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ecc. , un potere che ha quindi un centro, un fulcro dal quale si diparte un<br />

marginale potere, con la p minuscola, o meglio dei poteri periferici più o meno<br />

gerarchicamente subordinati al Potere; poteri diffusi, instabili, multiformi che<br />

determinano dispositivi concreti come per esempio carceri, cliniche, comunità<br />

che impongono o offrono all’individuo la possibilità di determinarsi. Il folle, il<br />

tossico, il senza dimora come soggetti e la follia, la tossicodipendenza e la<br />

povertà estrema come oggetti, non esistono separatamente e pertanto non<br />

possono essere considerate come due sostanze isolabili, non basta però<br />

nemmeno connetterle con un rapporto dialettico di interazione, in quanto<br />

anche ciò significherebbe trattarli come fenomeni che esistono<br />

separatamente e che solo in un secondo momento entrano in connessione.<br />

E’ necessaria pertanto una prospettiva processuale e relazionale che<br />

consideri il folle e la follia, il tossico e la tossicodipendenza ecc.,<br />

interdipendenti e non isolabili; la relazione deve essere prioritaria anche<br />

all’interno delle tecnologie di potere che producono l’oggetto della follia e<br />

quindi il folle, l’irrazionale, il criminale, il malato, ecc.<br />

I poteri dunque agiscono sull’individuo, sulle essenze delle idee, sulla<br />

determinazione del comportamento, e agiscono a primo impatto sui corpi, si<br />

pensi ad esempio ai meccanismi di ammissioni alle istituzioni totali: prigione,<br />

ospedale, caserma ecc., in cui i processi di cambiamento comportamentale<br />

degli internati, passano attraverso un meticoloso lavoro sul corpo. Lo schema<br />

gerarchico non aiuta molto a comprendere le complesse e policentriche<br />

dinamiche del potere, meglio riferirsi quindi ad un potere diffuso (non<br />

equamente s’intende) impercettibile, incoglibile. Esiste una serie di ricorrenze<br />

che mette in risalto come il potere sia in parte responsabile del<br />

comportamento degli individui, per esempio i rigidi meccanismi di controllo<br />

della parola o della gestualità sono rinvenibili tanto nell’ingresso in carcere<br />

quanto nelle relazioni che si stabiliscono per esempio in una corte o in una<br />

caserma; i riti e le consuetudini determinate dai poteri, creano le definizioni di<br />

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