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Rapporto Ambientale - Parte 1

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ampiamente positivi alcune tra le maggiori criticità del territorio lombardo - ha costituito il vero<br />

paradigma al quale si è richiamato il legislatore regionale. Nella scelta di questo modello hanno avuto<br />

un peso decisivo i risultati analitici raggiunti quasi ovunque attraverso i documenti che hanno<br />

preceduto le maggiori iniziative di recupero: un caso per tutti, il già ricordato 5 documento Ricostruire la<br />

Grande Milano 6 . Un tale grado di consapevolezza circa le complessità territoriali era tradizionalmente<br />

assai difficile da riscontrare nell'attività preparatoria all'adozione dei piani regolatori e delle loro<br />

varianti: le scelte contenute negli atti di pianificazione sono state sovente considerate auto-evidenti ed<br />

è quasi sempre mancata (o comunque è rimasta inespressa) una approfondita analisi dei processi in<br />

atto. In chiave metodologica, l'elemento nuovo introdotto dall'articolo in commento è dunque costituito<br />

dal vincolo che impone ad ogni comune lombardo di riflettere sul proprio territorio in termini<br />

propriamente strategici, preliminarmente rispetto ad ogni scelta puntuale di pianificazione. La<br />

stringenza di questo vincolo si ricollega direttamente alla necessità di dare evidenza (giving of the<br />

reasons) a tali risultati entro un apposito documento: il vincolo di esplicitazione di tali proposizioni in un<br />

apposito documento dovrebbe quindi riuscire ad incidere profondamente sulle modalità concrete<br />

attraverso cui la decisione pianificatoria matura entro il dibattito pubblico.<br />

Il passaggio dal piano regolatore al piano di governo del territorio - o, se si preferisce, dall'urbanistica<br />

al governo del territorio - impone dunque alle amministrazioni di esprimere in termini compiuti una<br />

progettualità complessiva per la città: una progettualità interdisciplinare, che travalica nettamente i<br />

confini dell'urbanistica in senso stretto. Viene inoltre finalmente introdotto nella disciplina pianificatoria<br />

un confronto con la dimensione temporale dei processi e con le rigidità finanziarie ed attuative.<br />

Si passa da un disegno ottativo del territorio ad una prefigurazione strategica del possibile futuro<br />

prossimo della città in ogni suo profilo autenticamente rilevante. Una prospettiva strategica che -<br />

facendo seguito ad un dibattito partecipato - aspira a delineare uno scenario effettivamente<br />

percorribile e reso manifesto a priori a beneficio di tutti gli attori, pubblici e privati.<br />

Il documento di piano, come si è già accennato, non corrisponde al modello del piano strutturale che -<br />

a partire delle proposte dell'INU e dalla 'Bozza Stella Richter' 7 - si è diffuso in altre regioni ed è stato<br />

ripreso anche nella proposta di legge urbanistica di principi che è stata a lungo in discussione in<br />

Parlamento durante la passata legislatura. Un modello che, peraltro, anche in assenza di precisi<br />

riferimenti normativi era già stato abbracciato anche in qualche importante comune lombardo: si veda,<br />

ad esempio, il P.R.G. della Città di Mantova, oggetto di una innovativa variante nel 2004.<br />

5 Si rinvia al primo capitolo.<br />

6 Un documento che ha offerto l'occasione per una approfondita disamina delle difficoltà incontrate da una metropoli dilatata in cerca di<br />

una rinnovata identità territoriale, seguita da una lucida messa a fuoco delle strategie di intervento.<br />

7 Supra.

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