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<strong>Stato</strong>, <strong>Chiese</strong> e <strong>pluralismo</strong> confessionale<br />

Rivista telematica (www.statoechiese.it), n. 13/2013<br />

8 apr<strong>il</strong>e 2013 ISSN 1971- 8543<br />

che aveva garantito priv<strong>il</strong>egi alla Chiesa per evitarne l’ost<strong>il</strong>ità,<br />

favorendone peraltro l’apatia, non esiste alcuna rielaborazione teologica<br />

del pensiero e l’ignoranza (fatta eccezione per alcuni brani letti nelle<br />

grandi feste) non solo dell’Antico Testamento, non ancora tradotto in<br />

russo, ma degli stessi principi bas<strong>il</strong>ari della fede, era alquanto diffusa a<br />

ogni livello, anche perché la Russia, a causa dei mongoli, era rimasta del<br />

tutto isolata dall’Europa e dall’evoluzione del suo pensiero.<br />

All’esterno dei monasteri si conduce una vita caratterizzata da una<br />

certa condiscendenza nei confronti del male, senza un’elaborazione<br />

adeguata nel campo della teologia morale: la Chiesa russa non ha mai fatto<br />

distinzione tra peccati mortali e veniali e non si prende cura<br />

dell’insegnamento della morale, limitandosi a fare ripetere infinite volte<br />

nelle formule liturgiche la litania gospodi pom<strong>il</strong>uj, “Signore abbi pietà!”<br />

affidando i fedeli alla divina misericordia. La coscienza del peccato, basata<br />

sulla convinzione che l’uomo con le sue forze non è in grado di giungere<br />

alla salvezza, diventa per così dire molto elastica: si può affermare che<br />

nella mentalità popolare si ha la percezione di essere perdonati da Dio<br />

ancora prima di avere peccato, giacché l’appartenenza alla Chiesa è di per<br />

sé garanzia di salvezza. L’essenziale è l’um<strong>il</strong>tà di cuore, ossia l’avere piena<br />

coscienza che l’uomo è per sua natura peccatore e l’affidarsi totalmente<br />

alla misericordia divina. Questa assenza di educazione morale, secondo<br />

Julija Danzas,<br />

“fu una delle cause profonde della tolleranza riguardo al peccato, che<br />

è uno dei tratti caratteristici della mentalità russa, per la quale chi non<br />

è monaco asceta è un indegno peccatore. Grande è perciò la<br />

tentazione di cedere al peccato, dal momento che si sa che l’ordinarie<br />

virtù cristiane non possono condurre alla salvezza” 44.<br />

Lo stesso monachesimo che aveva conosciuto una fase rigogliosa di<br />

sv<strong>il</strong>uppo al tempo di san Sergij di Radonež (1314-1392) era talmente<br />

decaduto da essere spesso irriconoscib<strong>il</strong>e, così che, sulla scia di quanto<br />

lamentato da Iosif e N<strong>il</strong>, anche <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io dei Cento Capitoli del<br />

44 Cfr. Ju.N. DANZAS, La coscienza religiosa russa, cit., p. 12. La spiritualità russa ha<br />

sempre sottolineato l’importanza dell’esempio dato dalla vita dei santi padri, così che la<br />

letteratura religiosa russa è in primo luogo rappresentata dalla loro vita, piuttosto che<br />

dagli scritti dei santi, come ad esempio le Grandi letture del mese (Velikija četi minej) redatte<br />

dal pio e colto metropolita di Mosca Makarij (1542-1563) che rimangono fino al XIX secolo<br />

la lettura religiosa preferita.<br />

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