<strong>la</strong>tivamente frequente che molti esemp<strong>la</strong>ri vengano<br />
uccisi dal traffico stradale, dando luogo a vere e proprie<br />
ecatombi, talora pericolose anche per gli automobilisti<br />
stessi, in quanto il manto stradale diventa estremamente<br />
viscido. Da tempo privati cittadini ed associazioni stanno<br />
operando presso le Pubbliche Amministrazioni per fare<br />
in modo che queste stragi stagionali vengano evitate,<br />
o quanto meno ridotte. Altri paesi europei, più attenti<br />
dell’Italia a questi problemi, hanno già messo in atto una<br />
serie di soluzioni al problema, creando fra l’altro zone<br />
umide alternative, realizzando barriere che impediscono<br />
agli animali di attraversare <strong>la</strong> strada, o posizionando tunnel<br />
sotto le strade stesse e che gli animali possono usare per<br />
raggiungere i luoghi necessari alle proprie funzioni. Anche