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4 IN PRIMO PIANO SETTEMBRE 2011<br />

di aldo bassoni e dario guidi<br />

Che autunno sarà? Quanto<br />

peserà sulle famiglie la manovra<br />

economica del governo?<br />

E, soprattutto, basterà<br />

tutto ciò a metterci davvero al<br />

riparo da altri colpi della speculazione<br />

finanziaria o da ulteriori richieste di<br />

tagli da parte dei partner europei e<br />

della Bce? Le inquietanti domande<br />

che si accavallano nella mente di famiglie<br />

e imprese del nostro paese, che<br />

provano diligentemente a rimettersi<br />

all’opera in questo mese di settembre,<br />

non sono certo molto dissimili<br />

dall’elenco appena citato. Del resto, le<br />

drammatiche vicende susseguitesi tra<br />

luglio e agosto, con una manovra economica<br />

varata e affondata nel giro di<br />

pochi giorni, con un goveno commissariato<br />

dall’Europa che ci ha imposto<br />

ulteriori e più pesanti provvedimenti,<br />

non sono facili da dimenticare. La fragilità<br />

della nave Italia, sballottata tra<br />

le alte onde della crisi, e, soprattutto,<br />

l’inadeguatezza di chi al timone della<br />

nave dovrebbe stare, sono apparse in<br />

maniera macroscopica.<br />

La drammatica sequenza delle settimane d’agosto lascia<br />

in eredità il peso di una discussa e contestata manovra<br />

economica aggiuntiva da 45 miliardi di euro (ora al vaglio<br />

del parlamento). E che comunque non elimina timori e<br />

incertezze sul futuro economico del nostro paese, soprattutto<br />

perché mancano misure di sostegno allo sviluppo<br />

Un’estate di tagli<br />

ChE NON CANCELLA LE PAURE<br />

Così, in poche ore a cavallo di Ferragosto<br />

è nata la manovra bis del Governo,<br />

un pacchetto da 45 miliardi, modificato<br />

a fine agosto dallo stesso governo<br />

(dopo lunmghe liti nella maggioranza)<br />

e ora al vaglio del parlamento, ma<br />

sul quale critiche e distinguo piovono<br />

in maniera incessante.<br />

Al momento in cui scriviamo è davvero<br />

difficile dire quale sarà la versione<br />

finale del documento. Certo è però<br />

che il punto di fondo su cui tanti commenti<br />

di economisti, imprese e sindacati<br />

concordano (vedi il commento<br />

qui a lato del presidente di Legacoop,<br />

Giuliano Poletti) è che, al di là delle<br />

valutazioni sui singoli provvedimenti,<br />

quel che manca drammaticamente alla<br />

manovra sono misure in grado di<br />

rilanciare l’economia e la produzione,<br />

perché solo se l’economia riparte si<br />

potranno trovare risorse in più che<br />

consentano di fronteggiare le conseguenze<br />

della crisi.<br />

Sino ad ora la certezza sono i tagli che<br />

colpiranno enti locali, statali, pensionati,<br />

lavoratori dipendenti e ceto me-<br />

dio. Lasciando bellamente fuori patrimoni<br />

e grandi rendite, per non parlare<br />

del grande buco nero dell’evasione fiscale.<br />

«È lo specchio di un’Italia forte con i<br />

deboli e debole con i forti», dice Rosario<br />

Trefiletti, presidente di Federconsumatori.<br />

E qui sta forse la differenza<br />

fra una classe politica mediocre<br />

e una classe politica lungimirante.<br />

«Questo paese ha bisogno di una cura<br />

che lo porti a crescere rimuovendo<br />

gli ostacoli che lo paralizzano. A cominciare<br />

dalle rendite di ogni genere,<br />

compreso il protetto dall’ordine, l’ereditarietà<br />

delle professioni, la scarsa<br />

liberalizzazione – osserva Giacomo<br />

Vaciago, docente di economia alla<br />

Cattolica di Milano –. La cosa difficile<br />

per la quale occorre coraggio e lungimiranza<br />

è che bisogna preoccuparsi<br />

di come vogliamo cambiare. La cosa<br />

migliore sarebbe tornare allo spirito<br />

dell’Italia postbellica, quando i politici<br />

si occupavano del futuro sapendo<br />

che il nostro domani non lo decide<br />

tutto la Cina. Quel che sarà dell’Italia<br />

continua a pagina 6 >

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