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Conto alla rovescia - VicenzaPiù

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7<br />

Toscano di nascita ma vicentino<br />

d'adozione, fondatore di una<br />

delle aziende più innovative del<br />

territorio vicentino (la Askoll, 140<br />

milioni d fatturato, 500 dipendenti<br />

e quasi 400 brevetti depositati),<br />

Elio Marioni è sicuramente<br />

una delle figure di punta dell'imprenditoria<br />

vicentina. Da tre anni<br />

è anche presidente del Cuoa, la<br />

fondazione di studi universitari<br />

di organizzazione aziendale di<br />

Altavilla, un punto di osservazione<br />

privilegiato sulla realtà e sullo<br />

stato di salute dell'economia<br />

della provincia. "E in questi anni<br />

la fondazione ha fatto progressi<br />

straordinari - rivendica con orgoglio<br />

-, soprattutto come consapevolezza<br />

del proprio ruolo sociale.<br />

Qual è il ruolo di un centro<br />

come il Cuoa per un' economia<br />

come quella vicentina, che sta<br />

attraversando un momento di<br />

difficoltà e di profondi cambiamenti?<br />

"Il Cuoa ha un ruolo assolutamente<br />

primario, ancora più della<br />

produzione e della finanza, perché<br />

deve diventare lo strumento<br />

di congiunzione tra il mondo<br />

delle imprese e quello della conoscenza.<br />

Nel nostro sistema la conoscenza<br />

ha avuto per tanti anni un ruolo<br />

marginale, soprattutto perché le<br />

istituzioni universitarie non si<br />

sono avvicinate al mondo delle<br />

attività: troppa politica, troppe<br />

divisioni".<br />

È vero anche il contrario, però.<br />

"Sì, ma credo che l'industria sia<br />

meno colpevole, nel senso che<br />

tocca a chi ha più cultura fare lo<br />

sforzo maggiore per avvicinarsi<br />

all'altro. Invece si è creato questo<br />

stereotipo per cui l'imprenditore<br />

e l'accademico non si parlano, e<br />

stanno uno da una parte e uno<br />

dall'altra, senza contatti. Il Cuoa<br />

è sempre stato più vicino al versante<br />

universitario. Io ho invertito<br />

questa tendenza avvicinando<br />

la Fondazione alle richieste del<br />

nostro sistema produttivo. Del<br />

resto oggi l'azienda non può<br />

sopravvivere senza conoscenza,<br />

non basta più dire che siamo un<br />

popolo di fantasisti e inventori:<br />

quel tipo di imprese ha fatto il<br />

suo tempo e non ha più speranze.<br />

Non si può competere nel mondo<br />

globalizzato senza gli strumenti<br />

adatti. È come correre in bicicletta<br />

contro i treni ad alta velocità".<br />

Lei ha detto che la spesa per un<br />

master equivale a quella per<br />

un'auto nuova, ma è un regalo<br />

molto più utile da fare ad un<br />

figlio. I vicentini l'hanno capito?<br />

"Direi di sì. E come Cuoa dobbiamo<br />

arrivare a garantire un posto<br />

inchiesta<br />

adeguato a tutti i giovani che<br />

vengono da noi, si impegnano e<br />

lavorano duro. Ci siamo vicini,<br />

perché con i master degli ultimi<br />

24 mesi l'80 - 90 per cento degli<br />

studenti aveva già un contratto a<br />

tempo indeterminato <strong>alla</strong> fine del<br />

corso. E ci sono situazioni paradossali<br />

in cui si diplomano 30<br />

giovani e abbiamo 60 richieste".<br />

Avete avviato un master riservato<br />

agli imprenditori. C'è bisogno<br />

di formazione anche per la<br />

classe imprenditoriale?<br />

"Ce n'è molto nelle vecchie generazioni,<br />

meno nei giovani, che<br />

hanno più cultura, e questo è uno<br />

dei motivi che è <strong>alla</strong> base di molti<br />

