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Vol. VIII - anno 2009 - numero 1 - ISSN 1594-1361<br />

Rivista ufficiale di informazione della <strong>SIEOG</strong><br />

<strong>Soci</strong>età Italiana di Ecografia Ostetrico Ginecologica<br />

e Metodologie Biofisiche<br />

In questo numero:<br />

Ecografia<br />

dell’encefalo<br />

fetale<br />

www.sieog.it


Rivista ufficiale di informazione della <strong>SIEOG</strong><br />

<strong>Soci</strong>età Italiana di Ecografia Ostetrico Ginecologica<br />

e Metodologie Biofisiche<br />

Vol.VIII - anno 2009 - numero 1 - ISSN 1594-1361<br />

Direttore Scientifico<br />

PAOLO VOLPE<br />

presidente@sieog.it<br />

Coordinatore Editoriale<br />

GIUSEPPE CALÌ<br />

pinocali@tiscalinet.it<br />

Responsabili Scientifici<br />

GIANCARLO CONOSCENTI<br />

gconoscenti@alice.it<br />

GEORGIOS REMBOUSKOS<br />

rembouskos@hotmail.it<br />

1


<strong>Soci</strong>età Italiana di Ecografia Ostetrico Ginecologica e Metodologie Biofisiche<br />

PRESIDENTE<br />

Paolo Volpe<br />

presidente@sieog.it<br />

PAST PRESIDENT<br />

Tullia Todros<br />

pastpresident@sieog.it<br />

VICEPRESIDENTI<br />

Clara Sacchini<br />

c.sacchini@sieog.it<br />

Antonia Testa<br />

a.testa@sieog.it<br />

CONSIGLIERI<br />

Carolina Axiana<br />

c.axiana@sieog.it<br />

Elisabetta Coccia<br />

e.coccia@sieog.it<br />

Lucia Lo Presti<br />

l.lopresti@sieog.it<br />

Simona Melazzini<br />

s.melazzini@sieog.it<br />

Giuliana Simonazzi<br />

g.simonazzi@sieog.it<br />

Copyright © 2009<br />

Progetto Grafico: EDITEAM Gruppo Editoriale<br />

Via Gennari 81, 44042 Cento (Fe)<br />

Tel. 051.904181/903368 - Fax 051.903368<br />

www.editeam.it staff@editeam.it<br />

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, tradotta, trasmessa o memorizzata in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo<br />

senza il permesso scritto dell’Editore.<br />

L’Editore declina, dopo attenta e ripetuta correzione delle bozze, ogni responsabilità derivante da eventuali errori di stampa, peraltro sempre possibili.<br />

Autorizzazione Tribunale Bologna n° 7198 del 22.02.2002<br />

Finito di stampare nel mese di Settembre 2009.<br />

SEGRETARIO<br />

Valentina De Robertis<br />

segretario@sieog.it<br />

TESORIERE<br />

Cinzia Taramanni<br />

tesoriere@sieog.it<br />

Tel. 06 55.94.671<br />

Fax 06 55.36.32.03<br />

SEGRETERIA PERMANENTE E TESORERIA<br />

Via dei Soldati, 25 - 00186 ROMA<br />

Tel. 06 6875119<br />

Fax 06 6868142<br />

C/C postale N. 20857009<br />

info@sieog.it


Sommario<br />

Lettera del Presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 5<br />

Editoriale<br />

ECOGRAFIA DELL’ENCEFALO FETALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 7<br />

G. Pilu<br />

<strong>Area</strong> Aggiornamento Professionale<br />

ANOMALIE DELLO SVILUPPO DEL PROSENCEFALO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 8<br />

P. Volpe, G. Campobasso,V. De Robertis, G. Rembouskos<br />

IL CERVELLETTO FETALE: ERRORI DIAGNOSTICI E MANAGEMENT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 29<br />

G. Malinger, D. Lev,T. Lerman-Sagie<br />

Opinion<br />

IL RUOLO DELLA RISONANZA MAGNETICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 41<br />

V. D’Addario<br />

Corsi e Congressi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 44<br />

<strong>Area</strong> <strong>Soci</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 44<br />

3


Cari <strong>Soci</strong>,<br />

Lettera del Presidente<br />

come già anticipato nel numero precedente, la rivista<br />

<strong>SIEOG</strong> ha cambiato impostazione ed è ormai<br />

caratterizzata da numeri monotematici. Quella nelle<br />

vostre mani è focalizzata sulla valutazione ecografica<br />

del sistema nervoso centrale fetale, sulle<br />

attuali possibilità diagnostiche dell’ecoencefalografia<br />

fetale e sulle problematiche ad essa correlata<br />

ben descritte nell’editoriale.<br />

Sperando che gli articoli riportati possano essere<br />

di vostro interesse vi anticipiamo che il prossimo<br />

numero riguarderà le possibilità diagnostiche dell’ecografia<br />

ginecologica nell’identificazione delle<br />

diverse patologie ovariche. A questo proposito vi<br />

annuncio che è in atto una rimodulazione dei corsi<br />

<strong>SIEOG</strong> di Ecografia Ginecologica nell’ottica di un<br />

miglioramento della valenza educativa degli stessi,<br />

che saranno supportati da materiale didattico<br />

non solo cartaceo ma anche informatico (DVD<br />

ecc.).<br />

Per quanto riguarda i corsi <strong>SIEOG</strong>, ad Ottobre se<br />

ne svolgeranno 2, entrambi molto interessanti sia<br />

per il programma, per l’approccio multidisciplinare<br />

che per l’esperienza dei relatori coinvolti. Infatti<br />

a Roma si terrà il Corso di Ecocardiografia Fetale,<br />

cui parteciperanno anche alcuni cardiologi<br />

pediatri e a Milano quello di Neurosonologia Fetale,<br />

che vedrà la partecipazione di neuroradiologi<br />

esperti nella valutazione dell’encefalo fetale a conferma<br />

dell’approccio multidisciplinare che caratterizza<br />

i suddetti corsi. Le modalità d’iscrizione sono<br />

disponibili sul nostro Sito.<br />

Il corso di ecografia <strong>SIEOG</strong> sul primo trimestre,<br />

che si è tenuto in quel di Pisa a Giugno, ha ottenuto<br />

un grosso successo di pubblico ed ha suscitato<br />

notevole interesse da parte di tutti i partecipanti.<br />

Il nuovo format sembra soddisfare maggiormente<br />

gli operatori. A Settembre è previsto a Trieste<br />

un altro corso sullo stesso argomento. Per quel<br />

che riguarda il primo trimestre, le nuove modalità<br />

di accreditamento NT procedono senza intoppi<br />

coordinate dalla Segreteria <strong>SIEOG</strong> in accordo con<br />

la FMF.<br />

E’ allo studio un vero e proprio restyling del Sito<br />

<strong>SIEOG</strong> che diventerà realtà entro la fine di Ottobre.<br />

Si arricchirà in una fase successiva di materiale<br />

scientifico-didattico che potrà essere consultato<br />

dai soci nell’area riservata. Da alcuni giorni è<br />

già disponibile nell’area riservata ai <strong>Soci</strong> un’educational<br />

lecture sulla cardiotocografia in travaglio<br />

di parto a cui potete accedere mediante la vostra<br />

password. Se quest’ultima è scaduta potete richie-<br />

5<br />

derne una nuova, contattando la segreteria <strong>SIEOG</strong>,<br />

all’indirizzo e-mail info@sieog.it.<br />

Seguiranno nei prossimi mesi altre educational lectures<br />

relative ad importanti tematiche di ecografia<br />

ostetrica e ginecologica.<br />

A proposito di novità, da qualche mese abbiamo<br />

dato la possibilità ai soci, che hanno rinnovato la<br />

quota annuale e sono in regola con almeno le 2<br />

precedenti annualità, di ricevere con uno sconto<br />

del 50% sul prezzo di copertina i manuali realizzati<br />

dalla <strong>SIEOG</strong> e di ottenere gratuitamente l’attestato<br />

della loro iscrizione pluriennale <strong>SIEOG</strong> su<br />

carta pergamenata (a partire dal 30 Settembre).<br />

Per poter ottenere l’attestato e/o il manuale è<br />

comunque necessario, anche in questo caso, contattare<br />

la segreteria <strong>SIEOG</strong>, all’indirizzo e-mail<br />

info@sieog.it, a cui fornire l’indirizzo postale corretto.<br />

Alcuni di voi hanno già usufruito dell’acquisto<br />

dei volumi <strong>SIEOG</strong> a prezzo scontato e altri<br />

entro Ottobre riceveranno l’attestato d’iscrizione<br />

su carta pergamenata.<br />

La collana dei manuali <strong>SIEOG</strong> si arricchirà da Settembre<br />

di un nuovo volume, relativo alle problematiche<br />

medico-legali in campo di diagnostica prenatale.<br />

Questo manuale offre un valido aiuto agli<br />

ostetrici nell’orientarsi in questa tematica con una<br />

impostazione non solo tecnico-scientifica ma<br />

anche pratica ed è fortemente consigliato a tutti<br />

coloro che si occupano di diagnostica prenatale.<br />

Ringraziamo per la sua realizzazione, che è stata<br />

giustamente articolata e ha coinvolto diverse figure<br />

professionali, gli Autori che vi hanno partecipato<br />

e specialmente coloro che hanno coordinato<br />

l’intero progetto. Entro la fine di Ottobre sarà<br />

disponibile anche il manuale sulle Malformazioni<br />

Toraco-Addominali.<br />

Infine ho il piacere di segnalarvi che in questi ultimi<br />

mesi si è costituito il “Gruppo di Studio <strong>SIEOG</strong><br />

sui Gemelli”, il cui scopo principale è quello di sensibilizzare<br />

i medici di Medicina Generale e gli Ostetrici<br />

per ottenere una maggiore attenzione circa<br />

la gestione delle gravidanze gemellari monocoriali.<br />

Infatti il Gruppo di Studio intende proporre in<br />

tempi brevi un protocollo comune di monitoraggio<br />

e stilare una brochure informativa da distribuire<br />

alle figure mediche sopra menzionate. Considerando<br />

i recenti successi della laser terapia nella<br />

gestione delle trasfusioni feto-fetali e la presenza<br />

in Italia di Centri in cui è possibile eseguire la<br />

suddetta terapia, l’attività informativa del Gruppo<br />

di Studio risulterà estremamente importante.<br />

Paolo Volpe


ECOGRAFIA DELL’ENCEFALO<br />

FETALE<br />

G. Pilu<br />

Clinica Ginecologica e Ostetrica,<br />

Policlinico S. Orsola-Malpighi, Bologna<br />

La diagnosi prenatale delle malformazioni del sistema<br />

nervoso centrale è una delle principali giustificazioni<br />

all’impiego sistematico dell’ecografia in gravidanza. Le<br />

malformazioni del sistema nervoso centrale sono relativamente<br />

frequenti, con un’incidenza che in alcuni studi<br />

di popolazione si aggira intorno all’1% dei nati e hanno<br />

spesso una prognosi severa, sia in termini di mortalità<br />

che di handicap.<br />

Tuttavia, come accade non di rado, l’introduzione di una<br />

nuova tecnologia medica comporta sviluppi che non erano<br />

prevedibili a priori. Inizialmente, la preoccupazione<br />

principale circa l’impiego dell’ecografia in gravidanza<br />

riguardava la sensibilità della metodica e gli operatori si<br />

sono sforzati soprattutto di riconoscere un numero sempre<br />

maggiore di malformazioni cerebrali. Non che il problema<br />

della sensibilità sia del tutto risolto al momento;<br />

ma certamente la grande maggioranza delle anomalie<br />

più gravi del sistema nervoso centrale (anencefalia, oloprosencefalia<br />

severa, spina bifida aperta) vengono identificate<br />

in epoche prenatali precoci o precocissime. E’<br />

vero che alcune anomalie cerebrali congenite non sono<br />

riconoscibili se non in epoche avanzate. Lo sviluppo dell’encefalo<br />

si completa dopo la nascita e anomalie della<br />

Editoriale<br />

7<br />

crescita neuronale, come la microcefalia e le malformazioni<br />

corticali, si associano a reperti anatomici anomali<br />

soltanto tardivamente.Altre anomalie non sono la conseguenza<br />

di un processo embriogenetico alterato ma di<br />

eventi distruttivi, legati ad eziologie diverse, di natura<br />

ischemica, emorragica o infettiva, che agiscono soltanto<br />

nel terzo trimestre di gravidanza. Fortunatamente, questi<br />

limiti della diagnosi precoce riguardano una quota<br />

relativamente piccola di casi. La problematica principale<br />

dell’ecoencefalografia fetale oggi è invece chiaramente<br />

rappresentata dall’imperfetta correlazione tra alcune<br />

anomalie morfologiche e la funzione cerebrale. Esiste un<br />

lungo elenco di malformazioni cerebrali, o di varianti anatomiche,<br />

le cui conseguenze non sono chiaramente prevedibili<br />

se non, nel migliore dei casi, in misura probabilistica.<br />

Le implicazioni di una diagnosi incerta, che allo stesso<br />

tempo può comportare una disfunzione cerebrale severa<br />

o una intelligenza del tutto normale, sono intuitive.<br />

Purtroppo, questi casi non sono rari e costituiscono non<br />

meno dell’1% di tutte le gravidanze.<br />

Ci sembrava quindi opportuno un aggiornamento dello<br />

stato attuale della ecoencefalografia fetale, da qui l’idea<br />

di dedicare un numero speciale di Prenatal Diagnosis<br />

ad una serie di approfondimenti sull’argomento. Ci<br />

auguriamo che i 2 articoli che vengono riportati tradotti<br />

su questo numero di <strong>SIEOG</strong> News siano di interesse<br />

per gli ecografisti ostetrici italiani, li inducano a documentarsi<br />

ulteriormente su problematiche relative alla diagnosi<br />

e prognosi di alcune delle principali malformazioni<br />

dell’encefalo fetale e li stimolino anche a prendere<br />

visione dell’intero fascicolo.


<strong>Area</strong> Aggiornamento Professionale<br />

ANOMALIE DELLO SVILUPPO<br />

DEL PROSENCEFALO<br />

Prenatal Diagnosis 2009; 29: 340-354<br />

P. Volpe, G. Campobasso,V. De Robertis,<br />

G. Rembouskos<br />

Unità Dipartimentale di Medicina Fetale,<br />

Ospedale Di Venere-Bari e Sarcone-Terlizzi<br />

Traduzione e commento a cura di:<br />

G. Conoscenti*, R. Zarbo**<br />

*Divisione di Ostetricia e Ginecologia,<br />

Azienda Ospedaliera Cannizzaro, Catania<br />

**Divisione di Ostetricia e Ginecologia,<br />

Azienda Ospedaliera Umberto I, Siracusa<br />

SOMMARIO<br />

Le anomalie di induzione ventrale possono determinare<br />

disordini della formazione, clivaggio e sviluppo della<br />

linea mediana a livello delle strutture prosencefaliche. L’oloprosencefalia<br />

