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PDF (Chiara Tedeschi_Thomas Stanley, editore di Eschilo)

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Introduzione<br />

Nel corso <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o, in<strong>di</strong>cherò la prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>Stanley</strong> con la data del 1663,<br />

rifacendomi quin<strong>di</strong> all’anno in cui ne uscì la prima delle e<strong>di</strong>zioni.<br />

Per il commentario auctus mi sono basata, per le citazioni, soprattutto sulla sua ristampa<br />

del 1832 (in<strong>di</strong>cata appunto con la sigla “<strong>Stanley</strong> 1832”): essa è nei contenuti del tutto<br />

sovrapponibile al commentario e<strong>di</strong>to da Butler (ed affermo ciò dopo un esteso confronto<br />

campione fra i due), e in più risulta presentare una numerazione più chiara delle pagine,<br />

oltre che ad essere in un solo volume 9 .<br />

La visione autoptica da me effettuata dei manoscritti stanleiani Adv. b.44.1-8 ha<br />

confermato le impressioni <strong>di</strong> Fraenkel (1950, 41 n.1) che rimarcava che Butler,<br />

nell’e<strong>di</strong>tare lo “<strong>Stanley</strong> auctus”, avesse operato una selezione dei materiali che vi<br />

trovava, lasciandone una parte ine<strong>di</strong>ta. Tale selezione fu anzi piuttosto estesa, ma<br />

riguarda soprattutto le ampie citazioni dalla Suda, dall’Etymologicum Magnum, e dalle<br />

tantissime opere eru<strong>di</strong>te del suo tempo con le quali <strong>Stanley</strong> corredava il proprio<br />

commentario.<br />

Nel capitolo 3 ho quin<strong>di</strong> segnalato quelle annotazioni mancanti in Butler che possono<br />

aiutarci a ricostruire le intenzioni e<strong>di</strong>toriali <strong>di</strong> <strong>Stanley</strong>. Nei capitolo 5 ed 11, ho infine<br />

integrato quelle osservazioni e quelle varianti congetturali che Butler per <strong>di</strong>sattenzione<br />

ha omesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care, contrassegnandole nelle tabelle del capitolo 11 con la sigla<br />

corsiva Au. Ho quin<strong>di</strong> trascritto, nel capitolo 5, quelle parti del commentario lasciate<br />

ine<strong>di</strong>te da Butler che si sono rivelati utili a una maggiore comprensione del lavoro <strong>di</strong><br />

<strong>Stanley</strong>. Un’opera <strong>di</strong> integrazione dell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Butler, e non una sua rie<strong>di</strong>zione, mi è<br />

parsa quin<strong>di</strong> sufficiente per recuperare quelle parti originali del commento che potevano<br />

essere d’aiuto per lo stu<strong>di</strong>o e la comprensione del testo.<br />

Per i manoscritti Ra, Vb ed Mk collazionati da <strong>Stanley</strong> ho consultato le scansioni<br />

messemi a <strong>di</strong>sposizione dal Centro <strong>di</strong> Riproduzione Digitale dell’Università degli Stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Trento. Per le necessità del presente lavoro non ho ritenuto necessario procedere<br />

anche con un esame autoptico.<br />

Ho consultato <strong>di</strong>rettamente i postillati che Gruys ha in<strong>di</strong>viduato essere state le fonti<br />

principali <strong>di</strong> <strong>Stanley</strong> per la sua prima e<strong>di</strong>zione: si tratta dell’esemplare annotato da<br />

9 Come è noto, il commentario <strong>di</strong> Butler è esteso in otto volumi, nei quali le <strong>di</strong>verse sezioni presentano<br />

una numerazione delle pagine autonoma, che ho creduto potesse portare confusione.<br />

xviii

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