conflitti legati al cambio generazionale.<br />

Del resto un imprenditore<br />

che vuole gestire un'azienda<br />

nel mondo di oggi deve capire<br />

che cosa vuol dire gestire una<br />

squadra o creare consenso, solo<br />

per fare un paio di esempi, e deve<br />

avere la capacità di mettersi in<br />

discussione. Ci sono tante virtù<br />

nell'imprenditoria vicentina, a<br />

cominciare da una grande voglia<br />

di fare e di intraprendere, ma<br />

queste devono essere strutturate<br />

e guidate".<br />

A proposito di imprese vicentine:<br />

gli ultimi dati mostrano che<br />

l'economia sta ripartendo. È<br />

davvero finita la crisi?<br />

"No. Guardiamo ai livelli di occupazione:<br />

se si considera il dato<br />

complessivo, l'occupazione è stazionaria.<br />

Ma se analizziamo nel<br />

dettaglio vediamo che c'è una<br />

crescita nei servizi e un calo nell'area<br />

prettamente industriale. Se<br />

l'occupazione meramente produttiva<br />

non cresce, non cresce<br />

nemmeno la vera ricchezza. Si<br />

alimenta il mercato interno, il<br />

suk, per così dire, ma non la creazione<br />

di ricchezza. La vera crescita<br />

è quando ci sono delle attività<br />

che si confrontano a livello globalizzato<br />

e creano occupazione di<br />

alto livello legata alle attività produttive.<br />

E questo non sta avvenendo".<br />

Cosa manca?<br />

"Manca la politica. Si parla molto<br />

e si fa troppo poco, quando bisognerebbe<br />

fare il contrario. Le<br />

ricette le conosciamo tutti, sono<br />

state fatti decine di convegni, ma<br />

bisogna avere la forza di applicarle".<br />

Lei è stato uno dei primi a sostenere<br />

che non sempre la delocalizzazione<br />

è conveniente.<br />

Perché, allora in tanti continuano<br />

ad andare all'estero?<br />

"Bisogna vedere cosa si delocalizza,<br />

ma ormai si stanno rendendo<br />

conto tutti che la delocalizzazione<br />

non può essere una scelta per<br />

tutti. Se una volta partivamo con<br />

la valigia di cartone, adesso non<br />

possiamo partire con la ventiquattrore:<br />

può funzionare per le<br />

grandi imprese strutturate, per le<br />

multinazionali, non per i piccoli<br />

imprenditori".<br />

Da presidente di una<br />

Fondazione che lavora a sostegno<br />

dell'economia, come vede la<br />

situazione di stallo della Fiera?<br />

"Ci si sta nascondendo dietro<br />

problemi marginali. Sotto c'è la<br />

politica, ci sono gli interessi, le<br />

cariche. Invece bisognerebbe<br />

chiedesi seriamente a cosa serve<br />

una fiera oggi? La fiera di<br />

Vicenza ha una funzione ancora<br />

attuale? Sono domande difficili:<br />

la fiera è nata per un'industria,<br />

quella dell'oro, che oggi non c'è<br />

più, e ha funzionato bene fin<br />

quando ha avuto una mansione<br />

chiara.<br />

Oggi la funzione primaria è sparita,<br />

e mi sembra che non riesca<br />

più ad essere efficace né come<br />

vetrina né come mercato, che<br />

sono le due cose principali a cui<br />

serve una fiera. È un centro di<br />

potere, ma non vedo una funzione<br />

economica prioritaria".<br />

Sta dicendo che dovrebbe chiudere?<br />

"Non dico questo, ma ci si deve<br />

rendere conto che tutto il sistema<br />

è cambiato. Anche in questo settore<br />

una concentrazione delle<br />

attività è inevitabile. Non è pensabile<br />

che ogni paese abbia la<br />

propria fiera: è antistorico e<br />

antieconomico".<br />

3 MARZO 2007<br />

Per il possibile successore di Calearo Assindustria deve rinnovarsi. Perchè la sfida della globalizzazione è ancora tutta da giocare<br />

