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attualità - Edagricole

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n. 3/2010 [ ATTUALITÀ ] TerraeVita 17<br />

sua non congruità è oggi fuori<br />

discussione, tanto è vero che la<br />

Corte europea dei diritti umani<br />

ha ripetutamente condannato lo<br />

Stato italiano, ingiungendogli<br />

di abbandonare al più presto tale<br />

procedimento espropriativo,<br />

basato su un valore tabellare che<br />

non ha alcun riferimento economico<br />

con il vero mercato fondiario:<br />

il suo valore unitario, infatti,<br />

è spesso inferiore alla metà del<br />

valore di mercato di zona.<br />

Da quarant’anni a questa<br />

parte però i proprietari fondiari<br />

continuano ad essere sistematicamente<br />

“gabbati” con espropri<br />

che fanno riferimento a questo<br />

valore fondiario “virtuale” che<br />

non ha un fondamento estimativo,<br />

ma che anzi rappresenta un<br />

imbarbarimento dell’estimo ed<br />

ha sempre permesso di espropriare<br />

di più e pagare di meno,<br />

con una parvenza d’equità.<br />

Questo Vam, unica anomalia a<br />

livello europeo in tema d’espropri,<br />

con ogni probabilità permetterà<br />

ancora di espropriare i<br />

terreni di maggior valore, limitrofi<br />

ai centri urbani e contraddistinti<br />

da straordinarie suscettività<br />

extragricole, corrispondendo<br />

indennizzi incongrui e<br />

pari a quelli riconosciuti ai peggiori<br />

terreni dispersi negli angoli<br />

più remoti di ogni provincia.<br />

Il protocollo Bre.Be.Mi prevede<br />

quindi queste modalità<br />

espropriative, ma prevede anche<br />

per i proprietari che, nonostante<br />

tutto, accetteranno di essere<br />

espropriati in base al Vam,<br />

un’ulteriore indennità per lo<br />

scorporo fondiario subìto.<br />

[ SCORPOROFONDIARIO<br />

Questa ulteriore indennità che<br />

farà sempre riferimento al Vam,<br />

non verrà determinata con stima<br />

differenziale, confrontando<br />

cioè il valore fondiario ante<br />

esproprio, nella sua primitiva<br />

integrità e il valore fondiario<br />

post esproprio, bensì considerando<br />

artatamente solo una pic­<br />

cola porzione fondiaria della<br />

proprietà oggetto d’esproprio.<br />

Come dire, con lo scorporo<br />

fondiario ti danneggio gravemente<br />

e irreparabilmente tutta<br />

la proprietà, ma ti riconosco uno<br />

pseudo indennizzo solo su due<br />

fasce di 60 metri di larghezza, ai<br />

lati dell’infrastruttura autostradale.<br />

Tutto questo non in automatico,<br />

ma con tanti se...e tanti ma, che<br />

in questa sede non è il caso di<br />

commentare.<br />

[ CRITERIOINIQUO<br />

È evidente che questa indennità<br />

non indennizza nulla e nessuno,<br />

nel senso etimologico del termine,<br />

e soprattutto non ha niente a<br />

che vedere con il reale danno da<br />

scorporo fondiario subito dalla<br />

proprietà. Si tratta solamente di<br />

un incentivo, d’entità sempre<br />

simbolica, offerto per continuare<br />

ad espropriare in base al Vam.<br />

L’adesione a questo nuovo<br />

protocollo d’intesa sul piano<br />

economico non è certo un buon<br />

affare per i proprietari soggetti a<br />

procedure espropriative, anche<br />

se ha riscosso il consenso di tutte<br />

le loro organizzazioni professionali<br />

agricole, perché si perpetuerebbe<br />

un iniquo criterio d’indennizzo<br />

già severamente<br />

censurato, a più riprese, dalla<br />

Corte europea dei diritti umani.<br />

È invece un ottimo affare per<br />

la Società Bre.Be.Mi che corrispondendo<br />

un simbolico incentivo<br />