rappresenta un gruppo di difetti cerebrali<br />

caratterizzati da anomalie della divisione del prosencefalo.<br />

La classificazione dell’oloprosencefalia più largamente<br />

accettata riconosce tre varietà maggiori: alobare,<br />

semilobare e lobare, a seconda della severità della malformazione.<br />

Le malformazioni cerebrali caratterizzate dalla<br />

fusione degli emisferi cerebrali lungo la linea mediana<br />

sono comunemente associate ad anomalie della faccia.<br />

L’agenesia del corpo calloso e la displasia setto-ottica sono<br />

disordini dello sviluppo della linea mediana prosencefalica<br />

e, anche se hanno generalmente una presentazione<br />

clinica meno severa, i soggetti affetti possono soffrire di<br />

ritardo neurologico e/o disordini endocrini e visivi.<br />

In questo articolo viene presentato un up-to-date su patogenesi,<br />

reperti ecografici prenatali, diagnosi differenziale e<br />

prognosi delle anomalie precedentemente riportate.<br />

INTRODUZIONE<br />

Alla fine della neurulazione primaria, la porzione cefalica<br />

del tubo neurale dà origine a tre vescicole primarie:<br />

il cervello posteriore (rombencefalo); il cervello medio<br />

(mesencefalo) ed il cervello anteriore (prosencefalo). Il<br />

processo di induzione ventrale che porta allo sviluppo<br />

del prosencefalo consta di tre eventi sequenziali strettamente<br />

interconnessi: formazione, clivaggio e sviluppo della<br />

linea mediana (Volpe, 2000).<br />

Le anomalie di formazione del prosencefalo, estremamente<br />

rare, sono rappresentate dalla aprosencefalia e dalla<br />

atelencefalia.<br />

L’oloprosencefalia è una ben nota patologia del clivaggio<br />

del prosencefalo. Nel passato veniva confusa con la<br />

8<br />

“arinencefalia”, termine che sottolinea l’assenza delle<br />

strutture olfattive. Successivamente De Myer e Zeman<br />

(De Myer e Zeman, 1963) introdussero il termine di oloprosencefalia,<br />

che sta ad indicare più specificatamente il<br />

mancato o anomalo clivaggio e differenziazione del prosencefalo<br />

come principale fattore causale.<br />

I disordini di sviluppo della linea mediana prosencefalica<br />

sono rappresentati principalmente dall’agenesia del corpo<br />

calloso, dall’agenesia del setto pellucido e dalla displasia<br />

setto-ottica.<br />

Poiché l’induzione ventrale è strettamente correlata con<br />

lo sviluppo delle strutture della faccia, molti feti con difetti<br />

prosencefalici sono anche affetti da vari dismorfismi<br />

facciali.<br />

ANOMALIE DI SVILUPPO DELLA LINEA<br />

MEDIANA PROSENCEFALICA<br />

AGENESIA DEL CORPO CALLOSO<br />

Anatomia e morfogenesi del corpo calloso<br />

Il corpo calloso rappresenta la maggiore delle commessure<br />

telencefaliche. Le commessure telencefaliche (o<br />

inter-emisferiche) sono fasci cortico-corticali di sostanza<br />

bianca che si estendono da un emisfero all’altro, tipicamente,<br />

ma non necessariamente, in maniera simmetrica<br />

(Barkovich, 2000; Raybaud and Girard, 2005). Le altre<br />

commessure interemisferiche sono l’anteriore e l’ippocampale.<br />

Circondato da queste commessure, anche il setto pellucido<br />

trasporta fibre commessurali (Shu, Richards, 2001).<br />

Nel feto le lamine del setto pellucido circondano lo spazio<br />

del cavo del setto pellucido che è situato sotto la porzione<br />

anteriore del corpo calloso.<br />

Le commessure originano da due siti distinti (Rakic e<br />

Yakovlev, 1968): la lamina reuniens (all’interno della lamina<br />

terminalis) per la commessura anteriore; la massa commissuralis<br />

(dalla fusione delle pareti mediali degli emisferi)<br />

sia per la commessura ippocampale che per il corpo<br />

calloso. Una struttura ben definita riconducibile al corpo<br />

calloso è chiaramente osservabile già tra 12 e 14 settimane;<br />

la sua formazione risulta virtualmente completa<br />

a partire dalle 20 settimane (Barkovich, 2000; Raybaud<br />

and Girard, 2005).<br />

Nell’ambito delle anomalie commessurali si può includere<br />

l’agenesia di tutte le strutture commessurali o anche<br />

la mancanza di singole commessure. Nella maggior parte<br />

dei casi l’agenesia del corpo calloso è solo parte della<br />

patologia: generalmente anche la commessura ippocampale<br />

è mancante o incompleta.<br />

Il corpo calloso è composto di quattro parti (in senso<br />

antero-posteriore): rostro, ginocchio, corpo, splenio<br />

(Figg. 1, 2). La formazione del corpo calloso inizia con lo<br />

sviluppo del ginocchio; il corpo e lo splenio si sviluppano<br />

in uno stadio successivo. Se il processo di sviluppo<br />

viene alterato, il corpo calloso può risultare completa-


mente o parzialmente assente (ipogenesia) (Barkovich,<br />

2000, 2002;Volpe et al., 2006; Raybaud and Girard, 2005).<br />

Poiché il processo di sviluppo comincia dalla parte anteriore<br />

verso quella posteriore, in presenza di ipogenesia<br />

del corpo calloso sono generalmente interessate la parte<br />

posteriore del corpo e lo splenio. C’è stato un certo<br />

dibattito sul timing dello sviluppo del rostro, la piccola<br />

porzione rostrale del corpo calloso. Mentre osservazioni<br />

cliniche sembrano convenire che esso possa rappresentare<br />

l’ultima porzione a svilupparsi, studi recenti condotti<br />

mediante RMN hanno dimostrato che il rostro è<br />

già presente intorno a 15 settimane, assieme al ginocchio<br />

ed alla porzione anteriore del corpo (Ren et al.,<br />

Figura 1. Scansione sagittale mediana del<br />

cervello di un feto di 23 settimane che evidenzia<br />

l’intero corpo calloso. R, rostro; G,<br />

ginocchio; B, corpo; S, splenio; csp, cavo del<br />

setto pellucido.<br />

Segni ecografici<br />

La prevalenza dell’agenesia del corpo calloso varia in differenti<br />

studi, in base alla popolazione indagata ed ai criteri<br />

diagnostici utilizzati: essa varia da 0,3 a 0,7% nella<br />

popolazione generale e da 2 a 3% nella popolazione con<br />

ritardo di sviluppo neurologico (Jeret et al., 1985-1986).<br />

La dimostrazione ecografica prenatale del corpo calloso<br />

è possibile ma richiede un certo grado di abilità tecnica<br />

in quanto non è riproducibile con i piani di scansione<br />

assiali standard bensì con quelli coronali e in particolare<br />

con quello sagittale. Nei feti in presentazione cefalica è<br />

preferibile l’approccio transvaginale (Monteagudo et al.,<br />

1991; Malinger et al., 1993); in caso di presentazione podalica<br />

è suggerito invece l’approccio transaddominale.<br />

Recentemente, è stata proposto l’uso della tecnica multiplanare<br />

3D (Pilu et al., 2006) (Fig. 3), in quanto offre<br />

una più accurata identificazione del piano sagittale mediano,<br />

mentre la “navigazione” negli altri 2 piani ortogonali<br />

(assiale e coronale) consente una migliore valutazione<br />

delle strutture prosencefaliche della linea mediana.<br />

9<br />

2006). La conoscenza del processo organogenetico aiuta<br />

a differenziare un’anomalia dello sviluppo (ipogenesia)<br />

da un danno acquisito (distruzione). Quest’ultimo meccanismo<br />

in genere insorge secondariamente ad un insulto<br />

ipossico o infettivo (Volpe et al., 2006).<br />

Da un punto di vista morfologico possono essere distinti<br />

due tipi di agenesia del corpo calloso. Il tipo 1, in cui<br />

gli assoni sono presenti, ma non attraversano la linea<br />

mediana; essi formano larghi fasci di fibre aberranti (fasci<br />

di Probst) lungo le pareti mediali degli emisferi. Il tipo 2,<br />

apparentemente meno frequente, in cui c’è una mancata<br />

formazione degli assoni, per cui non si riscontra neanche<br />

la presenza dei fasci di Probst.<br />

A B<br />

Figura 2. Immagine coronale mediana con RMN di un cervello fetale normale<br />

a 26 settimane.<br />

(A) Le freccie bianche indicano le fibre del ginocchio che formano il forceps<br />

minor, cosiddetto per la forma che assumono le fibre che provengono<br />

dai lobi frontali anteriori e che mettono in connessione la corteccia<br />

prefrontale. C, cavo del setto pellucido.<br />

(B) Le freccie bianche indicano le fibre dello splenio che formano il forceps<br />

major e si diffondono posteriormente.<br />

Utilizzando i piani assiali, la diagnosi si basa sul riscontro<br />

di alcuni segni indiretti. Poiché il corpo calloso condivide<br />

col setto pellucido una comune embriogenesi, l’agenesia<br />

completa del corpo calloso è comunemente associata<br />

ad assenza o ipoplasia del cavo del setto pellucido.<br />

Per tale motivo, nel corso dell’ecografia del secondo trimestre<br />

l’agenesia del corpo calloso può essere sospettata<br />

quando il cavo del setto pellucido non è visualizzato<br />

nella scansione assiale trans-talamica. Il sospetto di agenesia<br />

del corpo calloso è inoltre supportato dal riscontro<br />

dei seguenti segni indiretti (Fig. 4):<br />

- colpocefalia (dilatazione dei corni occipitali), causata<br />

dall’assenza dello splenio e da difetto dei fasci di associazione<br />

intrinseci del lobo occipitale;<br />

- aumentata separazione dei 2 emisferi e dei corpi dei<br />

ventricoli laterali che appaiono paralleli tra loro e spostati<br />

lateralmente;<br />

- terzo ventricolo dilatato, che si estende in alto fra i<br />

ventricoli laterali (nel 50-60% dei casi).


A<br />

C<br />

Figura 3. Analisi multiplanare di un volume ecografico ottenuto da una scansione assiale transventricolare del cervello<br />

di un feto di 23 settimane. Il piano A corrisponde al piano assiale, B al piano coronale e C al piano sagittale. In C la ricostruzione<br />

del piano mediano consente di riconoscere il corpo calloso (freccia) come una striscia anecogena con un sottile<br />

contorno ecogenico che lo separa dal cavo del setto pellucido sottostante (csp). Il punto di riferimento è posizionato<br />

all’interno del cavo del setto pellucido.<br />

A B<br />

Figura 4. Segni indiretti di agenesia del corpo calloso.<br />

(A) Scansione assiale di un cervello fetale a 23 settimane che dimostra l’assenza del<br />

cavo del setto pellucido (freccia) e l’aspetto a goccia del ventricolo laterale dovuto alla<br />

dilatazione dell’atrio e dei corni occipitali (colpocefalia).<br />

(B) Sezione assiale di un cervello fetale a 22 settimane in cui sono evidenti lo spostamento<br />

in alto del terzo ventricolo (3v) e la colpocefalia. La scissura inter-emisferica appare<br />

più ampia della norma con mancata evidenza del cavo del setto pellucido (freccia).<br />

Nelle sezioni coronali del cervello fetale i segni indiretti<br />

sono caratterizzati prevalentemente dall’aspetto dei<br />

corni frontali, che sono separati più del normale e le cui<br />

10<br />

B<br />

pareti mediali appaiono<br />

concave (Fig. 5). Ciò è<br />

dovuto alla compressione<br />

esercitata da un largo<br />

fascio longitudinale di fibre<br />

che rappresenta le fibre del<br />

corpo calloso che non<br />

attraversano gli emisferi e<br />

deviano in direzione parasagittale,<br />

parallelamente alla<br />

linea mediana. Questo<br />

fascio anomalo, chiamato<br />

fascio longitudinale di<br />

Probst, decorre parallelo<br />

alle pareti mediali dei ventricoli<br />

laterali e invagina i<br />

loro margini mediali a livello<br />

dei corni frontali.<br />

Questi segni indiretti possono<br />

essere presenti anche<br />

solo singolarmente e ciò<br />

probabilmente spiega in parte il frequente riscontro di<br />

falsi negativi nella diagnosi di agenesia del corpo calloso.<br />

Una diagnosi definitiva di agenesia del corpo callo-


A B<br />

Figura 5. (A) Scansione coronale mediana del cervello di un feto normale di 23 settimane<br />

che dimostra i corni frontali normalmente sviluppati, il ginocchio (freccia) e il<br />

cavo del setto pellucido (csp).<br />

(B) Agenesia del corpo calloso. Scansione coronale di un cervello fetale a 30 settimane<br />

che evidenzia l’assenza del ginocchio e una distanza aumentata fra i corni frontali<br />

(frecce). Le pareti mediali dei corni frontali sono concave a causa della compressione<br />

esercitata dai fasci di Probst.Tale immagine dei corni frontali, assieme al lume del terzo<br />

ventricolo, dà luogo ad un aspetto detto “a testa di toro”.<br />

A B<br />

Figura 6. (A) Scansione sagittale mediana del cervello di un feto di 31 settimane con<br />

agenesia del corpo calloso che dimostra l’assenza del corpo calloso e del cavo del setto<br />

pellucido. A quest’epoca gestazionale avanzata è possibile evidenziare un aspetto<br />

radiale atipico dei solchi che convergono verso il terzo ventricolo (3v). In questa sezione<br />

generalmente il giro del cingolo non è evidenziabile o è rivoltato.<br />

(B) Scansione sagittale mediana di un feto normale di 31 settimane in cui è evidente<br />

l’aspetto del solco (frecce) e del giro del cingolo al di sopra del corpo calloso (csp,<br />

cavo del setto pellucido).<br />

11<br />

so può essere posta solo in<br />

presenza di segni diretti<br />

(Pilu et al., 1993; Moutard<br />

et al., 2003; D’Addario et<br />

al., 2005), come la dimostrazione<br />

dell’assenza del<br />

corpo calloso nelle scansioni<br />

sagittale mediana e<br />

coronale. In particolare, il<br />

piano sagittale mediano<br />

consente di dimostrare<br />

l’assenza del corpo calloso<br />

e, in età gestazionali avanzate<br />

o nella vita postnatale,<br />

il tipico aspetto radiale<br />

dei solchi sulla faccia<br />

mediana dell’emisfero<br />

cerebrale che convergono<br />

verso il terzo ventricolo<br />

(Fig. 6). In questa scansione<br />

generalmente il giro del<br />

cingolo non viene visualizzato<br />

(Fig. 6) o appare<br />

incompleto.<br />

Come già ricordato, l’agenesia<br />

del corpo calloso<br />

può anche essere parziale.<br />

In questo caso i segni ecografici<br />

possono essere più<br />

difficili da evidenziare che<br />

nella forma completa.<br />

Quando è presente una<br />

ipogenesia del corpo calloso<br />

generalmente ne è<br />

affetta la sua porzione<br />

posteriore (parte posteriore<br />

del corpo e splenio)<br />

(Fig. 7); in questa condizione<br />

il cavo del setto pellucido<br />

è presente (Volpe et al.,<br />

2006) e spesso l’unico<br />

segno ecografico indiretto presente è rappresentato da<br />

una lieve colpocefalia.Talvolta, i segni indiretti di agenesia<br />

parziale del corpo calloso possono essere completamente<br />

assenti (Volpe et al., 2006). Una scansione sagittale<br />

è l’unico modo per effettuare una diagnosi di certezza,<br />

tramite la visualizzazione di un corpo calloso anomalo,<br />

mancante della sua porzione posteriore, e che circonda<br />

solo parzialmente il terzo ventricolo (Fig. 7).<br />

Meno frequentemente la struttura residua è solo il ginoc-<br />

Figura 7. Sezione sagittale mediana del cervello di un feto di 22<br />

settimane affetto da agenesia parziale del corpo calloso. Sono<br />

evidenti ginocchio e parte anteriore del corpo mentre la parte<br />

posteriore del corpo e lo splenio sono assenti. Il cavo del<br />

setto pellucido è presente ma di dimensioni ridotte. Il complesso<br />

corpo calloso - cavo del setto pellucido non copre completamente<br />

il terzo ventricolo (3v), ma solo circa la sua metà.


chio; esso può apparire sottile e difficilmente identificabile<br />

con l’ecografia bidimensionale convenzionale e può<br />

essere identificato solo se evidenziato dal decorso dell’arteria<br />

pericallosa.<br />

Nei casi di agenesia del corpo calloso l’utilizzo del color<br />

Doppler permette di dimostrare la mancanza o un’anomala<br />

arteria pericallosa che normalmente descrive un<br />

decorso semicircolare lungo la faccia superiore del corpo<br />

calloso (Fig. 8). Questa anomalia può aiutare ad effettuare<br />

diagnosi di agenesia del corpo calloso. Il suo valore<br />

è ancora maggiore nel caso di agenesia parziale del<br />

corpo calloso; in questa condizione, infatti, l’arteria pericallosa,<br />

decorrendo superiormente alla sola porzione<br />

presente del corpo calloso che è quella anteriore, aiuta<br />

ad evidenziarla, mentre sarebbe difficile visualizzarla<br />

esclusivamente con scala di grigi. Il decorso ulteriore della<br />

arteria pericallosa è anomalo, data l’assenza della par-<br />

A B C<br />

12<br />

te posteriore del corpo calloso.<br />

La risonanza magnetica fetale è particolarmente utile nella<br />

dimostrazione di anomalie cerebrali associate, quali un<br />

ritardo o anomalie della girazione, anomalie di migrazione<br />

ed eterotopia. Comunque, in molti casi la presenza<br />

di queste anomalie può essere riconosciuta solo a partire<br />

dalla fine del secondo trimestre in poi.<br />

Le cisti della linea mediana interemisferica (Fig. 9) associate<br />

ad agenesia del corpo calloso sono spesso considerate<br />

mere estensioni del sistema ventricolare. Queste<br />

cisti hanno un aspetto variabile e possono essere suddivise<br />

in due categorie principali: la prima in cui le “cisti”<br />

sono erniazioni del sistema ventricolare, e rappresentano<br />

l’espansione dorsale del tetto del terzo ventricolo; la<br />

seconda in cui esse sono chiaramente separate dai ventricoli.<br />

In quest’ultimo caso spesso è associata una eterotopia<br />

subcorticale (Barkovich, 2000).<br />

Figura 8. (A) Scansione sagittale mediana di un cervello fetale normale a 22 settimane. Dimostrazione con color Doppler<br />

dell’arteria cerebrale anteriore (ACA) che dà origine all’arteria pericallosa (PA). CSP, cavo del setto pellucido.<br />