Marioni lo sfidante: “C’é ancora crisi”<br />

Elio Marioni, fondatore del gruppo Askoll e presidente della Fondazione<br />

Cuoa. Potrebbe essere lui il successore di Calearo in Confindustria<br />

Fra gli aspiranti al famoso "indotto" della nuova base<br />

Usa si è formata una cordata di piccoli imprenditori edili<br />

in lizza per il re-bando che scade il 6 marzo.<br />

Chiedono a gran voce modifiche <strong>alla</strong> legge Merloni del<br />

'94, la legge quadro sui lavori pubblici approvata a<br />

ridosso dell'inchiesta Mani Pulite contro la corruzione<br />

nel business degli appalti. Subito pronti a fare lobby a<br />

Roma i parlamentari locali Pierantonio Zanettin (Forza<br />

Italia) e Paolo Franco (Lega Nord). Ma l'iniziativa è<br />

persa in partenza.<br />

La Merloni prevede che superato il valore di 6 milioni di<br />

euro, un bando di gara si estenda <strong>alla</strong> concorrenza delle<br />

imprese di tutta Europa. Il che equivale a dire "internazionali",<br />

perché le multinazionali americane hanno le<br />

loro divisioni europee e nazionali. Che sia molto difficile,<br />

per non dire impossibile, che la legge subisca cambiamenti<br />

per creare canali preferenziali ad hoc alle ditte<br />

locali, lo dicono due fatti. Primo: la politica edilizia<br />

Negli ultimi mesi Vicenza è<br />

stata considerata la città-simbolo<br />

della rivolta della base confindustriale,<br />

fatta di piccole e<br />

medie imprese, contro i vertici<br />

dell'associazione e contro il<br />

governo Prodi. C'è davvero questo<br />

malessere?<br />

"Credo di sì, ed è normale. Un<br />

governo che prevede la generazione<br />

di posti di lavoro attraverso<br />

la burocrazia, che non rappresenta<br />

in modo diretto il mondo<br />

imprenditoriale, che non ha possibilità<br />

di soddisfare le richieste<br />

dei propri elettori se non in modo<br />

assistenzialistico e quindi antieconomico,<br />

che cosa c'entra con gli<br />

imprenditori? È antitetico: può<br />

cercare il confronto, ma è come<br />

mettere assieme il diavolo e l'acquasanta".<br />

E nei confronti dei vertici di<br />

Confindustria?<br />

"Confindustria è un'associazione<br />

come tutte le altre: autoreferenziale,<br />

che vive di quote associative<br />

e di associati.<br />

Queste associazioni, concepite<br />

come sono ora, hanno fatto il loro<br />

tempo: devono aprirsi, democratizzarsi,<br />

dare spazio al confronto,<br />

non occuparsi solo delle proprie<br />

attività interne. Devono parlare<br />

di meno e fare di più, ma forse<br />

per fare questo mancano un po'<br />

di idee".<br />

Lei è candidato <strong>alla</strong> presidenza<br />

della Confindustria vicentina:<br />

sarà lei il successore di Calearo?<br />

"Non so. Per quanto mi riguarda,<br />

si decide lunedì.<br />

Diciamo che la mia candidatura<br />

finora non ha avuto vita facile.<br />

Mi auguro che i membri della<br />

giunta che sono chiamati a pronunciarsi<br />

sulla mia persona siano<br />

sereni e tranquilli nel giudizio".<br />

Quegli imprenditori piccoli piccoli<br />

seguita fin qui dal ministro delle Infrastrutture Antonio<br />

Di Pietro non vede fra i suoi obbiettivi alcuna riforma<br />

della normativa sui lavori pubblici. Tanto meno sulla<br />

Merloni, frutto proprio di quella lotta agli inciuci sottobanco<br />

di cui lui è stato un campione quando portava la<br />

toga. Secondo: un bando europeo come quello del Dal<br />

Molin segue le regole europee, e per cambiare queste<br />

bisogna fare lobby non a Roma, ma a Bruxelles. Ma a<br />

trovare ascolto negli uffici dell'euroburocrazia sono solitamente<br />

proprio le grandi imprese di costruzioni della<br />

stazza di Impregilo, delle governative Coop rosse o dei<br />

colossi stranieri favoriti per l'affare Ederle 2. La disperata<br />

richiesta d'aiuto dei piccoli impresari vicentini fa<br />

sembrare probabile l'azzeramento della quinta e più<br />

importante delle cinque condizioni con cui il Comune ha<br />

detto sì <strong>alla</strong> base: l'utilizzo di "risorse locali".<br />

A.M.

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