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PDF (Chiara Tedeschi_Thomas Stanley, editore di Eschilo)

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Introduzione<br />

Pauw, utilizzata anche per la consultazione delle observationes e delle variae lectiones<br />

degli e<strong>di</strong>tori precedenti, qui riportate.<br />

Mentre un simile riconoscimento continuava ad essere tributato a <strong>Stanley</strong> dagli eru<strong>di</strong>ti<br />

<strong>di</strong> fine Settecento, le note che egli aveva redatto preparando una seconda e<strong>di</strong>zione<br />

giacevano ancora ine<strong>di</strong>te nella Cambridge University Library.<br />

All’inizio dell’Ottocento, apparve allora naturale ai Syn<strong>di</strong>cs della Cambridge University<br />

Press commissionare una nuova e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>Stanley</strong> completa dei suoi appunti<br />

posteriori, cosa che però incontrò l’opposizione <strong>di</strong> Porson e Blomfield, che<br />

promuovevano invece un nuovo modo <strong>di</strong> concepire l’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un testo antico, e<br />

intendevano emanciparsi dall’autorità <strong>di</strong> un uomo che, per quanto eru<strong>di</strong>to, era morto<br />

ormai centocinquant’anni prima, lasciando <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé un’e<strong>di</strong>zione che cominciava ad<br />

essere datata, e degli appunti caotici e spesso ormai obsoleti.<br />

Nonostante l’opposizione <strong>di</strong> Porson e Blomfield, la nuova e<strong>di</strong>zione del cosiddetto<br />

‘<strong>Stanley</strong> auctus’ fu redatta dal giovane Samuel Butler per il 1816.<br />

Intanto traduzione e commento del 1663 continuavano ad essere riproposti. L’opera<br />

ebbe una ristampa completa curata dall’<strong>e<strong>di</strong>tore</strong> Foulis <strong>di</strong> Glasgow nel 1746; a questa<br />

vanno aggiunte l’e<strong>di</strong>zione del Prometeo curata da T. Morell (London, 1767; rist. 1773 e<br />

1798) che presenta ancora la traduzione stanleiana e parte del suo commentario; e le<br />

Coefore, sempre stampate da Foulis, con testo e traduzione stanleiani, del 1777. Si<br />

aggiungano quin<strong>di</strong> le e<strong>di</strong>zioni porsoniane e<strong>di</strong>te da Foulis, che riportano la traduzione <strong>di</strong><br />

<strong>Stanley</strong> 3 . Oltre all’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Butler pubblicata tra il 1809 ed il 1816 e il commentario<br />

stanleiano ristampato nel 1832 ad Halle, si registra anche un volume <strong>di</strong> Aeschyli<br />

Tragoe<strong>di</strong>ae e<strong>di</strong>to ad Oxford nel 1819, con la traduzione stanleiana corretta però sul<br />

testo <strong>di</strong> Schütz 4 .<br />

Con il moltiplicarsi delle e<strong>di</strong>zioni del testo <strong>di</strong> <strong>Eschilo</strong> nel corso dell’Ottocento e del<br />

Novecento, i lavori <strong>di</strong> <strong>Stanley</strong> continuano ad essere tenuti in considerazione, anche se in<br />

maniera a volte compensibilmente marginale, per la constitutio textus. L’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

<strong>Stanley</strong> è attualmente conosciuta e ricordata soprattutto per la questione del plagio ad<br />

essa collegata. È infatti nota la grande quantità <strong>di</strong> emendamenti presentata dal Nostro<br />

<strong>e<strong>di</strong>tore</strong> progressivamente attribuiti agli eru<strong>di</strong>ti rinascimentali che nella seconda metà del<br />

3 Marina Caputo (2008, 85-115) ha cercato <strong>di</strong> chiarire la complessa e turbata vicenda e<strong>di</strong>toriale che ha<br />

portato alla pubblicazione del testo <strong>di</strong> Porson.<br />

4 Cf. Gruys 11981, 197-98.<br />

xii

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