(B) Agenesia parziale del corpo calloso. Scansione sagittale mediana di un cervello fetale a 22 settimane. Il corpo calloso<br />

più piccolo è evidenziato dall’arteria pericallosa (PA) che segue il ginocchio e la parte anteriore del corpo calloso<br />

(CC) per poi abbandonare il suo decorso normale là dove il corpo calloso scompare, dirigendosi in senso obliquo, posteriormente<br />

e verso l’alto. CSP, cavo del setto pellucido;ACA, arteria cerebrale anteriore.<br />

(C) Agenesia completa del corpo calloso. Scansione sagittale mediana di un cervello fetale a 30 settimane che dimostra<br />

l’assenza dell’arteria pericallosa; mancata evidenza del suo normale decorso semicircolare.<br />

Figura 9. Sezione sagittale mediana del cervello di un feto di 32<br />

settimane con agenesia del corpo calloso che dimostra l’assenza<br />

del corpo calloso e la presenza di una cisti interemisferica<br />

(freccia) in comunicazione col terzo ventricolo. La cisti generalmente<br />

è evidente solo nel terzo trimestre.<br />

Un’altra anomalia mediana che può essere associata<br />

ad agenesia del corpo calloso è il lipoma intracranico,<br />

visibile solamente nel terzo trimestre come<br />

immagine iperecogena sotto la parte inferiore della<br />

scissura interemisferica.<br />

Prognosi<br />

Sebbene la prognosi dell’agenesia del corpo calloso<br />

sia controversa, diversi studi hanno riportato<br />

una prognosi peggiore nei casi in cui sono presenti<br />

altre anomalie concomitanti (Shevell et al.,<br />

2002; Moutard et al., 2003;Volpe et al., 2006). Effettivamente<br />

l’agenesia del corpo calloso è spesso<br />

associata a malformazioni cerebrali e/o extracerebrali<br />

maggiori, incluse 50 differenti sindromi congenite<br />

e malattie metaboliche (Tabb. 1-4). Il rischio<br />

di patologie cerebrali associate, quali il complesso<br />

Dandy-Walker, le anomalie della girazione, l’eterotopia<br />

neuronale, è estremamente elevato (fino


all’80%). Anche il tasso di patologie associate extracerebrali<br />

è elevato (fino al 60%), incluse le cardiopatie congenite,<br />

i difetti scheletrici e genito-urinari. Per escludere<br />

un’anomalia associata, l’esame ecografico fetale dovrebbe<br />

includere una dettagliata valutazione del sistema nervoso<br />

centrale, la ricerca di anomalie di altri organi ed<br />

apparati, un’ecocardiografia fetale, l’esame del cariotipo<br />

fetale, i test infettivologici del gruppo TORCH e, nei casi<br />

di agenesia del corpo calloso apparentemente isolata, una<br />

RMN del cervello fetale eseguita verso la fine del secondo<br />

trimestre o nel terzo trimestre.<br />

I casi di agenesia del corpo calloso apparentemente isolata<br />

sembrano essere associati ad una prognosi migliore<br />

(Pilu et al., 1993; Moutard et al., 2003; Volpe et al.,<br />

2006). Ad ogni modo, in questi casi bisogna essere cauti<br />

quando si formula una prognosi feto/neonatale. Infatti,<br />

considerando il numero non elevato delle casistiche<br />

riportate in letteratura, non si possono trarre delle conclusioni<br />

generali definitive, sebbene sia possibile sottolineare<br />

alcuni punti importanti. Anzitutto è corretto precisare<br />

che anche nei casi di agenesia del corpo calloso<br />

apparentemente isolata diagnosticata all’ecografia o con<br />

Causa/Condizione<br />

Anomalie cromosomiche:<br />

trisomia 18<br />

trisomia 8<br />

trisomia 21<br />

trisomia 22<br />

Altre: altre trisomie, delezioni, traslocazioni, duplicazioni<br />

Aberrazioni criptiche sbilanciate<br />

Sindromi genetiche:<br />

autosomiche dominanti<br />

autosomiche recessive<br />

X-linked<br />

Fattori ambientali:<br />

alcolismo<br />

rosolia materna<br />

Disordini metabolici:<br />

deficit di adenilsuccinasi<br />

ipernatremia<br />

deficit di beta idrossido butirril-coA-deacilasi<br />

diabete materno<br />

aciduria glutarica tipo II<br />

sindrome di Hurler<br />

sindrome di Leigh<br />

sindrome di Menkes<br />

adrenoleucodistrofia neonatale<br />

iperglicinemia non chetonica<br />

deficit di piruvato-deidrogenasi<br />

sindrome di Zellweger<br />

13<br />

RMN a 20-22 settimane, possono essere presenti altre<br />

malformazioni del SNC (specialmente le anomalie della<br />

girazione e le eterotopie) o extracerebrali non evidenziabili<br />

a quell’epoca gestazionale. In questi casi il ricorso<br />

sistematico alla RMN fetale in epoche gestazionali più<br />

avanzate (secondo trimestre tardivo o terzo trimestre)<br />

può migliorare l’individuazione di malformazioni dello sviluppo<br />

cor-ticale eventualmente associate (Moutard et al.,<br />

2003).Alcuni autori (Salomon e Garel, 2007) preferiscono<br />

attendere fino all’inizio del terzo trimestre (28-32 settimane)<br />

perché alcuni solchi non sono visibili prima delle<br />

26-28 settimane, mentre il restringimento degli spazi<br />

pericerebrali riduce la visibilità dei solchi dopo le 34 settimane.<br />

Purtroppo, l’ansia dei genitori e i termini legali<br />

per l’interruzione di gravidanza possono indurre comunque<br />

all’esecuzione di una RMN in epoche gestazionali<br />

più precoci.<br />

Il secondo punto è che, a prescindere dalla presenza di<br />

anomalie associate, in una consistente proporzione di casi<br />

(15-36%) è presente un significativo ritardo di sviluppo<br />

neurologico (Pilu et al., 1985; Moutard et al., 2003;Volpe<br />

et al., 2006; Fratelli et al., 2007), anche nelle forme iso-<br />

Tabella 1<br />

Cause e condizioni associate ad agenesia del corpo calloso<br />

Cariotipo fetale<br />

Complemento diagnosi<br />

FISH, CGH array, cariotipo parentale<br />

Valutazione reperto ecografico e anamnesi familiare<br />

(vedi Tabb. 2-4)<br />

Anamnesi prenatale<br />

Anamnesi familiare e visita alla nascita


late di agenesia completa o parziale del corpo calloso<br />

confermate in epoca postnatale.<br />

Infine, anche quando l’outcome finale è buono, lievi difetti<br />

di tipo neuropsicologico, percettivo e motorio possono<br />

emergere tardivamente nella vita postnatale, tanto che<br />

la maggior parte degli individui con agenesia completa<br />

o parziale del corpo calloso hanno qualche sintomo di<br />

tipo neuropsicologico. Quando viene diagnosticata in<br />

epoca prenatale un’agenesia completa o parziale del corpo<br />

calloso, dovrebbe essere considerata nel counselling<br />

anche la presenza di difetti nel trasferimento delle informazioni<br />

(Moutard et al., 2003).<br />

Considerando la presenza di difetti del trasferimento di<br />

informazione neurosensoriale, sembra non esserci alcuna<br />

differenza significativa tra le forme di agenesia totale<br />

o parziale del corpo calloso in termini di accuratezza nelle<br />

prestazioni delle funzioni somatosensoriali, mentre il<br />

Apert<br />

Sindrome<br />

genetica<br />

Gorn<br />

(nevo a cellule basali)<br />

Greig,<br />

cefalopolisindattilia<br />

Lenz-Majewski<br />

Miller-Dieker<br />

Mowat-Wilson<br />

Opitz GBBB<br />

Rubinstein-Taybi<br />

OMIM<br />

#101200<br />

#109400<br />

#175700<br />

151050<br />

#247200<br />

#235730<br />

%145410<br />

#180849<br />

Locus<br />

10q25-q26<br />

9q22.3<br />

7q13<br />

-<br />

17p13.3<br />

2q22<br />

22q11.2<br />

16p13.3<br />

Gene<br />

FGFR2<br />

PTC<br />

GL13<br />

-<br />

LIS1<br />

ZFHX1B<br />

-<br />

REBBP<br />

14<br />

tempo di risposta riscontrato è risultato inferiore nei<br />

bambini affetti da agenesia parziale rispetto a quelli con<br />

agenesia completa (Friefeld et al., 2000).<br />

Ad ogni modo, la rilevanza clinica di questi deficit non<br />

dovrebbe essere esagerata, poiché le funzioni del corpo<br />

calloso ancora oggi non sono completamente comprese<br />

(Corballis et al., 2004) ed è difficile inquadrare correttamente<br />

lo stato neuropsicologico di individui affetti<br />

da agenesia completa o parziale del corpo calloso e normale<br />

quoziente intellettivo e il ruolo di possibili meccanismi<br />

compensatori (Volpe et al., 2006).<br />

Inoltre, è importante condurre un follow-up prolungato<br />

(fino a circa 6 anni d’età) per aggiornare lo stato di sviluppo<br />

neurologico di questi pazienti, specialmente in<br />

merito alle relazioni sociali e alla performance scolastica,<br />

in modo da poter essere in grado di fornire migliori<br />

informazioni prognostiche alle famiglie.<br />

Tabella 2<br />

Sindromi genetiche a trasmissione ereditaria autosomica dominante<br />

associate ad agenesia del corpo calloso<br />

Eredità de<br />

novo<br />

98%<br />

40%<br />

rara<br />

-<br />

44%<br />

-<br />

-<br />

la maggioranza<br />

Fattori<br />

associati<br />

età paterna<br />

età paterna<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Altri possibili reperti<br />

ecografici prenatali<br />

Craniosinostosi, brachicefalia,<br />

acrocefalia, bozza frontale,<br />

profilo e occipite appiattiti,<br />

ventricolomegalia lieve, sindattilia,<br />

polidramnios, NT<br />

ispessita<br />

Labioschisi monolaterale,<br />

palatoschisi, idrocefalia<br />

Polidattilia pre- e post-assiale,<br />

sindattilia, macrocefalia<br />

Fronte prominente, ipertelorismo,<br />

anomalie delle dita<br />

(sindattilia cutanea, ecc.), clavicole/coste<br />

spesse<br />

Lissencefalia, microcefalia,<br />

polidramnios, ventricolomegalia<br />

lieve, cardiopatie congenite,<br />

onfalocele, IUGR<br />

Microcefalia, megacolon,<br />

ipertelorismo, cardiopatie<br />

congenite<br />

Ipertelorismo, schisi facciale,<br />

cardiopatie congenite, ipospadia,<br />

atresia anale<br />

Cardiopatie congenite, spina<br />

bifida, clinodattilia del 5° dito,<br />

alluci sovrapposti, polidramnios


Tabella 3<br />

Sindromi genetiche a trasmissione ereditaria autosomica recessiva associate ad agenesia del corpo calloso<br />

Altri possibili reperti ecografici prenatali<br />

OMIM<br />

#200990<br />

#218000<br />

#214150<br />

%135900<br />

%257550<br />

601016<br />

%229850<br />

#253800<br />

#236680<br />

Sindrome genetica<br />

Polidattilia postassiale, duplicazione dell’alluce, ipertelorismo, macrocefalia, fronte prominente, ventricolomegalia<br />

-<br />

Gene<br />

GLI3<br />

SLC12A6<br />

Locus<br />

7p13<br />

15q13-q14<br />

10q11<br />

-<br />

2q13<br />

-<br />

-<br />

9q31<br />

Acrocallosa<br />

Andermann<br />

Microcefalia, artrogriposi, micrognazia<br />

Assenza delle falangi distali, IUGR<br />

COFS<br />

Coffin-Siris<br />

Cogan (aprassia oculare motoria congenita)<br />

-<br />

Ipotelorismo, arti corti, camptodattilia, dita sovrapposte, genitali ambigui<br />

Ernia diaframmatica, igroma cistico, cardiopatie congenite, palatoschisi<br />

Displasia corticale cerebrale/cerebellare (polimicrogiria, pachigiria, agiria)<br />

Idrocefalia, anomalie della girazione, schisi facciale, micrognazia, microftalmia, cardiopatie congenite, polidattilia, piede torto, polidramnios<br />

ERCC6<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

FCMD<br />

D211G<br />

Dincsoy<br />

Fryns<br />

Distrofia muscolare congenita di Fukuyama<br />

11q24.2<br />

Idroletalus<br />

Ipoplasia del verme cerebellare, ipertelorismo, encefalocele occipitale, polidattilia (mani/piedi), reni cistici<br />

IUGR<br />

Microcefalia<br />

Cardiomiopatia, cataratta<br />

Microcefalia, ipoplasia cerebellare/del verme, malformazione di Dandy-Walker, palatoschisi, micrognazia, cardiopatie congenite, camptodattilia,<br />

aracnodattilia, piede varo, assenza della clavicola, rene cistico, IUGR<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

9q34.3<br />

19p13.2<br />

-<br />

-<br />

-<br />

%213300<br />

#246200<br />

%226960<br />

225740<br />

%248700<br />

Joubert<br />

Donohue<br />

Lowry-Wood<br />

Lyon<br />

Marden-Walker<br />

Cefalocele occipitale, reni cistici, polidattilia, oligoamnios<br />

Arti corti, microcefalia, agenesia del verme, schisi degli archi vertebrali, platispondilia<br />

-<br />

-<br />

17q22-q23<br />

2q14.2q14.3/<br />

sconosciuto<br />

#249000<br />

%210710/<br />

%210730<br />

Ipoplasia cerebellare/del verme lieve-media<br />

POMGNT1<br />

#253280<br />

Meckel-Gruber tipo I<br />

Nanismo primordiale microcefalico<br />

osteodisplastico tipo I/III<br />

MEB (malattia muscolo-occhio-cervello)<br />

-<br />

19q13.3,<br />

1p34-p33<br />

-<br />

Ipoplasia cerebrale/cerebellare, microcefalia, lissencefalia, micrognazia, esoftalmo, cataratta, microftalmia, arti corti, sindattilia,<br />

IUGR, polidramnios, brevità di funicolo, placenta piccola<br />

Fronte prominente, ipertelorismo, micrognazia, arti corti, cardiopatie congenite, idronefrosi, schisi facciali, IUGR<br />

Ipoplasia dei nervi ottici, assenza sel setto pellucido, schizencefalia<br />

-<br />

Microcefalia, sindattilia, schisi facciali, anomalie dei genitali, NT ispessita<br />

Agenesia del radio, anomalie degli arti inferiori e dei reni, cardiopatie congenite, ipoplasia del verme<br />

Ipoplasia cerebellare, idrocefalia, cardiopatie congenite, IUGR, polidramnios<br />

Cataratta bilaterale, labiopalatoschisi, cardiomiopatia<br />

Lissencefalia tipo II, malformazione di Dandy-Walker, microftalmia, ipoplasia del nervo ottico, cefalocele, microcefalia, idrocefalia, ventricolomegalia,<br />

cataratta, anello concentrico nel corpo del vitreo (distacco retinico), lipoma del corpo calloso, atresia anale<br />

%256520<br />

Neu-Laxova<br />

-<br />

-<br />

3p21.2-p21.1 HESX1<br />

-<br />

-<br />

11q12-q13 multigenica<br />

1q21.1 -<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

19q13.3, FKTN<br />

14q24.3, 9q34.1,<br />

9q31, ecc.<br />

2q21.3 RAB3GAP<br />

#261540<br />

#182230<br />

-<br />

#270400<br />

%274000<br />

%217980<br />

%242840<br />

#236670<br />

Peters plus<br />

Displasia setto-ottica<br />

Shapiro<br />

Smith-Lempli-Opitz<br />

Trombocitopenia - radio assente<br />

Toriello-Carey<br />

Vici<br />

Walker-Warburg<br />

Microcefalia, cataratta congenita, ipogenitalismo nei maschi<br />

#600118<br />

Warburg Micro


Tabella 4<br />

Sindromi genetiche X-linked associate ad agenesia del corpo calloso<br />

Altri possibili reperti ecografici prenatali<br />

Microftalmia, cisti dei plessi corioidei, papilloma del plesso corioideo, malformazione di Dandy-Walker,<br />

schisi facciale<br />

D/R<br />

D<br />

Gene<br />

-<br />

Locus<br />

Xp22<br />

OMIM<br />

%304050<br />

Sindrome genetica<br />

Aicardi<br />

Microcefalia, anomalie dei genitali, emivertebra, agenesia renale, idronefrosi<br />