(la cosiddetta indennità di<br />

scorporo fondiario) annullerebbe<br />

le conflittualità d’esproprio e<br />

le pesanti incognite economiche<br />

connesse, risparmiando tanto,<br />

tanto denaro, e si garantirebbe,<br />

inoltre, il diritto di continuare<br />

ad espropriare in base ad un valore<br />

virtuale (Vam) che da quarant’anni<br />

impoverisce i proprietari<br />

espropriati.<br />

Insomma, quando la coperta<br />

è troppo stretta qualcuno deve<br />

rimanere al freddo, ecco perché<br />

nascono i protocolli d’intesa. n<br />

[ OSSERVATORIO IN CAMPO ] Problema incolti<br />

Meno semine. Tuttavia<br />

il crollo non c’è stato<br />

[ DIOTTAVIOREPETTI ]<br />

Nell’estate 2009 l’allarme<br />

è risuonato in tutta<br />

la Pianura Padana:<br />

per il 2010 si rischia l’incolto<br />

di massa. Il motivo? Economico:<br />

sempre più imprenditori<br />

prevedevano di non seminare<br />

niente sui terreni, non<br />

trovando nulla che valesse la<br />

pena di essere coltivato.<br />

In Lombardia, c’era particolare<br />

preoccupazione per la<br />

cinta milanese. Qui infatti<br />

molti terreni sono in mano a<br />

proprietari che non sono di<br />

origine agricola: avvocati, industriali,<br />

commercianti... imprenditori<br />

che hanno acquistato<br />

intere tenute come investimento,<br />

negli anni scorsi.<br />

A differenza dell’agricoltore,<br />

che finisce col seminare<br />

spinto da una specie di “senso<br />

del dovere”, chi ha acquistato<br />

terreni per investimento,<br />

se le previsioni sono di<br />

guadagno zero, lascia il terreno<br />

incolto senza nessun problema.<br />

Insomma si temeva il peggio,<br />

sia dal punto di vista della<br />

produzione agricola sia per<br />

i bilanci dei contoterzisti. Che<br />

sono, ovviamente, molto<br />

spesso chiamati a gestire le<br />

aziende agricole di chi nella<br />

vita fa altro.<br />

Alla fine, tuttavia, sembra<br />

che l’incolto reale sia meno del<br />

previsto. Indicativamente, si<br />

può stimare un calo delle semine<br />

inferiore al 5% rispetto al<br />

2009. Almeno questo ci dicono<br />

i contoterzisti lodigiani e mila­<br />

In Lombardia si<br />

temeva il peggio,<br />

ma alla fine il calo<br />

sembra essere<br />

inferiore al 5%<br />

nesi che abbiamo interpellato.<br />

Per esempio, Giuliano Oldani.<br />

«È vero, questa cosa si era<br />

sentita dire da più parti nella<br />

primavera del 2009, di fronte<br />

ai costi di produzione alle stelle<br />

e con previsioni catastrofiche<br />

sui prezzi dei cereali. Alla<br />

fine, però, la maggior parte ha<br />

deciso di provarci anche quest’anno.<br />

È una cosa più forte di<br />

loro, per gli agricoltori. Anche<br />

perché – continua Oldani – in<br />

pochi fanno conti precisi su costi<br />

e ricavi. Se li facessero, si<br />

renderebbero conto che per il<br />

mais il punto di pareggio si ha<br />

soltanto con un prezzo di 160<br />

euro a tonnellata: sotto questo<br />

limite ci si perde. Lo dicono i<br />

numeri».<br />

Anche Antonio Vitali è un<br />

contoterzista che segue diverse<br />

aziende per tutte le lavorazioni.<br />

E conferma che le<br />

previsioni “catastrofiste” non<br />

si sono realizzate.<br />

«In molti avevano detto<br />

che non avrebbero più seminato.<br />

Poi ci hanno ripensato e<br />

credo che, a conti fatti, gli incolti<br />

saranno al massimo il 3­<br />

4% in più dello scorso anno.<br />

Oggettivamente un po’ di aumento<br />

ci sarà, ma non la ritengo<br />

una cosa così preoccupante».<br />

n

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