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PDF (Chiara Tedeschi_Thomas Stanley, editore di Eschilo)

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1.2.3 - Tra XVII e XVIII secolo<br />

1 – Il contesto storico e culturale<br />

Nonostante i progetti <strong>di</strong> cambiamento nell’ambito dell’istruzione, nella pratica restava<br />

una tendenza a ricadere nei vecchi modelli delle grammar schools del secolo<br />

precedente. Nella maggior parte dei casi, secondo il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Milton, la scuola<br />

consisteva in ‘sette o otto anni trascorsi a scribacchiare un po’ <strong>di</strong> greco e <strong>di</strong> latino, tanto<br />

si sarebbe potuto imparare in altro modo e con piacere in un anno soltanto’ 57 .<br />

Secondo lo stu<strong>di</strong>o compiuto da Clarke sull’insegnamento delle lingue classiche nelle<br />

grammar schools, la situazione antecedente alla guerra civile ed al Commonwealth,<br />

rispondente sostanzialmente ai dettami dell’istruzione umanistica primaria, si doveva<br />

mantenere sostanzialmente inalterata. L’istruzione britannica non subì dunque grossi<br />

cambiamenti derivati dal temporaneo mutamento delle istituzioni.<br />

Anche le proposte parlamentari per la riforma dell’università sembrano avere avuto<br />

scarso effetto. La conseguenza più rilevante che esse ebbero consistette nell’accelerata<br />

affermazione dell’inglese come lingua <strong>di</strong> insegnamento e comunicazione a scapito del<br />

latino, ed una graduale sfiducia nell’ormai <strong>di</strong>venuto tra<strong>di</strong>zionale modern learning <strong>di</strong><br />

stampo umanistico (cf. Clarke 1959, 45 e 66-67). Il latino ed il greco erano visti come<br />

segni <strong>di</strong> una cultura tipica delle classi agiate, veri e propri status symbol per <strong>di</strong>stinguersi<br />

dalla massa, dei quali però non si doveva fare eccessivo sfoggio. Secondo John Locke,<br />

se il latino poteva avere una certa autorità per il gentiluomo, il greco interessava solo<br />

allo stu<strong>di</strong>oso, e non doveva essere competenza <strong>di</strong> altri. Per il businessman, invece,<br />

anche il latino era una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo. Anche l’insegnamento della grammatica<br />

normativa era da Locke ritenuto uno spreco <strong>di</strong> tempo: la composizione <strong>di</strong> temi e poesie<br />

in latino doveva essere scoraggiata, e mezzo sufficiente per apprendere le lingue<br />

risiedeva nella conversazione 58 .<br />

Abbiamo la testimonianza <strong>di</strong> Philip Dormer Stanhope, quarto conte <strong>di</strong> Chesterfield (1694-<br />

1773) a proposito dell’istruzione del figlio Philip Stanhope (1732-1768), per un breve<br />

periodo condotta presso la grammar school <strong>di</strong> Westminster: la conoscenza dei classici era<br />

necessaria per lui, in quanto «a most useful and necessary ornament». Era assolutamente<br />

necessario che il figlio imparasse il greco, per <strong>di</strong>stinguersi, dato che il latino era ormai<br />

alla portata <strong>di</strong> tutti: «there is no cre<strong>di</strong>t in knowing Latin for everybody knows it». Il figlio<br />

57<br />

Cf. J. Milton, On Education, in Complete Prose Works, ed. Don M. Wolf, New Haven 1953, II, 370-71<br />

citato in Webster 1975, 210.<br />

58<br />

J. Locke, Thoughts in Education, del 1693, § 147 e 195. Cf. Clarke 1959, 37-38 e 43-45.<br />

28

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