Maschi/Femmine<br />

letale nei maschi<br />

(riportati solo<br />

maschi XXY)<br />

-<br />

R<br />

mutazione<br />

gene ATRX/<br />

delezione 16p<br />

Xq13/16p<br />

#301040/<br />

#141750<br />

ATRX (tipo X-linked/ tipo delezione)<br />

Ipertelorismo, sindattilia, clinodattilia, craniosinostosi, brachicefalia, bozza frontale<br />

D<br />

Xq12<br />

#304110<br />

Craniofrontonasale<br />

Ipertelorismo, atresia anale, clinodattilia, sindattilia, schisi facciale, anomalie cardiache<br />

R<br />

Xq12-q21.31<br />

#305450<br />

FG 1 (Opitz-Kaveggia)<br />

Colon discendente dilatato, anse dilatate, intestino iperecogeno<br />

femmine affette in<br />

forma più grave<br />

femmine non affette<br />

o portatrici<br />

M/F 3:1-5:1<br />

mutazione<br />

gene EFNB1<br />

mutazione<br />

gene MED12<br />

-<br />

Poligenica<br />

(incl. Xq28)<br />

Xq28<br />

Xq12-q13.1<br />

Xp11<br />

#142623<br />

Hirschsprung<br />

Idrocefalia, pollici flessi, assente setto pellucido, cisti poroencefalica<br />

Ponte nasale basso, naso piccolo, arcate sopracciliari prominenti<br />

L1CAM<br />

-<br />

X/traslocazione<br />

autosomica o<br />

X ad anello<br />

#307000<br />

#305100<br />

#300337<br />

HSAS (MASA) (idrocefalo X-linked)<br />

Displasia ectodermica ipoidrotica<br />

Brachicefalia, micropoligiria<br />

D/R/<br />

poligenica<br />

R<br />

R<br />

D<br />

Incontinentia pigmenti<br />

-<br />

-<br />

-<br />

quasi sempre<br />

sporadica e in<br />

forme a mosaico<br />

maggiore<br />

penetranza ed<br />

espressività nelle<br />

femmine<br />

R<br />

mutazione<br />

gene MED12<br />

Xq13<br />

#309520<br />

Lujan-Frins<br />

(vedi Tab. 2: s. di Opitz a trasmissione dominante)<br />

minore espressione<br />

nelle femmine<br />

R<br />

MID1<br />

Xp22<br />

#300000<br />

Opitz, X-linked<br />

Labioschisi mediana, palatoschisi, anomalie delle dita<br />

Genitali ambigui<br />

letale nei maschi<br />

espressione<br />

variabile nelle<br />

femmine<br />

D<br />

D<br />

CXORF5<br />

ARX<br />

Xp22.3-p22.2<br />

Xp22.13<br />

#311200<br />

#300004<br />

Digito-oro-faciale tipo 1<br />

Proud<br />

Microlissencefalia-microcefalia-pachigiria-agiria, ipoplasia cerebellare/del verme, genitali ambigui<br />

più lieve nelle<br />

femmine<br />

-<br />

DCX<br />

Xq22.3-q23q<br />

#300067<br />

XLIS


ASSENZA DEL SETTO PELLUCIDO E<br />

DISPLASIA SETTO-OTTICA<br />

L’agenesia del setto pellucido è una rara anomalia che si<br />

verifica in 2-3/100.000 individui nella popolazione generale.<br />

Può essere isolata o far parte di un’anomalia complessa<br />

dello sviluppo cerebrale, quale la displasia settoottica,<br />

l’oloprosencefalia, l’agenesia del corpo calloso e le<br />

malformazioni dello sviluppo corticale.Tali anomalie possono<br />

essere difficili da diagnosticare in epoca prenatale<br />

oltre che per il loro management. E’ stata inoltre descritta<br />

la distruzione del setto pellucido secondaria a idrocefalia<br />

severa (Malinger et al., 1993). Quando associata<br />

a ipoplasia dei nervi ottici, l’agenesia del setto pellucido<br />

è un reperto caratteristico della displasia setto-ottica. La<br />

displasia setto-ottica è stata descritta per la prima volta<br />

da De Morsier (De Morsier, 1956) in una serie di 36<br />

autopsie; è una condizione eterogenea caratterizzata da<br />

un fenotipo variabile con ipoplasia dei nervi ottici, assenza<br />

del setto pellucido e ipoplasia ipofisaria e deficit endocrini<br />

secondari. In un discreto numero di casi possono<br />

essere associati schizencefalia, agenesia del corpo calloso<br />

o altre malformazioni corticali (condizione quest’ultima<br />

definita displasia setto-ottica plus). Questa apparente<br />

eterogeneità ha determinato un certo disaccordo<br />

riguardante l’inquadramento della displasia setto-ottica,<br />

se questa patologia può essere considerata un’unica<br />

entità o, piuttosto, un gruppo eterogeneo di casi patologici.<br />

Patogenesi<br />

La maggior parte dei casi di displasia setto-ottica è sporadica<br />

e sono state suggerite diverse ipotesi per spiegarne<br />

la patogenesi. La descrizione in letteratura di un certo<br />

numero di casi a ricorrenza familiare e l’identificazione,<br />

in pazienti con displasia setto-ottica e fenotipi asso-<br />

A B C<br />

17<br />

ciati, di mutazioni in geni con ruolo chiave nei processi<br />

di sviluppo, quali HESX1, SOX2 e SOX3, suggerisce che<br />

una causa genetica sia probabile nei più comuni casi sporadici<br />

di tale condizione. La precisa eziologia della displasia<br />

setto-ottica è più probabilmente multifattoriale, con<br />

implicazione di fattori sia ambientali che genetici (Kelberman,<br />

Dattani, 2008).<br />

Segni ecografici<br />

L’assenza del setto pellucido con corni frontali comunicanti<br />

può essere un’anomalia isolata o far parte di una<br />

malformazione più complessa, come la displasia setto-ottica<br />

o la oloprosencefalia lobare (Lepinard et al., 2005;<br />

Malinger et al., 2005; Pilu et al., 2005). Nella scansione<br />

coronale il reperto ecografico di assenza del setto pellucido<br />

è caratterizzato da un aspetto squadrato dei corni<br />

anteriori comunicanti tra loro, che nella parte inferiore<br />

finiscono a punta. Se la parte anteriore della scissura<br />

inter-emisferica è normalmente sviluppata, il corpo calloso<br />

e il decorso dell’arteria cerebrale anteriore sono<br />

normali e le colonne del fornice non sono fuse ciò è suggestivo<br />

di assenza del setto pellucido non associato ad<br />

oloprosencefalia, nel qual caso va quindi sospettata una<br />

displasia setto-ottica (Fig. 10).<br />

La diagnosi differenziale tra displasia setto-ottica e agenesia<br />

isolata del setto pellucido è molto difficile e può<br />

basarsi su:<br />

- dosaggio dei livelli materni di estriolo nelle urine e<br />

nel siero;<br />

- dosaggi su sangue fetale di ormone della crescita,<br />

ACTH e prolattina;<br />

- misurazione delle dimensioni del nervo ottico e del<br />

chiasma ottico nel terzo trimestre mediante RMN, alla<br />

ricerca di ipoplasia di queste strutture.<br />

Bisogna tenere presente che l’ipoplasia dei nervi ottici<br />

Figura 10. (A) Scansione coronale mediana del cervello di un feto normale di 23 settimane che dimostra i corni frontali<br />

normalmente sviluppati, il ginocchio (CC) e il cavo del setto pellucido (csp).<br />

(B) Displasia setto-ottica. Scansione coronale mediana del cervello di un feto di 29 settimane che mostra l’assenza del<br />

cavo del setto pellucido e la comunicazione tra i corni frontali. E’ evidente il tipico aspetto dei corni frontali con la parte<br />

inferiore a punta. Il ginocchio del corpo calloso è normalmente sviluppato (CC).<br />

(C) Oloprosencefalia lobare. Piano coronale mediano del cervello di un feto di 30 settimane che dimostra l’assenza del<br />

cavo del setto pellucido e del ginocchio del corpo calloso. I corni frontali sono fusi centralmente, così come lo sono le<br />

colonne dei fornici (freccia) che formano un fascio spesso.


e/o del chiasma, può essere difficile da valutare anche con<br />

la RMN e a volte essa può svilupparsi solo dopo la nascita.<br />

Comunque, in presenza di ipoplasia del chiasma ottico<br />

e/o schizencefalia, la diagnosi di displasia setto-ottica<br />

o di displasia setto-ottica plus deve essere sospettata e<br />

dovrebbe essere confermata dalla presenza di deficit<br />

endocrinologici materni o fetali, caratterizzati da livelli<br />

materni serici e urinari ridotti di estriolo e da bassi livelli<br />

serici fetali di GH,ACTH e TSH (Lepinard et al., 2005).<br />

L’insorgenza e l’entità dei disordini endocrini nei pazienti<br />

affetti da displasia setto-ottica variano considerevolmente.<br />

Infatti, i deficit endocrini sono riscontrati dal 50-90%<br />

dei casi solo durante l’infanzia (Willnow et al., 1996). Per<br />

tale ragione, nonostante una funzione ipofisaria fetale normale<br />

(e normale aspetto del tratto ottico alla RMN fetale),<br />

la displasia setto-ottica non può essere del tutto esclusa<br />

in epoca prenatale. Comunque, in caso di diagnosi di<br />

agenesia del setto nel secondo trimestre, la valutazione<br />

della funzione ipofisaria fetale dovrebbe essere incorporata<br />

nel work-up diagnostico, poiché una sua anomalia,<br />

quando presente, rappresenta un segno tipico di displasia<br />

setto-ottica.<br />

Prognosi<br />

La sintomatologia clinica della displasia setto-ottica è<br />

variabile: i difetti visivi variano dalla cecità ad una visione<br />

pressoché normale; l’insufficienza ipotalamico-ipofisaria,<br />

caratterizzata prevalentemente da deficit di crescita e diabete<br />

insipido, si osserva in 2/3 dei pazienti. In caso di<br />

displasia setto-ottica plus, sono presenti anche convulsioni<br />

e/o deficit motori di tipo spastico.<br />

Le forme isolate di agenesia del setto pellucido sono rare<br />

e si pensa siano asintomatiche. Ad ogni modo, il riscontro<br />

prenatale di una agenesia del setto pellucido isolata<br />

non correla sempre con una normale funzione neurologica<br />

ed eventuali deficit clinici possono essere a volte<br />

associati, dovuti alla presenza di anomalie cerebrali non<br />

evidenziabili con gli ultrasuoni o con la RMN (Belhocine,<br />

2005).<br />

ANOMALIE DELLA DIVISIONE<br />

DEL PROSENCEFALO<br />

OLOPROSENCEFALIA<br />

Il termine “oloprosencefalia” si riferisce ad un gruppo di<br />

malformazioni cerebrali complesse dovute alla divisione<br />

incompleta del prosencefalo in due metà, associate solitamente<br />

a varie anomalie della faccia (Cohen, 2006;<br />

Dubourg et al., 2007; Orioli, Castilla, 2007; Shiota et al.,<br />

2007). L’incidenza dell’oloprosencefalia è di 1 caso ogni<br />

10.000-15.000 nati vivi; essa è più alta negli aborti spontanei<br />

(Matsunaga, Shiota, 1977) (1:250), indicando che la<br />

maggior parte dei feti affetti va incontro ad aborto spontaneo.<br />

Le anomalie cerebrali, caratterizzate da fusione degli emisferi<br />

cerebrali sulla linea mediana, sono associate a varie<br />

anomalie cerebrali della linea mediana, quali assenza del<br />

18<br />

setto pellucido e del corpo calloso, e anomalie della faccia,<br />

quali anoftalmia, ciclopia con proboscide nei casi più<br />

severi, labioschisi mediana, semplice ipotelorismo, sino a<br />

nessuna anomalia nelle forme meno severe (Barkovich,<br />

2000; Blaas et al., 2002; Tortori-Donati et al., 2005;<br />

Dubourg et al., 2007). Nei casi ad espressione familiare<br />

lo spettro fenotipico dell’oloprosencefalia può essere<br />

molto ampio, da malformazioni cerebrali severe a forme<br />

molto lievi. Queste ultime possono essere definite dal<br />

reperto di una MRI cerebrale normale in presenza di lievi<br />

difetti della faccia, quali incisivo centrale singolo, ipotelorismo,<br />

coloboma, uvula bifida, assenza del frenulo<br />

labiale superiore, ipoplasia della parte mediana del volto,<br />

a volte in assenza di ritardo mentale (Cohen, 2006;<br />

Dubourg et al., 2007).<br />

Patogenesi e classificazione<br />

L’eziologia dell’oloprosencefalia è eterogenea (Tab. 5). Le<br />

cause identificate sono di tipo cromosomico, monogenico<br />

e teratogenico. Aberrazioni cromosomiche sono<br />

presenti nel 14-47% dei casi (Croen et al., 1996; Olsen<br />

et al., 1997; Bullen et al., 2001; Ong et al., 2007), in particolare<br />

la trisomia 13. L’eredità monogenica delle condizioni<br />

non sindromiche (Tab. 6) comprende più comunemente<br />

forme autosomiche dominanti ad espressione<br />

variabile e penetranza incompleta; sono state descritte<br />

anche forme a trasmissione autosomica recessiva e altre<br />

legate al cromosoma X. Ad oggi si conoscono 9 geni le<br />

cui mutazioni sono causa di oloprosencefalia nella razza<br />

umana: SHH, PTCH, GLI2, ZIC2,TDGF1,TMEM1,TGIF,<br />

FAST1 and SIX3 (Cohen, 2006; Orioli, Castilla, 2007; Shiota<br />

et al., 2007). Poiché numerosi processi di sviluppo sono<br />

collegati alla proteina SHH, molte mutazioni sono tra esse<br />

correlate. La proteina SHH sembra essere un regolatore<br />

dello sviluppo del tubo neurale ventrale, essendo implicata<br />

nella sua induzione e differenziazione. Negli ultimi<br />

20 anni è divenuto chiaro che un difetto primario dell’induzione<br />

ventrale e modellamento del tubo neurale<br />

rostrale può essere importante e che il piatto precordale<br />

può giocare un ruolo di primo piano nella genesi<br />

dell’oloprosencefalia. Aberrazioni delle cellule della linea<br />

mediana ventrale che esprimono la proteina SHH, o anomalie<br />

del ciclo metabolico della stessa proteina, ambedue<br />

di importanza critica nel normale sviluppo del prosencefalo,<br />

sembrano giocare un ruolo primario in questo<br />

disordine.<br />

Cohen ha enumerato diverse sindromi monogeniche<br />

caratterizzate da oloprosencefalia (Cohen, 2006) (Tab. 7).<br />

Alcuni fattori ambientali e metabolici, quali l’embriopatia<br />

diabetica e da acido retinoico e la sindrome feto-alcolica,<br />

possono essere implicati nella genesi dell’oloprosencefalia.<br />

Attualmente, in circa il 70% dei casi di oloprosencefalia<br />

le basi molecolari della condizione rimangono sconosciute,<br />

suggerendo l’implicazione di molti altri geni o fattori<br />

ambientali. Di conseguenza, per spiegare l’estrema variabilità<br />

della manifestazione clinica è stata proposta una<br />

genesi multifattoriale con il concorso di fattori genetici<br />

e ambientali (Dubourg et al., 2007).


