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democratico in questi processi migratori, non c’è libera scelta.<br />
Allora chi sceglie per chi? Attraverso quali meccanismi? Ognuno di noi sceglie nei propri semplici gesti<br />
quotidiani attraverso il perverso meccanismo della globalizzazione. Siamo la famosa farfalla che sbattendo le<br />
ali in Brasile provoca il maremoto dall’altra parte del pianeta.<br />
Se raggiungessimo la consapevolezza di questa nostra responsabilità, probabilmente avremmo una visione<br />
della persona che raggiunge il nostro Paese molto diversa e, invece di spendere energie a stare sulla<br />
difensiva, potremmo incanalarle per conoscere e valorizzare le diversità che ci possono arricchire.<br />
Quando ho deciso di partecipare a questi laboratori esperienziali ho continuato un percorso che aveva preso<br />
avvio da un mio viaggio in Africa alcuni anni fa in cui avevo raggiunto la consapevolezza che qualcosa nel<br />
meccanismo mondiale non funzionava e che io ero un ingranaggio di quel meccanismo.<br />
Da questa presa di coscienza il passo successivo è stato naturale e la curiosità mi ha spinto a partecipare ai<br />
gruppi di lavoro in cui potevo conoscere e farmi conoscere, ascoltare ed essere ascoltata, vedere come lo<br />
stesso argomento veniva affrontato da altri nativi e dai migranti cercando un eventuale denominatore<br />
comune, un punto di convergenza e rispettando le divergenze qualora non fosse possibile trovarlo in beffa<br />
all’omologazione che imperversa nel quotidiano.<br />
La divergenza espressa senza prevaricazione è contemporaneamente stimolo di riflessione e rafforzamento<br />
delle proprie idee. In ciascuno dei due casi si conferma come la diversità sia arricchimento perché è più ricco<br />
chi stimola la riflessione e la capacità critica, e lo è anche chi si sente rafforzato nelle proprie convinzioni.<br />
Per esemplificare il concetto di multicultura come l’ho vissuto attraverso il laboratorio esperienziale, mi viene<br />
immediato utilizzare il riferimento di un negativo fotografico: senza il nero (pellicola) e il bianco<br />
(impressione) non è possibile vedere l’immagine che nasce solo da questa fusione. Il “noi” è la lastra<br />
sovraesposta, il “loro” è quella sottoesposta, la “multicultura” è la fotografia del nostro mondo.<br />
6 novembre 2007: siamo giunti al primo incontro del gruppo<br />
multiculturale “Salute & Informazione” inserito nel progetto<br />
“L'arte della comunicazione: insegnando si impara, imparando<br />
si insegna” sostenuto da Volabo ed in rete con altre<br />
Organizzazioni di Volontariato da tempo impegnate nel<br />
tentativo di migliorare il contesto sociale nel quale stiamo<br />
vivendo cercando di aprire, attraverso le più disparate<br />
metodiche, un varco che possa diradare “le nebbie” del<br />
decandentismo imperante la globalizzazione in corso.<br />
Cinzia Ferrari<br />
I conduttori sono: Moustapha N'Dao, già responsabile del<br />
gruppo multiculturale di MedicoN.A.<strong>Di</strong>.R., quale tutor; Luisa Barbieri, fondatrice e presidente di<br />
MedicoN.A.<strong>Di</strong>.R., nel ruolo di co-conduttore, medico impegnato da anni nella metodica della Clinical<br />
Empowerment Therapy; Carlo Trecarichi Scavuzzo, psicologo e psicoterapeuta di MedicoN.A.<strong>Di</strong>.R., nel<br />
ruolo di co-conduttore.<br />
Visto che la sede di MedicoN.A.<strong>Di</strong>.R. ha chiuso i battenti a<br />
causa di problematiche, definiamole così, economiche, in<br />
ogni modo potremo svolgere il gruppo programmato nel<br />
corso del 2007, quando ancora la sede era attiva, a Zola<br />
Predosa gentilmente ospitati dal Comune stesso all'interno<br />
del Centro Torrazza. In particolar modo condividendo una<br />
stanza con l'Assoc. Tuttinsieme, associazione con la quale si<br />
collabora da anni, visti gli obiettivi che la caratterizzano,<br />
obiettivi legati all'inserimento nel sociale di persone con<br />
difficoltà inquadrabile nell'ambito dell'handicap psico-fisico.<br />
Come per ogni apertura di gruppo, sia esso terapeutico in<br />
senso stretto, sia di altra natura, risulta in<strong>dispensa</strong>bile proporre un obiettivo quale punto di arrivo e, nel<br />
caso specifico, si spera, di partenza per nuovi e più incisivi lidi, accompagnato da regole che potranno<br />
aiutare i partecipanti ed i conduttori a mantenere integro l'obiettivo stesso pur assecondando le fisiologiche<br />
variazioni di percorso.<br />
L'idea di creare un gruppo, definiamolo sommariamente, di integrazione multiculturale, altamente<br />
disomogeneo nasce dall'esperienza clinica accumulata in riferimento alla sperimentazione messa in atto nel