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Scarica - Associazione San Marcellino

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cui tutti vanno educati sin da piccoli, e dunque il sentimento di appartenenza<br />

alla comunità è il più forte rispetto a qualsiasi altro. Altre volte, si pensi per<br />

esempio alle comunità di vita o di riabilitazione, dove ormai le persone<br />

presenti hanno un certo tipo di educazione e di stile di condotta, il senso di<br />

appartenenza viene man mano insegnato e rappresenta poi il vero collante<br />

della comunità stessa e il “farmaco” adatto per i problemi esistenziali delle<br />

persone che ne fanno parte. Dato che vi è esclusa ogni coercizione forzata,<br />

l'educazione è lo strumento principe cui ci si affida, ma quando invece non si<br />

ha davanti un foglio bianco da educare diventa di cruciale importanza<br />

sviluppare un forte senso di appartenenza basandosi sulla costruzione di una<br />

relazione di fiducia e di aiuto. Sempre si ribadisce il concetto che è più<br />

importante orientare a certi valori che non far apprendere nozioni.<br />

Nella società odierna però la realtà è ben diversa; un forte individualismo fa<br />

da valore fondamentale nell’esistenza dell’individuo. Non è più il senso di<br />

appartenenza ad una comunità o ad una società il motore che fa si che<br />

l’individuo si comporti conformemente. Il condizionamento viene attuato in<br />

maniera sottile attraverso i Mass-media, le mode, i luoghi comuni, la cultura.<br />

E’ inverosimile pensare come nella realtà non ci sia un naturale senso di<br />

coesione, ma che ci sia una specie di lotta di sopravvivenza, e chi vince è chi<br />

riesce a stare tra i binari di ciò che a priori viene definito normale - che poi<br />

nient’altro è che il comportamento più diffuso - chi non riesce a stare tra i<br />

margini viene definito un deviante un diverso, un malato, un pazzo, ecc.<br />

nessuno si pone l’interrogativo se questa persona sta bene o male, se è cosi<br />

per sua scelta o perché tante microfratture nella sua esistenza gli hanno fatto<br />

credere che per lui non c’era che quella soluzione. “Chi non ci sta dentro”<br />

viene etichettato e man mano escluso. Allora c’è qualcosa che non va,<br />

bisogna allargare gli orizzonti e capire che le persone sono esseri fragili e<br />

vulnerabili che la nostra libertà d’essere, di fare, di apparire e di scegliere è<br />

intaccata da sottili meccanismi di controllo che non lasciano scampo o meglio<br />

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