SHH<br />

ZIC2<br />

SIX3<br />

TGIF<br />

GLI2<br />

Gene<br />

FAST1 (FOXH1)<br />

PTCH1<br />

TDGF1 (CRIPTO)<br />

TMEM1<br />

Tabella 5<br />

Cause e condizioni associate ad oloprosencefalia<br />

Causa/Condizione<br />

Anomalie cromosomiche:<br />

trisomia 13<br />

trisomia 18<br />

triploidia<br />

Altre: delezioni, duplicazioni, monosomia parziale 14q<br />

Aberrazioni criptiche sbilanciate<br />

Oloprosencefalia sindromica:<br />

autosomiche dominanti<br />

autosomiche recessive<br />

X-linked<br />

Oloprosencefalia non sindromica:<br />

(vedi Tab. 6)<br />

Fattori ambientali:<br />

acido retinoico<br />

alcol etilico<br />

salicilati<br />

estro/progestinici<br />

anticonvulsivanti<br />

citomegalovirus<br />

rosolia<br />

toxoplasma<br />

Disordini metabolici:<br />

diabete materno<br />

Tabella 6<br />

Mutazioni genetiche associate con oloprosencefalia<br />

Locus<br />

7q36-qter<br />

13q32<br />

2p21<br />

18p11.3<br />

2q14<br />

8q24-3<br />

9q22-3<br />

3P23-P21<br />

21q22-3<br />

Nome<br />

HPE3<br />

HPE5<br />

HPE2<br />

HPE4<br />

HPE9<br />

-<br />

HPE7<br />

-<br />

HPE1<br />

La classificazione più largamente accettata dell’oloprosencefalia<br />

riconosce tre varietà maggiori: alobare, semilobare<br />

e lobare, sulla base della gravità della malformazione a livello<br />

del cervello (e della faccia), che segue un gradiente ante-<br />

Tipo di oloprosencefalia e reperti clinici<br />

da ciclopia/oloprosencefalia alobare a normale 600725, #142945<br />

alobare, semilobare, linea mediana interemisferica, microcefalia,<br />

idrocefalia, agenesia del corpo calloso, normale o<br />

anomalie facciali lievi<br />

603073, #609637<br />

semilobare, alobare, ciclopia, microcefalia, difetti craniofaciali<br />

603714, #157170<br />

lobare, semilobare, agenesia del corpo calloso, microcefalia,<br />

difetti cranio-faciali<br />

602630, #142946<br />

alobare, anomalie pituitarie, microcefalia, idrocefalo,<br />

difetti cranio-faciali<br />

#610829, 165230<br />

non determinato<br />

#603621<br />

da semilobare a lobare con difetti cranio-faciali a normale 601309, #610828<br />

difetti cranio-faciali minori, microcefalia, ventricolo singolo 187395<br />

alobare<br />

602103<br />

19<br />

Cariotipo fetale<br />

Complemento diagnosi<br />

FISH, CGH array, cariotipo parentale<br />

Valutazione reperto ecografico e anamnesi familiare<br />

(vedi Tab. 7)<br />

Anamnesi familiare - esame dei genitori alla ricerca di<br />

microforme e/o analisi di mutazioni parentali<br />

Anamnesi prenatale<br />

Anamnesi familiare<br />

OMIM<br />

ro-posteriore di severità in cui la condizione più grave presenta<br />

il maggiore deficit malformativo a livello della porzione<br />

anteriore del cervello (Fig. 11). In realtà non ci sono limiti<br />

precisi fra le tre varianti e possono essere identificate for-


Sindrome genetica<br />

Autosomiche<br />

dominanti<br />

Disgnazia complex<br />

Kallman<br />

Pallister-Hall<br />

Rubinstein-Taybi<br />

Steinfeld<br />

Displasia tanatoforica<br />

tipo II<br />

Autosomiche<br />

recessive<br />

Atassia<br />

spinocerebellare<br />

(Van Bogaert-Martin)<br />

Ivemark (eterotassia e<br />

oloprosencefalia)<br />

Idroletale<br />

Lambotte<br />

Meckel-Gruber tipo I<br />

Pseudotrisomia 13<br />

Smith-Lemli-Opitz<br />

Aprosencefalia XK<br />

X-linked<br />

Aicardi (D)<br />

Ectrodattilia (R)<br />

Ipocinesia/acinesia<br />

fetale (R)<br />

Tabella 7<br />

Sindromi genetiche associate con oloprosencefalia<br />

OMIM<br />

%202650<br />

#147950<br />

#146510<br />

#180849<br />

184705<br />

#187601<br />

%271250<br />

%208530<br />

#236680<br />

245552<br />

#249000<br />

#270400<br />

264480<br />

%304050<br />

300571<br />

306990<br />

Locus<br />

sconosciuto<br />

8p11.2-p11.1<br />

7p13<br />

16p13.3<br />

sconosciuto<br />

6p23-p21<br />

sconosciuto<br />

11q24.2<br />

17q22-q23<br />

11q12-q13<br />

Xp22<br />

sconosciuto<br />

sconosciuto<br />

me intermedie. L’oloprosencefalia, quindi, andrebbe considerata<br />

come uno spettro continuo che va dalle forme alobari<br />

più severe, caratterizzate da un’aspettativa di vita molto<br />

limitata, alle forme più lievi, nelle quali l’anomalia può esse-<br />

Gene<br />

PROKR2<br />

GLI3<br />

REBBP<br />

FGFR3<br />

HYLS1<br />

20<br />

Altri possibili reperti ecografici prenatali<br />

ipoplasia o agenesia mandibolare, anomalie scheletriche<br />

e genitourinarie, cardiopatie congenite, situs inversus,<br />

polidramnios<br />

schisi facciale mediana<br />

micrognatia, polmone assente, cardiopatie congenite,<br />

anomalie renali, anomalie delle dita, IUGR lieve<br />

cardiopatie congenite, spina bifida, clinodattilia del 5°<br />

dito, alluci sovrapposti, polidramnios<br />

ipoplasia di radio/ulna, pollici assenti, labiopalatoschisi<br />

mediana, cardiopatie congenite, anomalie renali, colecisti<br />

assente<br />

femori dritti e relativamente normali, cranio a trifoglio<br />

reperti ecografici prenatali generalmente assenti<br />

asplenia/polisplenia, situs ambiguus, cardiopatie congenite<br />

idrocefalia, anomalie della girazione, schisi facciale, micrognatia,<br />

microftalmia, cardiopatie congenite, polidattilia,<br />

piede torto, polidramnios<br />

microcefalia, IUGR<br />

cefalocele occipitale, reni cistici, polidattilia, oligoamnios<br />

anomalie facciali severe, polidattilia postassiale, cardiopatie<br />

congenite<br />

microcefalia, sindattilia, anomalie dei genitali, schisi facciale<br />

anomalie facciali severe, polidattilia postassiale, cardiopatie<br />

congenite<br />

microftalmia, cisti dei plessi corioidei, papilloma del plesso<br />

corioideo, malformazione di Dandy-Walker, schisi facciale<br />

ectrodattilia, schisi facciale, ipotelorismo, craniosinostosi,<br />

agenesia del radio<br />

microcefalia, IUGR<br />

re identificata accidentalmente. Sebbene questa categorizzazione<br />

sia utile per dare un’idea della severità del quadro,<br />

è chiaro che diversi reperti importanti, quali alcune anomalie<br />

corticali associate, non possono essere incluse in que-


sto schema classificativo. Recentemente<br />

è stata descritta un’altra<br />

variante: l’oloprosencefalia interemisferica<br />

mediana (sintelencefalia), che<br />

colpisce soprattutto il prosencefalo<br />

dorsale; essa rappresenta un’eccezione<br />

alla regola del coinvolgimento in<br />

senso antero-posteriore (Simon et al.,<br />

2002) e potrebbe essere una forma<br />

a sé stante (Fig. 11).<br />

Nella oloprosencefalia alobare si ha<br />

una mancata divisione del prosencefalo<br />

longitudinalmente nei due emisferi<br />

cerebrali, trasversalmente in<br />

telencefalo e diencefalo e orizzontalmente<br />

nei tratti e bulbi olfattivi. E’<br />

caratterizzata da un singolo ventricolo<br />

cerebrale primitivo con un’ampia<br />

cisti dorsale. Nessuna fra le strutture<br />

della linea mediana è presente, compresa la falce<br />

cerebrale, la scissura interemisferica, il setto pellucido, il<br />

corpo calloso e il terzo ventricolo, e i talami sono fusi sulla<br />

linea mediana.<br />

La varietà semilobare è caratterizzata dalla presenza di ventricoli<br />

laterali rudimentali con corni posteriori abbozzati,<br />

sviluppo parziale della scissura interemisferica e della falce<br />

cerebrale, presenti solo posteriormente. Sono presenti<br />

inoltre sia la fusione parziale dei talami che l’agenesia parziale<br />

del corpo calloso. Il setto pellucido è assente.<br />

La varietà lobare è caratterizzata dalla fusione dei corni<br />

frontali, che mostrano un’ampia comunicazione col terzo<br />

ventricolo, agenesia parziale del corpo calloso e assenza<br />

del setto pellucido.<br />

Occorre sottolineare che l’oloprosencefalia è l’unica<br />

malformazione cerebrale descritta nella quale la parte<br />

posteriore del corpo calloso si forma in assenza della formazione<br />

della parte anteriore.<br />

Segni ecografici<br />

La diagnosi prenatale di oloprosencefalia è possibile (Fig.<br />

12) e i criteri diagnostici sono ben<br />

stabiliti (Pilu et al., 1987). La diagnosi<br />

precoce nel primo trimestre di<br />

oloprosencefalia alobare è riportata<br />

in letteratura e si basa sulla visualizzazione<br />

di un ventricolo unico<br />

(Turner et al., 1999; Blaas et al.,<br />

2000) (Fig. 12).<br />

L’evidenziazione di anomalie dei<br />

ventricoli cerebrali sul piano assiale<br />

del cervello fetale e di anomalie della<br />

faccia sono di solito il primo passo<br />

del processo diagnostico (Paladini<br />

e Volpe, 2007). In ogni caso, la<br />

diagnosi definitiva può essere difficile,<br />

soprattutto nei casi di oloprosencefalia<br />

lobare. Infatti, la diagnosi<br />

della forma lobare richiede il piano<br />

coronale mediano per dimostrare<br />

Figura 11. Lo schema rappresenta le diverse varianti dell’oloprosencefalia, a confronto<br />

con un cervello normale.<br />

21<br />

l’assenza del cavo del setto pellucido e la fusione centrale<br />

dei corni frontali (Fig. 10) che comunicano con il<br />

terzo ventricolo (Pilu et al., 1992).<br />

L’aspetto dei corni frontali, che assumono una forma<br />

squadrata “a scatola”, in sezione coronale ricorda quello<br />

della displasia setto-ottica (Fig. 10). La presenza della<br />

fusione delle colonne del fornice e l’assenza del normale<br />

sviluppo della scissura interemisferica nella sua parte<br />

più rostrale aiuta a differenziare l’oloprosencefalia lobare<br />

dalla displasia setto-ottica (Fig. 10). Recentemente, per<br />

differenziare queste due entità si è fatto ricorso ad un<br />

segno ecografico addizionale: nell’oloprosencefalia lobare<br />

l’arteria cerebrale anteriore è spesso spinta anteriormente<br />

al di sotto dell’osso frontale da un ponte di tessuto<br />

corticale anormale tra i due giri frontali (Bernard<br />

et al., 2002).<br />

Questo segno, detto del “serpente sotto la teca cranica”<br />

è chiaramente visibile nella sezione longitudinale<br />

mediana del cervello fetale (Fig. 13).<br />

La RMN è utile in quanto può consentire la valutazione<br />

dei nervi ottici nel terzo trimestre. Nell’oloprosencefalia<br />

A B<br />

Figura 12. (A) Oloprosencefalia alobare: piano assiale del cervello di un feto a<br />

13 settimane che mostra i talami fusi (T), l’assenza delle strutture della linea<br />

mediana e una cavità monoventricolare.<br />

(B) Oloprosencefalia semilobare: sezione assiale di un cervello fetale a 22 settimane.<br />

La scissura interemisferica (freccia) è presente posteriormente ma<br />

assente anteriormente e crea un ventricolo unico.


A B<br />

Figura 13. (A) Scansione sagittale mediana di un cervello fetale normale a 24<br />

settimane. Dimostrazione con color Doppler dell’arteria cerebrale anteriore<br />

(ACA) che dà origine all’arteria pericallosa (PA).<br />

(B) Oloprosencefalia lobare in un feto di 25 settimane. L’arteria cerebrale anteriore<br />

è spinta verso l’esterno, al di sotto dell’osso frontale (segno del “serpente<br />

sotto la teca cranica”), da un ponte di tessuto corticale anomalo fra i due<br />

giri frontali (frecce piccole).<br />

lobare l’ipoplasia dei nervi ottici non è presente, al contrario<br />

della displasia setto-ottica. Inoltre, la fusione delle colonne<br />

dei fornici che dà luogo ad una piccola formazione ecogenica<br />

all’interno del terzo ventricolo, tipica dell’oloprosencefalia<br />

lobare, può essere meglio dimostrata dalla RMN.<br />

La differenziazione fra oloprosencefalia semilobare e lobare<br />

può essere difficile, dato che non esistono confini netti<br />

fra le due forme. Nei casi in cui il terzo ventricolo è<br />

completamente sviluppato, quando è presente uno sviluppo<br />

parziale dei corni frontali e sono completamente<br />

formati splenio e parte posteriore del corpo calloso, la<br />

variante può essere classificata come lobare.<br />

In caso di oloprosencefalia è necessaria un’attenta valutazione<br />

ecografica della faccia fetale. Lo spettro di anomalie<br />

facciali, causate da uno sviluppo anormale delle strutture<br />

della linea mediana, varia dalla ciclopia a dismorfismi<br />

lievi. Più severe sono le anomalie della faccia, più sono pronunciate<br />

le lesioni cerebrali (DeMyer et al., 1964) (“la faccia<br />

predice il cervello” nell’80% dei casi), ma non è sempre<br />

vero il contrario: circa il 15-20% dei casi di oloprosencefalia<br />

alobare sono associati solo con dismorfismi facciali<br />

minori. Le anomalie facciali più frequenti sono solitamente<br />

classificate nei seguenti tipi principali: ciclopia, con<br />

orbita unica sulla linea mediana o assenza degli occhi; arinia,<br />

con o senza proboscide; etmocefalia, con evidente ipotelorismo<br />

e proboscide localizzata tra gli occhi; cebocefalia,<br />

con ipotelorismo meno pronunciato e naso con narice<br />

singola; labiopalatoschisi mediana, con agenesia premascellare;<br />

agenesia premascellare isolata e anomalie lievi non<br />

diagnosticabili con l’ecografia prenatale (come ad esempio<br />

un incisivo singolo centrale).<br />

Gestione e prognosi<br />

L’oloprosencefalia è frequentemente associata con anomalie<br />

che coinvolgono il sistema nervoso centrale (microcefalia<br />

e malformazione di Dandy-Walker), il cuore, lo<br />

scheletro e il tratto gastro-intestinale.<br />

Quando viene individuato un quadro di oloprosencefalia<br />

fetale, dovrebbe sempre essere eseguito lo studio del<br />

cariotipo. Inoltre, l’elevato rischio sindromico impone la<br />

ricerca approfondita di altre anomalie strutturali associa-<br />

22<br />

te. In caso di cariotipo normale, i<br />

genitori dovrebbero essere indirizzati<br />

verso un consulto genetico, che<br />

deve comprendere la raccolta dettagliata<br />

dell’anamnesi familiare (particolarmente<br />

attenta alla ricerca di<br />

aborti e morti neonatali), un esame<br />

clinico rivolto alla identificazione di<br />

forme minori di oloprosencefalia e la<br />

ricerca di mutazioni nei genitori. Nei<br />

casi di aborto spontaneo dovrebbe<br />

essere eseguito un esame autoptico.<br />

La valutazione genetica è particolarmente<br />

importante nei casi di feto<br />

affetto da oloprosencefalia con cariotipo<br />

euploide per stimare il rischio di<br />

ricorrenza in gravidanze future e per<br />

intraprendere gli studi molecolari<br />

indicati dal caso. L’identificazione di mutazioni responsabili<br />

di oloprosencefalia può conferire un rischio di ricorrenza<br />

significativo, fino al 20%, in una famiglia clinicamente normale<br />

(David et al., 2007).<br />

Nei casi più severi il deficit neurologico è già evidente nel<br />

periodo neonatale sotto forma di ipotonia generalizzata,<br />

convulsioni, problemi di nutrizione e ritardo mentale. Sono<br />

comunemente associati disordini endocrini, quali diabete<br />

insipido e deficit dell’ormone della crescita.<br />

Sebbene molti feti con oloprosencefalia vadano incontro<br />

ad aborto spontaneo, esiste una convinzione errata<br />

sul fatto che bambini affetti da tale anomalia non raggiungano<br />

l’età adulta. Se ciò è vero per le forme più gravi,<br />

un numero significativo di pazienti con forme più lievi di<br />

oloprosencefalia sopravvive oltre l’infanzia (Plawner et al.,<br />

2002). L’aspettativa di vita è solitamente peggiore in presenza<br />

di anomalie cromosomiche.<br />

Tra i casi con cariotipo normale esiste una relazione inversa<br />

fra severità del fenotipo facciale e sopravvivenza.<br />

■ Bambini con ciclopia o etmocefalia generalmente non<br />

sopravvivono oltre una settimana dalla nascita (Croen<br />

et al., 1996).<br />

■ Circa il 50% dei bambini con oloprosencefalia alobare<br />

muore entro 4-5 mesi dalla nascita e il 20% sopravvive<br />

oltre il primo anno di vita (Barr, Cohen, 1999).<br />

■ Più del 50% di bambini con oloprosencefalia lobare<br />

o semilobare isolata senza associazione con malformazioni<br />

significative di altri organi sono vivi a 12 mesi<br />

di vita (Olsen et al., 1997; Barr, Cohen, 1999). Quasi<br />

tutti hanno vista e udito apparentemente normali<br />

(Barr, Cohen, 1999).<br />

Un discreto numero di pazienti con forme lievi isolate<br />

di oloprosencefalia sopravvive almeno fino all’adolescenza<br />

e sono in grado di parlare presentando solo un lieve<br />

deficit cognitivo (Plawner et al., 2002).<br />

In conclusione, in presenza di una diagnosi prenatale di oloprosencefalia<br />

fetale, nella consulenza con le famiglie occorre<br />

sottolineare la prognosi sfavorevole delle forme più severe<br />

e/o associate ad anomalie gravi.Viceversa, nelle forme isolate<br />

è importante riconoscere che le varianti più lievi sono<br />

caratterizzate da una sopravvivenza relativamente lunga.


