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la Valsesia - Marco Bellavita

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SERPENTI<br />

I serpenti, o ofidi, sono nell’immaginario collettivo indelebilmente<br />

associati – e spesso sinonimo – di rettili. In tale processo di assimi<strong>la</strong>zione<br />

si è spesso portati a “scambiare” i serpenti con vipere, e, come tali, considerarli potenzialmente<br />

pericolosi. Questo gruppo di rettili presenta da un <strong>la</strong>to una notevole uniformità morfologica,<br />

dall’altra una cospicua adattabilità e p<strong>la</strong>sticità ecologica. I serpenti sono caratterizzati<br />

dall’assenza di arti (tranne che in alcune famiglie primitive, quali i Boidae, in cui permangono<br />

vestigia degli stessi sotto forma di speroni cloacali), un corpo allungato, assenza di palpebre<br />

mobili, nonché un cranio “cinetico” estremamente mobile. La predazione avviene secondo<br />

modalità di costrizione o di avvelenamento. In partico<strong>la</strong>re, alcune famiglie sono caratterizzate<br />

dal<strong>la</strong> presenza di denti veleniferi e dal<strong>la</strong> produzione di un veleno ad uso sia di offesa che<br />

di difesa. Per quanto riguarda l’alimentazione si osserva una tendenza al<strong>la</strong> specializzazione,<br />

con specie che si nutrono di piccoli mammiferi o uccelli, e altre che possono anche nutrirsi di<br />

altri serpenti o di lucertole. I giovani solitamente si alimentano di insetti e piccoli vertebrati.<br />

In Italia i serpenti sono rappresentati da due famiglie, quel<strong>la</strong> dei Colubridi (biacchi, saettoni,<br />

natrici, coronelle), e quel<strong>la</strong> dei Viperidi (vipere). La riproduzione avviene mediante deposizione<br />

di uova o mediante viviparità. Alcune specie riescono anche ad adattarsi re<strong>la</strong>tivamente bene<br />

ad habitat antropizzati. Venendo in contatto con l’Uomo i serpenti, indistintamente se innocui<br />

o velenosi, sono abitualmente uccisi. Altri pericoli sono rappresentati dall’alterazione degli<br />

ecosistemi e dal<strong>la</strong> frammentazione degli habitat.<br />

SAURI<br />

Fra i rettili presenti in <strong>Valsesia</strong> i sauri, o Lucertole, sono indubbiamente fra i più<br />

familiari e conosciuti. Essi sono uno dei gruppi (sottordini) in cui è suddiviso<br />

l’ordine degli squamati. Di forma <strong>la</strong>certiforme (lucertole, ramarri) quando forniti di 4 arti ben<br />

sviluppati, o serpentiforme (orbettino), nel caso in cui gli arti siano regrediti e non visibili<br />

esternamente. A differenza dei serpenti, le palpebre sono di solito mobili. La coda è in molte<br />

specie capace di rigenerazione e di autotomia (perdita volontaria nel caso di tentata cattura).<br />

Si tratta in generale di rettili assai adattabili, orientati verso un’alimentazione “generalista” a<br />

base di insetti o di altri invertebrati. La riproduzione avviene mediante deposizione di uova<br />

(specie ovipare), oppure con piccoli vivi già ben sviluppati (specie vivipare).<br />

I sauri, oggetto di moltissime controversie sistematiche e tassonomiche da parte degli<br />

studiosi, comprendono oltre 3700 specie. In Italia le famiglie rappresentate sono quelle<br />

dei Lacertidae (lucertole), Gekkonidae (gechi), Scincidae (scinci) e Anguidae (orbettini). In<br />

<strong>Valsesia</strong> le specie note sono 4, e, in genere, sono ancora re<strong>la</strong>tivamente abbondanti. Di recente<br />

sono state rinvenute popo<strong>la</strong>zioni di lucerto<strong>la</strong> vivipara Zootoca vivipara, che varrebbe <strong>la</strong> pena<br />

salvaguardare.<br />

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