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e il rischio di abbuffarsi: per questo<br />
è buona norma suddividere l’assunzione<br />
della quota giornaliera di calo-<br />
rie in 4, anche 5 tra spuntini e pasti.<br />
E poi – come si diceva – è fondamentale<br />
muoversi di più. “Un buon segnale<br />
del fatto che stiamo bruciando<br />
calorie è il sudore – spiega D’Amicis<br />
-. Il muscolo è come un motore, che<br />
disperde in calore circa il 75% dell’energia<br />
che consuma. Un muscolo<br />
che lavora abbastanza a lungo si<br />
surriscalda e dunque la superficie<br />
della pella suda. Dunque, se sudiamo,<br />
significa che stiamo bruciando<br />
più calorie del solito”.<br />
Muoversi è salute, quindi, anche se<br />
sembra che la maggior parte degli<br />
italiani lo ignori. Secondo l’Oms, infatti,<br />
anche se i praticanti continuativi,<br />
in Italia, sono in aumento (11,8<br />
milioni, + 3,8%), cresce anche la categoria<br />
di cittadini che non fanno<br />
nulla o praticano l’attività fisica<br />
molto saltuariamente (23 milioni, +<br />
4,8%). Se si pensa poi che fare attività<br />
fisica, oltre a essere una tra le migliori<br />
medicine per vivere a lungo e<br />
in salute, aumenta l’occasione – ma<br />
anche la propensione dei singoli individui<br />
– a fare periodicamente controlli<br />
medici, ecco che si può comprendere<br />
perché l’Oms consideri<br />
l’essere sedentari una vera e propria<br />
malattia sociale. Una malattia che si<br />
concentra, ovviamente, nel ristretto<br />
club dei paesi industrializzati, anche<br />
se non necessariamente l’essere sovrappeso<br />
è una malattia “da ricchi”,<br />
anzi: chi ha denaro e cultura sa meglio<br />
interpretare i propri bisogni nutrizionali.<br />
Proprio per aumentare il<br />
livello di consapevolezza di tutti riguardo<br />
ai rischi che si corrono vivendo<br />
sovrappeso, l’Associazione di<br />
dietetica e nutrizione clinica (Adi)<br />
ha lanciato, per il 10 ottobre, la giornata<br />
della prevenzione dell’obesità<br />
(per informazione si può consultare<br />
il sito www.obesityday.org).<br />
Alimentarsi correttamente, poi, farebbe<br />
bene non solo a noi, ma anche<br />
al resto del mondo. Per il momento,<br />
purtroppo, lo squilibrio nella disponibilità<br />
di risorse e nella loro distribuzione<br />
sta peggiorando: il 20%<br />
della popolazione mondiale consuma<br />
l’86% dei beni prodotti, e il quinto<br />
più ricco della popolazione mette<br />
in tavola il 45% della carne e del pesce<br />
disponibile. E nel 2006 il numero<br />
degli obesi ha superato quello dei<br />
sottonutriti. n n n<br />
consumatori<br />
ottobre 2006 35<br />
alfabeto alimentare<br />
di Eugenio Del Toma<br />
presidente onorario dell’Associazione<br />
italiana di dietetica e nutrizione clinica<br />
LA DIETA? NON BASTA<br />
Meglio la “strategia globale” antigrasso<br />
Il mangiar sano e l’obesità sono argomenti di grande interesse per<br />
l’opinione pubblica, al punto che ogni notizia trasmessa dalle Agenzie<br />
di stampa viene ripresa dai quotidiani e dalle televisioni con avidità,<br />
anche quando si tratta di dettagli o di iniziative stravaganti di<br />
scarso o nullo significato scientifico.<br />
Un giorno si parla di imporre una tassa aggiuntiva sugli alimenti più<br />
ricchi di calorie (già accade per i superalcolici) oppure s’immagina,<br />
in un Paese di libere tradizioni come l’Inghilterra, di costringere per<br />
legge i ristoratori a riportare sul menù, accanto al prezzo dei singoli<br />
piatti, anche il contenuto calorico.<br />
I mass media prospettano rimedi di tutti i tipi, talora stravaganti, pur<br />
se c’è una base logica nel chiedere che a fianco del prezzo di un<br />
piatto, guarnito, cucinato e porzionato dal singolo ristorante, figuri<br />
anche il presumibile valore calorico del prodotto finito (un contorno<br />
di melanzane ha ben poco a che fare con le calorie di una parmigiana<br />
di melanzane, né una trota al cartoccio avrà le calorie di una trota<br />
alla mugnaia!).<br />
Qui a lato si può leggere l’intervista che “<strong>Consumatori</strong>” ha fatto ad<br />
un valente epidemiologo dell’Istituto della Nutrizione dove risalta<br />
chiaramente il danno medico-sociale provocato dall’obesità, cioè<br />
dallo scompenso che si è andato accentuando nel bilancio fra le<br />
entrate energetiche (il nostro cibo) e le uscite energetiche paurosamente<br />
diminuite con la sedentarietà che ormai domina lo stile di vita<br />
in ogni fascia di età.<br />
Comunque, resta il fatto che gli obesi rischiano non soltanto una<br />
serie di complicanze invalidanti ma anche l’emarginazione dalla società<br />
civile come già è accaduto ai fumatori. Insomma, è tempo di<br />
guerra all’obesità, come ha programmato l’Organizzazione Mondiale<br />
della Sanità con la sua recente “Strategia globale su dieta, attività<br />
fisica e salute”. Però bisogna spiegare chiaramente che la dieta senza<br />
il recupero quotidiano di almeno mezz’ora di cammino (a passo<br />
svelto!) o di qualsiasi altra attività fisica (dal giardinaggio agli sport<br />
prevalentemente aerobici) non basta a risolvere il problema che per<br />
la maggior parte dei cittadini non consiste nel mangiar troppo ma<br />
anche o soprattutto nel muoversi poco o nulla.<br />
Bisogna diffidare di quanti propongono diete più o meno stravaganti:<br />
nessuna dieta da sola può risolvere il problema dell’obesità senza<br />
un contemporaneo miglioramento dello stile di vita e senza la rinuncia<br />
alla sedentarietà (non importa se dovuta ai banchi di scuola, a<br />
Internet e playstation o alla banale ma vera difficoltà di trovare il<br />
tempo e i luoghi adatti per passeggiare!).<br />
Dall’obesità non si esce per merito di una dieta, più o meno ben<br />
costruita, ma soltanto quando scattano dei seri propositi di cambiare<br />
“stile di vita” e si trova la perseveranza necessaria per raggiungere<br />
qualsiasi traguardo.<br />
Per dimagrire, e soprattutto per mantenere nel tempo il successo raggiunto,<br />
non basta scegliere alimenti light e piatti sconditi se poi non si<br />
trova il tempo e il modo di incrementare l’attività fisica, né si ha ben<br />
chiaro il rischio insito nel perpetuarsi degli errori comportamentali.