Conclusioni<br />

Negli ultimi anni le analisi molecolari hanno fatto luce sul<br />

contributo di geni maggiori nella differenziazione e modellamento<br />

del cervello fetale. Nonostante questo, la<br />

patogenesi delle anomalie cerebrali della linea mediana<br />

non è ancora completamente conosciuta.Tali anomalie<br />

possono essere accuratamente diagnosticate mediante<br />

la neurosonografia fetale. La RMN rappresenta un valido<br />

ausilio nella valutazione delle MCD associate con agenesia<br />

del corpo calloso e del setto pellucido. La diagnosi<br />

differenziale fra la displasia setto-ottica e l’agenesia del<br />

setto pellucido è estremamente difficoltosa, anche con<br />

la RMN. Nel futuro i nuovi sviluppi nel campo della diagnosi<br />

molecolare e nuove sequenze della RMN fetale<br />

potranno essere di aiuto in tale ambito.<br />

E’ chiaro che gli operatori che si occupano di neurosonografia<br />

fetale devono collaborare con altri specialisti,<br />

quali neuroradiologi, neurologi pediatri, genetisti e neuropatologi,<br />

al fine di fornire il miglior tipo di consulenza<br />

alle famiglie.<br />

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2758.<br />

COMMENTO<br />

Le anomalie del prosencefalo fetale rappresentano un<br />

gruppo di patologie difficili da identificare o categorizzare<br />

in epoca prenatale e caratterizzate da un ampio spettro<br />

di possibili manifestazioni cliniche postnatali. Di conseguenza<br />

il counselling con la famiglia, la previsione prognostica<br />

e la gestione di queste condizioni sono estremamente<br />

problematiche. Il presente articolo rappresenta<br />

un’eccellente sintesi aggiornata sull’argomento; oltre<br />

alla descrizione chiara e completa dei reperti ecografici,<br />

i lettori possono trovare nozioni utili per la diagnosi differenziale<br />

e spunti preziosi per il management.<br />

L’oloprosencefalia ha una manifestazione clinica che può<br />

variare da malformazioni cerebrali e facciali severe, facilmente<br />

identificabili in epoca prenatale precoce, a forme<br />

molto lievi senza ritardo mentale, il cui riconoscimento<br />

o differenziazione dalla displasia setto-ottica possono<br />

essere particolarmente difficoltosi. In caso di oloprosencefalia<br />

lobare due scansioni ecografiche del cervello fetale<br />

risultano partricolarmente utili: quella coronale mediana<br />

(assenza del cavo del setto pellucido, forma “a scatola”<br />

dei corni frontali, fusione dei fornici, assenza del normale<br />

sviluppo della scissura interemisferica anteriormente)<br />

e quella longitudinale mediana (segno del “serpente<br />

sotto la teca cranica”, visibile con color-power Doppler).<br />

Il sospetto prenatale di oloprosencefalia impone ulteriori<br />

indagini utili per la conferma diagnostica e il calcolo del<br />

rischio di ricorrenza in gravidanze successive, quali: lo studio<br />

del cariotipo fetale, la ricerca accurata di altre anomalie<br />

anatomiche fetali associate, un consulto genetico<br />

familiare approfondito alla ricerca di mutazioni ed espressioni<br />

fenotipiche anche lievi, la RMN nel III trimestre. La<br />

prognosi postnatale dipende dalla severità del difetto<br />

malformativo: essa è sfavorevole nelle forme più severe<br />

e/o associate ad anomalie gravi, mentre nelle forme lobari<br />

lievi la sopravvivenza può essere relativamente lunga,<br />

anche in assenza di un evidente deficit cognitivo.<br />

La diagnosi ecografica prenatale di agenesia completa o<br />

parziale del corpo calloso, possibile intorno alle 20 settimane<br />

di gestazione, si basa sul riscontro di segni indiretti<br />

evidenti con i piani di scansione assiali (mancata evidenziazione<br />

del cavo del setto pellucido, colpocefalia, terzo<br />

ventricolo spostato in alto) e di segni diretti e indi-<br />

24<br />

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179-184.<br />

retti ottenibili mediante il ricorso a piani di scansione non<br />

abituali, sia coronali (corni anteriori separati e con pareti<br />

mediali che presentano una concavità) che sagittali<br />

(mancata o parziale evidenza del corpo calloso e del giro<br />

del cingolo e dei solchi mediani con un aspetto radiale<br />

atipico che converge verso il terzo ventricolo). L’alto tasso<br />

di falsi negativi può essere ridotto mediante il ricorso<br />

all’approccio transvaginale in caso di presentazione<br />

cefalica, al color-power Doppler (studio del decorso dell’arteria<br />

pericallosa) e alla metodica 3D multiplanare. Il<br />

sospetto ecografico prenatale di agenesia del corpo calloso<br />

impone la ricerca accurata di malformazioni associate,<br />

l’ecocardiografia fetale, l’esame del cariotipo fetale,<br />

i test infettivologici e una RMN del cervello fetale a<br />

28-32 settimane (ricerca di ritardo della solcazione, anomalie<br />

di migrazione ed eterotopia). La prognosi della condizione<br />

dipende dalla presenza di anomalie associate; la<br />

famiglia deve essere informata che anche nelle forme isolate<br />

è possibile la presenza di un significativo ritardo di<br />

sviluppo neurologico che può manifestarsi anche tardivamente<br />

nella vita postnatale.<br />

L’agenesia del setto pellucido può essere isolata o far<br />

parte di un’anomalia complessa dello sviluppo cerebrale.<br />

Se associata a ipoplasia dei nervi ottici, l’agenesia del<br />

setto pellucido è un reperto caratteristico della displasia<br />

setto-ottica, condizione fenotipicamente eterogenea<br />

caratterizzata da deficit endocrini e visivi. La diagnosi ecografica<br />

prenatale è difficile e si basa sulla mancata visualizzazione<br />

del cavo del setto pellucido nella scansione<br />

assiale usualmente usata per la misurazione del diametro<br />

biparietale e sulla scansione coronale che consente<br />

di evidenziare l’aspetto comunicante e squadrato dei<br />

corni anteriori che nella parte inferiore finiscono a punta.<br />

La diagnosi differenziale con la displasia setto-ottica<br />

è possibile mediante la ricerca di disturbi endocrini<br />

materni e fetali (livelli materni serici e urinari ridotti di<br />

estriolo e bassi livelli serici fetali di GH, ACTH e TSH)<br />

e la valutazione dei nervi ottici nel III trimestre mediante<br />

RMN. Le difficoltà del counselling con la famiglia sono<br />

dovute al fatto che la presentazione clinica della displasia<br />

setto-ottica è estremamente variabile e che anche il<br />

riscontro prenatale di agenesia isolata del setto pellucido<br />

può essere complicata da deficit clinici nella vita postnatale.


<strong>Area</strong> Aggiornamento Professionale<br />

IL CERVELLETTO FETALE: ERRORI<br />

DIAGNOSTICI E MANAGEMENT<br />

Prenatal Diagnosis 2009; 29: 372-380<br />

G. Malinger, D. Lev,T. Lerman-Sagie<br />

Fetal Neurology Clinic, Prenatal Diagnosis Unit,<br />

Department of Obstetrics and Gynecology; Genetics<br />

Institute and Pediatric<br />

Neurology Unit,The Edith Wolfson Medical Center,<br />

Holon and Sackler School of Medicine,Tel Aviv University,Tel<br />

Aviv, Israel<br />

Traduzione e commento a cura di:<br />

G. Rembouskos<br />

UO Dipartimentale di Medicina Fetale,<br />

Ospedale Di Venere-Bari e Sarcone-Terlizzi<br />

SOMMARIO<br />

La diagnosi prenatale delle anomalie cerebellari congenite<br />

e acquisite è possibile mediante ecografia e risonanza<br />

magnetica. Nonostante i numerosi studi condotti<br />

su questo argomento esistono comunque significativi<br />

dubbi diagnostici. Questa review evidenzia 5 possibili<br />

cause di errori nella diagnosi delle anomalie cerebellari:<br />

confusione nella descrizione delle differenti patologie<br />

vermiane (Dandy-Walker Variant, ipoplasia vermiana<br />

e agenesia vermiana); diagnosi prematura di anomalia<br />

dello sviluppo vermiano; difficoltà nella differenziazione<br />

ecografica tra verme ed emisfero cerebellare; sviluppo<br />

tardivo della ipoplasia/atrofia cerebellare e diagnosi<br />

differenziale nell’ambito delle anomalie monolaterali<br />

del cervelletto.<br />

INTRODUZIONE<br />

Più di cent’anni fa, Joseph A. Blake commentava all’apertura<br />

di un suo articolo riguardo la formazione embriologica<br />

del IV ventricolo:<br />

La mia indagine su questo argomento è stimolata dalla contraddittorietà<br />

delle opinioni e dall’assoluta mancanza di conoscenza<br />

riguardo la comunicazione tra la cavità del quarto<br />

ventricolo e lo spazio subaracnoideo (Blake, 1900).<br />

Nonostante i suoi studi, quelli di altri autori ed il progresso<br />

nell’imaging, inclusa l’introduzione dell’ecografia<br />

e della risonanza magnetica, la nostra conoscenza sullo<br />

sviluppo cerebellare oltre il periodo embriologico rimane<br />

molto limitata impedendo in molti casi una differenziazione<br />

chiara tra condizione fisiologica e patologica.<br />

Carroll et al. (2000) hanno rilevato una assenza di cor-<br />

29<br />

relazione nel 57% dei casi (8 su 14 feti) tra anomalie<br />

cerebellari descritte all’esame ecografico ed i corrispettivi<br />

risultati autoptici nei feti abortiti. Risultati simili sono<br />

stati ottenuti di recente in uno studio più ampio su 44<br />

feti con una diagnosi ecografica di malformazione di<br />

Dandy-Walker (DWM); l’esame ecografico ha portato<br />

ad una diagnosi errata in 26 pazienti (Philips et al., 2006).<br />

L’introduzione della risonanza magnetica (RM) come<br />

metodica diagnostica complementare ha dimostrato che<br />

la diagnosi corretta di ipoplasia della parte inferiore del<br />

verme cerebellare è altrettanto difficile con questa tecnica<br />

con un tasso di falsi positivi del 32% (Limperopoulos<br />

et al., 2006). L’ipoplasia della parte inferiore del verme<br />

cerebellare è stata associata con diverse sindromi<br />

caratterizzate da ritardo mentale ed autismo; pertanto,<br />

gli esperti di medicina fetale dovrebbero essere consapevoli<br />

ed attenti nel fare questa diagnosi in utero. Potenziali<br />

errori esistono anche nella diagnosi di ipoplasia cerebellare<br />

fetale.<br />

Lo scopo di questa review è quello di presentare e discutere<br />

i diversi pattern US che potrebbero portare ad una<br />

diagnosi errata (falsi negativi-falsi positivi) riguardante lo<br />

sviluppo normale o anomalo del cervelletto fetale. Un<br />

approccio alla valutazione del cervelletto e del verme e<br />

diverse flow-chart per la diagnosi di specifiche patologie<br />

cerebellari sono state precedentemente proposte da<br />

diversi gruppi (Smith et al., 1986; Pilu et al., 1987; Malinger<br />

et al., 2001;Adamsbaum et al., 2005; Guibaud, des Portes,<br />

2006; ISUOG, 2007). La valutazione ecografica dovrebbe<br />

includere immagini multiplanari del cervelletto (Fig. 1<br />

A-C): il piano assiale è utile nella valutazione del diametro<br />

transcerebellare, delle dimensioni del quarto ventricolo<br />

e dello spessore dei peduncoli cerebellari (Fig. 1 A);<br />

il piano coronale permette la differenziazione tra emisferi<br />

e verme cerebellare (Fig. 1 B). Il piano sagittale mediano<br />

è quello più importante in quanto permette la visualizzazione<br />

dei lobuli del verme, delle scissure e della forma<br />

del fastigium; permette inoltre misurazioni del diametro<br />

e della superficie del verme e il calcolo del rapporto<br />

tra la parte superiore e quella inferiore. Nello stesso piano<br />

si possono anche valutare forma e dimensioni del ponte,<br />

della cisterna magna e del tentorio (Figg. 1 C e 2 E).<br />

Sulla base dell’esperienza acquisita nella Clinica di Neurologia<br />

Fetale al Wolfson Medical Center su 125 feti con<br />

sospette anomalie cerebellari (Halawa et al., 2007), abbiamo<br />

evidenziato cinque diverse situazioni che possono esitare<br />

in errori diagnostici e di counselling: confusione tra<br />

le diverse entità nella descrizione delle patologie del verme<br />

(Dandy-Walker variant, ipoplasia vermiana ed agenesia<br />

del verme); diagnosi prematura di anomala formazione<br />

del verme; difficoltà nella differenziazione ecografica<br />

tra emisferi cerebellari e verme; sviluppo tardivo di<br />

ipoplasia/atrofia del verme e diagnosi differenziale nell’ambito<br />

delle anomalie cerebellari unilaterali.<br />

Le definizioni delle diverse patologie cerebellari che possono<br />

essere diagnosticate in utero sono riportate nella<br />

tabella 1.


