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PDF (Chiara Tedeschi_Thomas Stanley, editore di Eschilo)

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Introduzione<br />

matrice umanistica tra<strong>di</strong>zionalmente insegnata nelle scuole e nelle università, il cui<br />

ruolo è messo in <strong>di</strong>scussione dal crescente fervore per le scienze sperimentali e dalla<br />

decisa negazione dell’autorità dei classici.<br />

La vita e la produzione <strong>di</strong> <strong>Thomas</strong> <strong>Stanley</strong>, che saranno descritte nel capitolo 2, si<br />

devono quin<strong>di</strong> contestualizzare in un mondo allora travolto da importanti cambiamenti.<br />

Questi eventi ebbero <strong>di</strong>versi importanti effetti sulla sua esistenza, e, come cercherò <strong>di</strong><br />

mostrare, nemmeno le sue opere possono essere considerate avulse da questa particolare<br />

temperie culturale.<br />

Comincerò quin<strong>di</strong> ad occuparmi specificatamente del lavoro su <strong>Eschilo</strong>. Alla <strong>di</strong>samina<br />

delle caratteristiche dell’e<strong>di</strong>zione e delle fonti ho de<strong>di</strong>cato i capitoli 3 e 4, con<br />

l’obiettivo <strong>di</strong> fare il punto della situazione per quel che concerne l’e<strong>di</strong>zione e le note<br />

manoscritte <strong>di</strong> <strong>Stanley</strong>, ed analizzare nel dettagli la questione delle fonti che egli<br />

probabilmente utilizzò.<br />

Ho aggiunto quin<strong>di</strong>, nel capitolo 11, due appen<strong>di</strong>ci con un repertorio completo delle<br />

variae lectiones e congetture presentate da <strong>Stanley</strong> all’intero corpus eschileo<br />

nell’e<strong>di</strong>zione, nel volume da lui annotato Auct. S.6.16 e nelle note per la seconda<br />

e<strong>di</strong>zione. Lo scopo <strong>di</strong> queste appen<strong>di</strong>ci vuole essere innanzitutto quello <strong>di</strong> dare un’idea<br />

della provenienza <strong>di</strong> ogni singola lezione, variante o congettura, presentata da <strong>Stanley</strong>, e<br />

ritrarre la complessità e le caratteristiche delle fonti a cui <strong>Stanley</strong> attingeva, per<br />

facilitare eventauli stu<strong>di</strong> futuri.<br />

Per la redazione questi capitoli sono state necessarie una visita a Cambridge ed una a<br />

Londra ed Oxford, per consultare autopticamente le note stanleiane e i postillati ivi<br />

custo<strong>di</strong>ti. Per l’organizzazione <strong>di</strong> queste visite, in particolare, devo essere grata al Prof.<br />

Citti, al Dr. Dawe ed alla sua squisita ospitalità presso il Trinity College <strong>di</strong> Cambridge –<br />

ove ho potuto altresì consultare alcune rare opere custi<strong>di</strong>te nella Wren Library – ed alla<br />

<strong>di</strong>sponibilità del Prof. West ad Oxford.<br />

Il capitolo 5 è finalizzato all’analisi dei vv. 1-680 dell’Agamennone, che ho scelto come<br />

campione per analizzare e descrivere come <strong>Stanley</strong> poteva affrontare un testo antico,<br />

quali problematiche egli vi ritrovava e come egli cercava <strong>di</strong> risolverle. Ho condotto<br />

questo stu<strong>di</strong>o mettendo a confronto <strong>di</strong>versi or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> annotazioni manoscritte,<br />

confrontandole con le e<strong>di</strong>zioni precedenti ed imme<strong>di</strong>atamente successive (anche se le<br />

e<strong>di</strong>zioni e i commenti cronologicamente più vicini a quello <strong>di</strong> <strong>Stanley</strong> sono comunque<br />

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