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saremmo in società.” (Donati P. “La società è relazione” p. 8 CEDAM Padova<br />

1998) I confine delle une aprono gli spazi delle altre, e viceversa.<br />

Libertà e costrizioni quindi si possono vedere come aspetti relazionali<br />

interdipendenti e condizionati sia dalla nostra componente biologica, sia da<br />

quella sociale. Cosi la componente chimico-biologica del nostro cervello non<br />

è che uno dei tanti fattori, per quanto importante, che intervengono nel<br />

processo di condizionamento del nostro diventare esseri sociali pensanti.<br />

Pensiamo e agiamo come soggetti sociali, al di là di semplici istinti e azioni<br />

riflesse. Siamo costrutti sociali, dove poco sembra appartenerci, forse nulla<br />

oltre la sostanza di cui siamo costituiti, ci appartiene naturalmente; ci<br />

muoviamo dunque dentro spazi-tempi determinati dal continuo e storico fluire<br />

delle relazioni umane. Agiamo come individui vincolati e costretti:<br />

interdipendenti. E’ a questo livello che si collocano, inscindibili e collegate<br />

circolarmente alle costrizioni sociali, le libertà. I nostri gradi di libertà, dove<br />

con ciò intendo riferirmi all’intensità delle azioni che ci appaiono, che<br />

percepiamo come libere, di senso di autonomia, di decisione e di distinzione,<br />

sono lo spazio della nostra percezione che è poi anche la percezione<br />

dell’altro da sé. La propria individualità non può essere vissuta come se fosse<br />

un oggetto che ci appartiene naturalmente e che può quindi esistere anche al<br />

di fuori di un contesto sociale di interdipendenze. Si evidenzia cosi che, per<br />

quanto asimmetrica una relazione possa essere, non ci troveremo mai di<br />

fronte a individui totalmente liberi o totalmente costretti, semmai ci troveremo<br />

di fronte a soggetti “diversi”, più deboli, che si trovano a sottomettersi a<br />

situazioni di assoluta mancanza di libertà, intesa come possibilità di scelta,<br />

dove ogni atteggiamento di resistenza, che postula la coscienza di possedere<br />

un certo margine di libertà individuale, viene a mancare.<br />

La prospettiva relazionale limita cosi, sia il pericolo che vede attribuire<br />

all’individuo un’illimitata capacità-possibilità di scelta, quanto il rischi opposto,<br />

secondo cui l’attore sociale non metterebbe in azioni sovradeterminate dai<br />

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