A<br />

C<br />

Dandy-Walker malformation<br />

Agenesia del verme<br />

- completa<br />

- parziale<br />

Ipoplasia del verme<br />

Rombencefalosinapsi<br />

Ipoplasia cerebellare<br />

Ipoplasia pontocerebellare<br />

Atrofia cerebellare<br />

Mega cisterna magna<br />

Cisti aracnoidea della fossa posteriore<br />

Blake pouch cyst (chiusura ritardata del verme)<br />

Danno cerebellare unilaterale<br />

Tabella 1<br />

Definizione di patologie cerebellari<br />

30<br />

B<br />

Figura 1.Valutazione multiplanare del cervelletto.<br />

(A) Piano assiale a 28 settimane gestazionali con calcolo<br />

del diametro transcerebellare (cereb) e dell’ampiezza della<br />

fossa posteriore (2).<br />

(B) Piano coronale a 33 settimane gestazionali, le scissure<br />

vermiane vengono visualizzate come linee parallele<br />

(frecce). Gli emisferi cerebellari sono meno ecogenici; piani<br />

superficiali possono permettere la visualizzazione dei<br />

folia cerebellari (punta di freccia).<br />

(C) Piano sagittale mediano a 33 settimane gestazionali<br />

che evidenzia i lobuli vermiani, le scissure e la forma del<br />

quarto ventricolo con il fastigium (F).Altre strutture evidenziate<br />

sono la cisterna magna (CM), il ponte (P), il tentorio<br />

(T) ed il corpo calloso (CC).<br />

Dilatazione cistica del quarto ventricolo, verme ipoplasico<br />

e sollevamento del tentorio<br />

Il verme è del tutto assente<br />

Parte del verme è assente mentre la parte restante è anatomicamente<br />

di volume normale<br />

Verme normalmente formato ma di dimensioni ridotte<br />

Fusione degli emisferi cerebellari con diversa gradazione<br />

di agenesia vermiana<br />

Cervelletto normalmente formato con diametro transcerebellare<br />

ridotto<br />

Ipoplasia cerebellare associata a ponte piatto<br />

Cervelletto formato normalmente con arresto della sua<br />

crescita nel III trimestre. Non può essere distinta dall’ipoplasia<br />

in assenza di documentazione di normale cervelletto<br />

nel II trimestre<br />

Cisterna magna >10 mm con normali strutture cerebellari<br />

Tasca retrocerebellare contenente liquido cerebro-spinale<br />

non comunicante con la cisterna magna<br />

Comunicazione apparente tra il quarto ventricolo e la fossa<br />

posteriore con verme normale<br />

Le scissure vermiane ed il fastigium appaiono normali<br />

Distruzione totale o parziale secondaria ad emorragia/infarto/infezione<br />

prenatale


CONFUSIONE ESISTENTE<br />

NELLA DESCRIZIONE DELLE<br />

DIVERSE PATOLOGIE VERMIANE<br />

(DANDY-WALKER VARIANT,<br />

IPOPLASIA DEL VERME,<br />

AGENESIA DEL VERME)<br />

La confusione riscontrata in Letteratura riguardo le patologie<br />

del verme deriva da due problemi basilari: l’uso del<br />

termine Dandy-Walker variant (DWV) che include un<br />

gruppo eterogeneo di anomalie e l’uso scorretto dei termini<br />

ipoplasia ed agenesia del verme. Parisi e Dobyns<br />

(2003) nel loro articolo sulle anomalie del tronco cerebrale<br />

e del cervelletto affrontano la confusione creata dal<br />

termine DWV relativa alla descrizione dei diversi gradi<br />

di ipoplasia vermiana con modica rotazione verso l’alto<br />

del verme associata a differenti entità di raccolta liquida<br />

in fossa cranica posteriore. Raccomandano di abbandonare<br />

questo termine data la sua variabile definizione, l’assenza<br />

di specificità e la possibile confusione con la classica<br />

DWM.<br />

Dalla revisione della Letteratura si evidenzia che il termine<br />

DWV viene usato come sinonimo di ipoplasia vermiana<br />

isolata, di ipoplasia della parte inferiore del verme<br />

ed infine di disgenesia/agenesia vermiana associata a sindromi<br />

caratterizzate dal segno del dente molare (MTRS).<br />

L’uso di questo termine non specifico ha portato inoltre<br />

a correlarlo con outcome differenti nei diversi studi<br />

pubblicati. Estroff et al. (1992) hanno studiato 17 casi di<br />

DWV: 4 associate con ventricolomegalia lieve; 8 con anomalie<br />

extra SNC; in 5 casi il cariotipo era patologico; 6<br />

feti morirono in utero o durante il periodo neonatale, 2<br />

erano portatori di severo handicap ed i restanti 9 presentavano<br />

un normale sviluppo postnatale. Otto anni<br />

dopo, Ecker et al. (2000) hanno rilevato risultati differenti<br />

in uno studio più ampio su 49 feti con DWV: nell’85%<br />

dei casi erano riscontrate all’esame ecografico anomalie<br />

associate, delle quali la ventricolomegalia e i difetti cardiaci<br />

erano le più frequenti; il 36% dei cariotipi valutati<br />

era patologico. I sopravissuti al periodo neonatale erano<br />

13 dei quali 7 normali ed includevano 6 casi di DWV<br />

isolata. Nel recente articolo riguardante la diagnosi prenatale<br />

di malformazioni della fossa cranica posteriore,<br />

Limperopoulos et al. (2008) hanno abbandonato l’uso del<br />

termine DWV, ma sorprendentemente in questo articolo<br />

vengono distinte soltanto 2 patologie del verme: la<br />

DWM e l’ipoplasia della parte inferiore del verme mentre<br />

l’agenesia del verme non viene menzionata. L’ipoplasia<br />

della parte inferiore del verme veniva diagnosticata<br />

quando lo sviluppo del verme inferiore non copriva completamente<br />

il quarto ventricolo dopo le 18-20 settimane<br />

gestazionali. L’outcome in 19 di questi casi con ipoplasia<br />

vermiana inferiore individuata con RM prenatale<br />

era normale. Solo 3 bambini (con diagnosi postnatale<br />

confermata) presentavano ritardo motorio, del linguaggio<br />

e difficoltà funzionali, 6 avevano una RM postnatale<br />

normale e normale sviluppo (Limperopoulos et al., 2006).<br />

Ci permettiamo di ipotizzare che almeno alcuni di questi<br />

feti avevano solo un ritardo della rotazione o della<br />

31<br />

chiusura del verme anziché una vera ipoplasia della parte<br />

inferiore del verme e sono simili ai casi descritti da<br />

Zalel et al. (2006). Suggeriamo che la definizione di ipoplasia<br />

della parte inferiore del verme non dovrebbe essere<br />

basata solo su criteri morfologici ma dovrebbe essere<br />

integrata da un’anomala biometria del verme. Questo<br />

concetto viene rinforzato dal fatto che anche in bambini<br />

o adulti, l’ipoplasia isolata del verme inferiore non<br />

viene considerata da alcuni Autori come una condizione<br />

patologica (Patel, Barkovich, 2002). I termini di ipoplasia<br />

ed agenesia vermiana sono interscambiabili nella<br />

letteratura sulle anomalie del verme ma in realtà si tratta<br />

di due entità patologiche diverse, come viene chiaramente<br />

spiegato da Guibaud e des Portes (2006):<br />

Si definisce come “agenesia” la completa o la parziale assenza<br />

di una struttura anatomica. Nell’agenesia completa del<br />

verme, il verme è assente in toto, mentre nell’agenesia parziale,<br />

parte del verme è assente e la parte restante è anatomicamente<br />

di normale volume.A causa dello sviluppo del<br />

verme in senso cranio-caudale, l’agenesia parziale coinvolge<br />

la sua parte inferiore (caudale).<br />

Contrariamente, ipoplasia significa: “struttura anatomica<br />

completa ma piccola con una riduzione congenita del suo<br />

volume”. Di conseguenza, il termine ipoplasia del verme<br />

inferiore usato da Limperopoulos et al. (2006, 2008)<br />

dovrebbe essere in realtà un’agenesia parziale del verme.<br />

Quando emerge il sospetto di un’anomalia del verme, è<br />

importante conoscere le diverse entità patologiche e cercare<br />

di differenziarle in: DWM, ipoplasia del verme, agenesia<br />

del verme ed agenesia del verme con associata<br />

malformazione del tronco encefalico (MTRS e lissencefalia<br />

di tipo 2). Utilizzando l’approccio multiplanare descritto<br />

in precedenza (Fig. 1), è possibile differenziare la maggior<br />

parte di queste anomalie, ma non tutte (Tab. 2):<br />

1. quando tutte le misurazioni sono corrispondenti<br />

all’età gestazionale, due scissure vermiane vengono<br />

visualizzate con un rapporto 1:2 tra la parte superiore<br />

e quella inferiore ed il ponte appare normale<br />

ma si evidenzia una comunicazione tra IV ventricolo<br />

e cisterna magna, dovrebbe essere diagnosticata una<br />

ritardata chiusura del verme con prognosi buona;<br />

2. le patologie cerebrali possono essere associate ad<br />

aneuploidie (Ecker et al., 2000) e rappresentare un’indicazione<br />

alla diagnosi invasiva;<br />

3. quando il verme appare piccolo, interamente o una<br />

sua parte, ma tutti i suoi lobuli sono presenti e non<br />

ci sono altre anomalie associate, dovrebbe essere diagnosticata<br />

ipoplasia del verme. La prognosi non è<br />

ancora chiara in quanto può essere un trait dominante<br />

benigno oppure parte di una sindrome genetica.<br />

L’ipoplasia vermiana posteriore è stata descritta nella<br />

X fragile (Guerreiro et al., 1998; Mostofsky et al.,<br />

1998), per cui in questi casi suggeriamo il test diagnostico<br />

materno;<br />

4. in assenza del verme o della sua parte inferiore, la<br />

diagnosi è quella di agenesia vermiana, totale o parziale<br />

rispettivamente, e la prognosi dipende dalla pre-


senza o meno di anomalie associate;<br />

5. quando l’agenesia vermiana è associata a cisterna<br />

magna dilatata, dilatazione cistica del quarto ventricolo<br />

ed elevazione del tentorio, dovrebbe essere diagnosticata<br />

DWM con prognosi solitamente severa ma<br />

in assenza di anomalie associate e con verme realmente<br />

ipoplastico, la prognosi può essere migliore<br />

(Klein et al., 2003);<br />

6. quando il quarto ventricolo è dilatato con fastigium<br />

anormale ed il verme non è chiaramente dimostrabile<br />

sul piano coronale, si dovrebbero cercare le caratteristiche<br />

ecografiche relative al segno del dente molare<br />

sul piano assiale, legate anche ad anomalie dei<br />

Prognosi<br />

Chiusura ritardata<br />

Ipoplasia vermiana<br />

Agenesia vermiana<br />

DWM<br />

MTRS<br />

Ipoplasia ponto-cerebellare<br />

Rombencefalosinapsi<br />

DIAGNOSI PREMATURA DI<br />

FORMAZIONE VERMIANA ANORMALE<br />

L’attuale conoscenza della formazione cerebellare supporta<br />

la tesi che il verme cerebellare dovrebbe concludere<br />

il suo sviluppo intorno alla 18 a settimana gestazionale,<br />

ma questo limite non è mai stato provato. Bromley<br />

et al. (1994) hanno esaminato 897 feti tra la 13 a e la<br />

21 a settimana di gestazione ed hanno evidenziato che a<br />

16 settimane il 13% dei feti presentava un “verme aperto”<br />

(un’apparente comunicazione tra quarto ventricolo<br />

e la cisterna magna), a 17 settimane solo il 6% ha un<br />

reperto simile e dopo la 18 a settimana gestazionale tutti<br />

i feti esaminati avevano un “verme chiuso”. La principale<br />

limitazione di questo importante studio era che venivano<br />

valutati dopo la 18 a settimana soltanto 77 feti. Gli<br />

autori concludevano che la diagnosi di quella che definivano<br />

come DWV non dovrebbe essere formulata prima<br />

della 18 a settimana gestazionale. Babcook et al. (1996)<br />

hanno rilevato un risultato simile in uno studio su 19 feti<br />

fissati con formalina a diverse età gestazionali, tra 11 settimane<br />

+ 5 giorni e 21 settimane, con l’utilizzo di RM ed<br />

ecografia e raccomandavano cautela nella diagnosi prima<br />

della 18 a settimana di gestazione.<br />

32<br />

peduncoli cerebellari e del tronco encefalico, per<br />

poter porre diagnosi di eventuali sindromi caratterizzate<br />

dal segno del dente molare, le quali solitamente<br />

sono associate a ritardo mentale;<br />

7. se l’ipoplasia vermiana è associata ad una riduzione<br />

del diametro cerebellare trasverso (TCD) e la prominenza<br />

pontina è assente, si dovrebbe porre diagnosi<br />

di ipoplasia ponto-cerebellare con prognosi sfavorevole;<br />

8. quando il verme è assente, il TCD è ridotto e gli emisferi<br />

cerebellari non sono separati, la diagnosi da porre<br />

è quella di rombencefalosinapsi con prognosi severa<br />

nella maggioranza dei casi.<br />

Tabella 2<br />

Reperti ecografici in feti con malformazioni cerebellari<br />

TCD<br />

N<br />

N<br />

N/P<br />

N<br />

N/P<br />

S<br />

S<br />

Biometria<br />

del verme<br />

N<br />

piccolo<br />

piccolo<br />

-/piccolo<br />

-/piccolo<br />

piccolo<br />

-<br />

Rapporto<br />

sup/inf<br />

N<br />

N<br />

AN<br />

AN<br />

AN<br />

N<br />

-<br />

Fastigium<br />

N<br />

N<br />

AN<br />

AN<br />

AN<br />

N<br />

AN<br />

IV<br />

ventricolo<br />

aperto<br />

aperto/chiuso<br />

AN<br />

AN<br />

AN<br />

N<br />

AN<br />

Ponte<br />

N<br />

N<br />

N<br />

N<br />

?<br />

AN<br />

N<br />

Prognosi<br />

buona<br />

variabile<br />

malformazioni?<br />

severa<br />

severa<br />

severa<br />

severa<br />

TCD, diametro transcerebellare; Sup/Inf, rapporto tra parte superiore ed inferiore del verme; N, normali; P, piccolo; AN, anormale;<br />

Malformazioni?, dipende dalla presenza di malformazioni associate; -, agenesia.<br />

Pilu et al. (2000) hanno affrontato la questione commentando<br />

i risultati dello studio di Carroll et al. (2000) e menzionando<br />

anche quello di Ecker et al. (2000) che hanno<br />

rilevato un outcome normale in 7 su 13 bambini con diagnosi<br />

prenatale di DWV. Secondo Pilu et al. (2000), la<br />

diagnosi di verme cerebellare anomalo forse non è possibile<br />

in tutti i casi.<br />

Una diagnosi precoce di sviluppo vermiano anomalo è<br />

spesso posta in esami eseguiti prima della 20 a settimana<br />

gestazionale; recentemente abbiamo riesaminato casi<br />

con un reperto simile, anche a 27 settimane gestazionali.<br />

In questo tipo di diagnosi precoce viene descritta una<br />

dilatazione del quarto ventricolo e/o una “comunicazione”<br />

tra quarto ventricolo e cisterna magna.Tipicamente,<br />

questi reperti sono isolati e le dimensioni della cisterna<br />

magna sono normali. Questo fenomeno può essere<br />

legato in alcuni casi di esami eseguiti alla fine del secondo<br />

trimestre o nel terzo trimestre, ad un artefatto molto<br />

comune causato da un’aumentata angolazione per<br />

ottenere il piano transcerebellare. Le immagini che ne<br />

risultano sono in realtà dei piani parzialmente o interamente<br />

coronali per cui possono mostrare una cisterna<br />

magna apparentemente dilatata oppure un’apparente<br />

comunicazione tra il quarto ventricolo e la cisterna magna


(Laing et al., 1994). Bronshtein et al. (1998) hanno descritto<br />

un quarto ventricolo apparentemente dilatato in 21<br />

feti tra la 14 a e la 16 a settimana gestazionale, il followup<br />

di 19 dei quali era normale fino al 1° anno di vita.<br />

Recentemente, Zalel et al. (2006), hanno riportato 7<br />

pazienti, esaminate per un sospetto di cisterna magna dilatata<br />

e possibile agenesia del verme, 6 delle quali prima<br />

della 24 a settimana gestazionale; con l’uso di piani sagit-<br />

A B<br />

C D<br />

E<br />

33<br />

tali, e con il supporto, in alcuni casi, della RM, gli autori<br />

hanno rilevato che in questi casi il verme era apparentemente<br />

normale ma ruotato verso l’alto. Noi abbiamo<br />

osservato casi simili in feti con anatomia normale ed<br />

abbiamo constatato, dopo ripetute ecografie, che, nella<br />

maggioranza dei casi, la “comunicazione” tra quarto ventricolo<br />

e cisterna magna scompariva con la crescita del<br />

verme (Fig. 2 A-E).<br />

Figura 2. Esame ecografico seriato in un feto con sospetta<br />

anomalia vermiana.<br />

(A) Piano assiale a 15 settimane gestazionali che dimostra<br />

una dilatazione cistica del quarto ventricolo (freccia) in<br />

comunicazione con la cisterna magna. Notare la netta separazione<br />

degli emisferi cerebellari (c).<br />

(B) A 19 settimane il quarto ventricolo rimane dilatato<br />

(freccia).<br />

(C) Piano sagittale mediano a 24 settimane gestazionali che<br />

dimostra un verme normalmente sviluppato con il quarto<br />

ventricolo di normali dimensioni (freccia) ed assenza di<br />

comunicazione con la cisterna magna; le scissure vermiane<br />

non sono ancora visibili.<br />

(D) Piano coronale a 24 settimane mostrante gli emisferi<br />

cerebellari ipoecogeni ed il verme iperecogeno (frecce).<br />

(E) Piano sagittale a 28 settimane gestazionali che mostra<br />

il verme normalmente sviluppato con scissure primarie (1)<br />

e secondarie (2) ed il quarto ventricolo di normale forma<br />

(3). Notare il bulging del ponte.


