Annalisa Favetti - Immediately
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12 pontemilvio<br />
È stata decisiva e fondamentale per<br />
tutto, anche per la mia crescita personale.<br />
Trovo che la radio sia un mezzo<br />
bellissimo, mi arrabbio quando<br />
qualcuno dice che è una scuola per<br />
arrivare in televisione! La radio ha<br />
un’importanza pari alla televisione,<br />
è un mezzo completamente diverso,<br />
e forse anche più bello della televisione.<br />
Gli anni della radio sono stati<br />
indimenticabili! Ho avuto la fortuna<br />
anche lì di incontrare le persone giuste,<br />
come ad esempio Livio Zanetti,<br />
grande ex direttore dell'Espresso e<br />
straordinario giornalista. Non conosceva<br />
la radio e con umiltà si mise a<br />
impararla, ma insegnava giornalismo<br />
in ogni momento. Pochi mesi il<br />
mio arrivo, mi lanciò come inviato<br />
mandandomi in Calabria. Partii da<br />
giovane e sprovveduto cronista per<br />
Taurianova. Ricordo che mi aggiravo<br />
da solo con il registratore. Me la cavai.<br />
Fu una bella scuola di vita, mi<br />
buttò in mezzo al mare e non affogai.<br />
Incontrai anche uno strepitoso<br />
Caporedattore della cronaca, Duccio<br />
Guida, che m’insegnò tanto. La radio<br />
è stata per me più che una scuola …<br />
inoltre ho incontrato lì anche mia<br />
moglie, quindi è stata decisiva anche<br />
per la mia vita privata.<br />
Come inviato speciale per il GR1 ha<br />
seguito i casi italiani di cronaca più<br />
clamorosi. Qual è stato quello che<br />
l'ha più colpito?<br />
La strage Borsellino. Ero stato in Sicilia<br />
molte volte quell'anno, il terribile<br />
'92, per la morte di Salvo Lima e<br />
per la strage di Capaci. Ritornai giù<br />
dopo la morte del giudice Paolo Borsellino<br />
e degli agenti di scorta. Ero di<br />
turno al giornale radio quando uscì<br />
la notizia e fui il primo a darla correndo<br />
in studio a Roma con la voce<br />
rotta dall'emozione. Ancora adesso<br />
quella registrazione viene spesso usata,<br />
perché era stato il primo annuncio<br />
della strage. Condussi quel GR<br />
delle 19 e partii la sera stessa. Lavorai<br />
tutta la notte; ho un ricordo molto<br />
forte di quei giorni. A Palermo c’era<br />
un caldo torrido, la città era in ginocchio.<br />
Si percepiva tra i colleghi dei<br />
poliziotti uccisi e tra i magistrati una<br />
forte rabbia. Emblema di quei giorni<br />
fu la famosa frase del giudice Antonino<br />
Caponnetto “È finito tutto!”.<br />
Fu una settimana di passione, di<br />
grande dolore ma anche di grande<br />
amore. Proprio in quei giorni mentre<br />
la speranza stava morendo iniziò<br />
la Palermo delle lenzuola bianche,<br />
quella Palermo che non voleva cedere<br />
di fronte alle stragi mafiose. È<br />
stata per me la trasferta più emozionante,<br />
più intensa.<br />
Enigma, programma sui tanti misteri<br />
mai risolti della storia, è un'idea<br />
insolita per intrattenere il telespettatore<br />
divulgando e facendo cultura.<br />
Cosa ne pensa?<br />
È stato un progetto che è nato da un<br />
gruppo di lavoro brillante: Pasquale<br />
D'Alessandro, uno dei più bravi uomini<br />
di televisione che io abbia conosciuto,<br />
che all'epoca era vicedirettore<br />
di Rai Tre, io, due grandi autori<br />
come Stefano Rizzelli e Francesco Cirafici<br />
e addirittura la collaborazione<br />
di Corrado Augias. Un'esperienza<br />
molto bella. Quando il mio direttore<br />
Paolo Ruffini passò dal GR a Rai<br />
Tre, mi chiese se avevo dei progetti,<br />
ed io gli proposi questa ideuccia di<br />
parlare dei gialli della storia. Tirai<br />
fuori questo nome, Enigma, che si rifaceva<br />
alla macchina tedesca usata