Questo può essere il risultato di normali varianti nello<br />

sviluppo cerebellare; oppure un’aumentata pressione causata<br />

dal verme in via di sviluppo può provocare a sua volta<br />

una invaginazione e deiscenza cistica della tasca Blake;<br />

oppure, come ipotizzato da Robinson e Goldstein (2007),<br />

la chiusura tardiva del quarto ventricolo può essere causata<br />

da una tardiva fenestrazione della tasca di Blake. In<br />

alcuni casi, il verme non “chiude” il quarto ventricolo in<br />

utero e nonostante il suo aspetto normale può erroneamente<br />

essere posta una diagnosi di ipoplasia della parte<br />

inferiore del verme. Questa osservazione può spiegare<br />

il risultato di Limperopoulos et al. (2006) di un normale<br />

reperto alla RM postnatale nel 32% dei casi di ipoplasia<br />

della parte inferiore del verme diagnosticata in epoca prenatale.<br />

Attualmente, crediamo che la diagnosi di diverse<br />

forme di ipoplasia vermiana non dovrebbe essere formulata<br />

prima della 24 a settimana gestazionale.<br />

A quest’epoca l’esame neurosonografico del verme<br />

dovrebbe includere un’accurata valutazione dei diametri<br />

vermiani e della sua superficie sul piano sagittale mediano,<br />

la dimostrazione, nello stesso piano, di un quarto ventricolo<br />

di normali dimensioni e di forma triangolare e della<br />

scissura primaria (a volte anche di quella secondaria)<br />

a partenza dal fastigium. Nei casi in cui il verme rimane<br />

aperto e non vengono rilevate anomalie associate, si<br />

dovrebbe essere estremamente cauti nel fare diagnosi<br />

di ipoplasia della parte inferiore del verme; in questo caso,<br />

il verme deve essere misurato e comparato con i nomogrammi<br />

disponibili (Malinger et al., 2001).<br />

DIFFICOLTA’ NELLA<br />

DIFFERENZIAZIONE ECOGRAFICA<br />

TRA EMISFERI CEREBELLARI E VERME<br />

Il verme fetale appare all’ecografia come una struttura<br />

distinta, di maggiore ecogenicità rispetto agli emisferi cerebellari<br />

circostanti. Considerando che emisferi e verme<br />

sono strutturalmente molto simili, non è chiaro perché<br />

appaiono di diversa ecogenicità. Una possibile risposta a<br />

questa domanda può essere data dalla differenza tra i folia<br />

cerebellari ed i lobuli vermiani: mentre i folia cerebellari<br />

sono piatti ed il liquido cerebrospinale (LCS) ed i vasi<br />

aracnoidei sono disposti superficialmente, le profonde<br />

scissure vermiane permettono al LCS ed ai vasi aracnoidei<br />

invece di penetrare in profondità nel verme. L’interfaccia<br />

tra verme, vasi aracnoidei e LCS sembrerebbe<br />

responsabile della caratteristica iperecogenicità del verme.<br />

Quando il verme è completamente o parzialmente<br />

assente e non esiste una protrusione cistica del quarto<br />

ventricolo, come accade nella MTRS, gli emisferi cerebellari<br />

rimangono a stretto contatto tra di loro; nell’agenesia<br />

completa, la quantità LCS e di vasi aracnoidei nella<br />

zona di contatto aumenta dando origine ad un pattern<br />

iperecogeno che può erroneamente essere interpretato<br />

come un verme normale (Fig. 3); nel caso di agenesia<br />

vermiana inferiore, la parte mediana può essere riempita<br />

dalla parte inferiore del cervelletto e mimare un verme<br />

normale (Fig. 4).<br />

34<br />

Figura 3. Piano assiale a 25 settimane gestazionali che<br />

mostra un cervelletto apparentemente normale di un<br />

bambino con diagnosi postnatale di agenesia vermiana.<br />

Notare che gli emisferi cerebellari non hanno una normale<br />

forma rotonda e che la zona iperecogena centrale<br />

non ha l’aspetto di un normale verme (freccia).<br />

Figura 4. Ingrandimento di un piano sagittale mediano a 33<br />

settimane gestazionali in un feto con agenesia vermiana che<br />

dimostra la dislocazione dell’emisfero cerebellare verso la<br />

linea mediana.La freccia indica il margine tra la parte superiore<br />

del verme e l’emisfero dislocato verso la linea mediana.<br />

Notare la forma anormale del quarto ventricolo (4) e<br />

l’assenza di scissure primarie e secondarie.Comparare con<br />

le figure 1C e 2E. Cisterna magna (CM).<br />

La diagnosi di agenesia isolata del verme può essere estremamente<br />

difficile anche quando c’è una storia familiare<br />

positiva (Fig. 5 A-C). La presenza di anomalie solitamente<br />

associate con agenesia vermiana, come encefalocele<br />

occipitale, polidattilia o reni cistici, dovrebbe indirizzare<br />

l’operatore ad esaminare attentamente il verme cerebellare.<br />

In caso di sospetta agenesia isolata del verme senza<br />

una chiara comunicazione tra quarto ventricolo e<br />

cisterna magna, raccomandiamo di cercare eventuali segni<br />

indiretti che potrebbero aiutare nella diagnosi.<br />

Uno sforzo deve essere fatto per esaminare il cervelletto<br />

in piani ortogonali. Nel piano assiale, un diametro transcerebellare<br />

inferiore dell’atteso può essere il primo segno<br />

di diagnosi di rombencefalosinapsi; in questi pazienti, i folia<br />

dei due emisferi sono in diretta continuità. Un altro segno<br />

può essere dato dal fatto che i due emisferi non protrudono<br />

nella cisterna magna ed appaiono in diretta continuità<br />

sul piano assiale (Fig. 3). Il piano sagittale mediano<br />

permette la visualizzazione del verme, del quarto ventricolo,<br />

del ponte, del midollo allungato, della cisterna


A<br />

B<br />

C<br />

Figura 5. Feto di 22 settimane gestazionali in paziente con<br />

anamnesi di sindrome di Joubert. Piano assiale (A), coronale<br />

(B) e sagittale (C). Il verme non è chiaramente visualizzato<br />

sul piano assiale ma sembra essere almeno parzialmente<br />

presente sul piano coronale. Anche il piano<br />

sagittale non è conclusivo per una diagnosi: la freccia indica<br />

o una scissura primaria oppure l’estremità di un verme<br />

piccolo con emisfero cerebellare che riempie la linea<br />

mediana. Il ponte ed il midollo allungato appaiono normali.<br />

Sono state eseguite ecografie seriate e RM con<br />

reperto definitivo di normalità.<br />

magna e dei loro rapporti. In questo piano, può essere<br />

difficile distinguere il verme dagli emisferi cerebellari, ma<br />

in questo caso la forma del quarto ventricolo dovrebbe<br />

essere anormale (Fig. 4) e le scissure vermiane difficili da<br />

visualizzare. L’operatore dovrebbe valutare gli altri segni<br />

possibili inclusa la presenza di ponte e midollo allungato<br />

ipoplasici come nel caso dell’ipoplasia ponto-cerebellare.<br />

In casi sospetti, riteniamo che lo studio del piano<br />

coronale sia molto utile nel differenziare tra folia cerebellari<br />

e scissure vermiane (Figg. 2 D, 5 B).<br />

35<br />

Nonostante l’opinione generale sia che la RM abbia<br />

potenzialità diagnostiche maggiori rispetto all’ecografia,<br />

la nostra esperienza è simile a quella di Limperopoulos<br />

et al. (2008), che evidenzia falsi positivi e negativi di anomalie<br />

vermiane con l’utilizzo della RM. Dal punto di vista<br />

medico-legale è importante che genitori e medici siano<br />

consapevoli delle limitazioni delle attuali tecniche di imaging<br />

nella diagnosi di anomalie vermiane isolate.<br />

MANIFESTAZIONE TARDIVA DI<br />

IPOPLASIA/ATROFIA CEREBELLARE<br />

Dal punto di vista dell’imaging, le anomalie neocerebellari<br />

possono esitare nello sviluppo di ipoplasia o atrofia<br />

cerebellare. L’ipoplasia cerebellare è caratterizzata da un<br />

cervelletto apparentemente normale morfologicamente<br />

ma di piccole dimensioni, con una cisterna magna di<br />

normali o ridotte dimensioni (Fig. 6). L’atrofia cerebellare<br />

invece riguarda un cervelletto inizialmente normale<br />

che progressivamente presenta un aumento delle dimensioni<br />

delle scissure rispetto ai folia (Poretti et al.,<br />

2008). Nonostante la definizione distingua chiaramente<br />

le due entità, nella pratica clinica, la loro distinzione è molto<br />

meno ovvia; questo dato ha prodotto una grande confusione<br />

nella Letteratura. Mentre la maggior parte delle<br />

atrofie cerebellari cominciano dopo la nascita, esiste un<br />

gruppo di rare anomalie caratterizzate da ipoplasia cerebellare,<br />

che iniziano durante la vita fetale oppure in epoca<br />

neonatale - l’ipoplasia ponto cerebellare (PCH).<br />

Figura 6. Ipoplasia cerebellare a 23 settimane gestazionali<br />

in un feto con restante anatomia normale. Il TCD calcolato<br />

(19,7 mm) era inferiore del 2° percentile per età<br />

gestazionale. Il verme era apparentemente normale.<br />

Anche in questi casi, l’ipoplasia è associata a degenerazione<br />

cerebellare che continua nella vita postnatale. I casi<br />

diagnosticati prima della nascita sono rari e solo piccole<br />

casistiche sono state pubblicate (Mitra et al., 1999; Patel<br />

et al., 2006; Phadke et al., 2007).<br />

Questi casi sono usualmente associati ad anomalie del<br />

SNC e/o extra-SNC, e/o ad anomalie cromosomiche<br />

(Smith et al., 2005). Nella maggioranza di questi casi, i<br />

reperti associati hanno portato successivamente alla dia-


gnosi dell’anomalia cerebellare. Steinlin et al. (2007) hanno<br />

riportato una casistica di 24 bambini con PCH di tipo<br />

2, caratterizzata da progressiva microcefalia e disordine<br />

della cinesi. Quattordici di questi feti sono stati esaminati<br />

nel secondo trimestre ed erano stati considerati normali;<br />

la circonferenza cranica era normale alla nascita in<br />

tutti e 24 nonostante successivamente abbiano sviluppato<br />

microcefalia. Questo studio evidenzia la problematica<br />

della diagnosi prenatale di PCH; in questi pazienti,<br />

l’unica possibilità di diagnosi prenatale è il riscontro di un<br />

piccolo cervelletto durante gli ultimi mesi della gravidanza<br />

ad un’ecografia di routine del terzo trimestre per la<br />

valutazione della crescita fetale. Poichè la valutazione del<br />

cervello in questo tipo di ecografia di solito non viene<br />

eseguita, la probabilità di una diagnosi corretta è molto<br />

bassa. Pazienti con anamnesi familiare positiva per ipoplasia<br />

cerebellare e forse anche i feti con misurazioni borderline<br />

del TCD, dovrebbero essere sottoposti ad esame<br />

del cervello fetale ad intervalli regolari di tempo<br />

durante la gravidanza con particolare attenzione allo sviluppo<br />

non solo del cervelletto ma anche del ponte. I genitori<br />

dovrebbero essere informati che anche nei casi di<br />

un normale sviluppo del cervelletto e del ponte la diagnosi<br />

prenatale di queste anomalie non è sempre possibile<br />

a causa dei diversi fenotipi patologici.<br />

DIAGNOSI DIFFERENZIALE<br />

NELL’AMBITO DELLE ANOMALIE<br />

CEREBELLARI MONOLATERALI<br />

Anomalie di un solo emisfero cerebellare caratterizzate<br />

da una diversa ecogenicità possono essere individuati a<br />

qualsiasi epoca gestazionale e solitamente sono riferibili<br />

ad un danno focale (Fig. 7) dovuto ad emorragia od<br />

infarto del tessuto cerebellare o dei tessuti circostanti<br />

oppure può essere il risultato finale di un’infezione intrauterina.<br />

Il principale problema diagnostico è che questo<br />

danno può insorgere in qualsiasi epoca gestazionale e<br />

quindi sfuggire alla diagnosi prenatale. L’emorragia cerebellare<br />

è rara ma un certo numero di casi è stato recentemente<br />

riportato (Ranzini et al., 1998; Goricour et al.,<br />

2006; Malinger et al., 2006). La lesione è inizialmente iperecogena<br />

in caso di emorragia o di infarto emorragico.<br />

Esami successivi dimostrano una graduale riduzione delle<br />

dimensioni dell’emisfero interessato con o senza una<br />

degenerazione cistica (Ranzini et al., 1998; Malinger et al.,<br />

2006). Raramente anche l’emisfero controlaterale può<br />

esserne interessato, così come il ponte e il midollo allungato.<br />

La prognosi è difficile da formulare ma in alcuni casi<br />

riportati ed anche in accordo con la nostra esperienza,<br />

questi bambini possono avere un normale sviluppo se<br />

la lesione non ha coinvolto il verme. L’infezione da citomegalovirus<br />

può colpire il cervelletto in diversi modi: calcificazioni<br />

cerebellari, disgenesia cerebellare e/o vermiana<br />

e cisti cerebellari sono state riportate (Malinger et<br />

al., 2003). La diagnosi differenziale in pazienti con iperecogenicità<br />

intracerebellare dovrebbe includere un’eventuale<br />

malformazione vascolare non emorragica. In que-<br />

36<br />

A<br />

B<br />

Figura 7. Emorragia cerebellare a 18 (A) e 21 (B) settimane<br />

gestazionali con atrofia emisferica quasi completa.<br />

La gravidanza è stata interrotta a 23 settimane; l’autopsia<br />

non è riuscita a dimostrare l’esistenza di una lesione cerebellare<br />

o vermiana.<br />

sti casi la lesione rimarrà invariata durante la gravidanza.<br />

La RM può essere utile per escludere la presenza o<br />

meno di emorragia (Guibaud et al., 2003). In alcuni casi<br />

può essere difficile differenziare tra lesione cerebellare<br />

e trombosi durale adiacente al cervelletto (Laurichesse<br />

Delmas et al., 2008); l’uso di RM è stato proposto anche<br />

in questo caso come supporto nella diagnosi differenziale.<br />

La diagnosi differenziale è molto importante ai fini<br />

prognostici.<br />

CONCLUSIONE<br />

L’introduzione di tecniche avanzate di imaging ha enormemente<br />

migliorato la capacità diagnostica riguardante<br />

l’anatomia e la patologia del cervelletto fetale. Nonostante<br />

questo, l’esame del cervelletto fetale rimane problematico.<br />

Sono consigliabili esami seriati ed invio della<br />

paziente in Centri di riferimento sia in caso di anomalie


cerebellari apparentemente isolate, sia quando l’anomalia<br />

non è chiaramente definibile oppure quando viene<br />

sospettata in un’epoca precoce di gravidanza. I genitori<br />

dovrebbero essere informati che una diagnosi definitiva<br />

non è sempre possibile.<br />

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COMMENTO ALL’ARTICOLO<br />

La patogenesi delle principali malformazioni cerebellari<br />

è conosciuta solo in parte; l’interpretazione dell’esame<br />

ecografico e/o con RM delle patologie cerebellari è difficile<br />

in epoca postnatale e questa difficoltà è ancora maggiore<br />

in epoca prenatale sia per motivi tecnici legati all’esecuzione<br />

dell’esame che per la fase di sviluppo non<br />

ancora conclusa del cervelletto al momento in cui si esegue<br />

l’esame. Inoltre queste anomalie cerebellari difficili da<br />

identificare ed etichettare in epoca prenatale sono caratterizzate<br />

da un vasto spettro di potenziali manifestazioni<br />

cliniche postnatali. A tutto questo si deve aggiungere<br />

la mancata uniformità da parte dei diversi Autori nella<br />

definizione delle differenti malformazioni cerebellari. Infatti,<br />

attualmente non esiste una classificazione delle patologie<br />

cerebellari condivisa da tutti gli Autori.<br />

Il presente articolo rappresenta un’ottima sintesi sull’argomento<br />

sottolineando molti degli aspetti precedentemente<br />

riportati, cercando di fare chiarezza nella definizione<br />

delle differenti malformazioni cerebellari.Vengono<br />

analizzate cinque possibili cause di errore nella diagnosi<br />

delle anomalie cerebellari relative alla confusione nella<br />

descrizione delle differenti patologie vermiane (Dandy<br />

Walker Variant, ipoplasia vermiana e agenesia vermiana),<br />

alla diagnosi prematura di anomalia dello sviluppo vermiano,<br />

alla difficoltà nella differenziazione ecografica tra<br />

verme ed emisfero cerebellare, allo sviluppo tardivo della<br />

ipoplasia/atrofia cerebellare e infine alla diagnosi differenziale<br />

nell’ambito delle anomalie monolaterali del cer-<br />

38<br />

Smith PA, Johansson D,Tzannatos C, Campbell S. Prenatal measurement<br />

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enlarged cisterna magna on prenatal imaging. Ultrasound Obstet.<br />

Gynecol., 2006; 27: 490-493.<br />

velletto. Viene suggerito, sulla base degli attuali dati disponibili<br />

in Letteratura di abbandonare il termine DWV che<br />

manca di una sua specificità e viene indifferentemente<br />

usato sia come sinonimo di ipoplasia vermiana isolata, che<br />

di ipoplasia della parte inferiore del verme ed infine di<br />

disgenesia/agenesia vermiana associata a sindromi caratterizzate<br />

dal segno del dente molare. L’uso dei diversi piani<br />

ortogonali per lo studio ecografico del cervelletto è<br />

spesso necessario. Il piano assiale è utile nella valutazione<br />

del diametro transcerebellare e delle dimensioni del<br />

quarto ventricolo; il piano coronale permette la differenziazione<br />

tra emisferi e verme cerebellare. Il piano sagittale<br />

mediano permette la visualizzazione ottimale del verme,<br />

del quarto ventricolo, del ponte, del midollo allungato,<br />

della cisterna magna e dei loro rapporti. La necessità<br />

in molti casi di non eseguire la diagnosi delle diverse<br />

forme di ipoplasia vermiana prima della 24 a settimana<br />

gestazionale è sottolineata nell’articolo in questione.<br />

A questo proposito è importante riportare la problematica<br />

della diagnosi prenatale di quelle anomalie cerebellari<br />

che hanno una manifestazione tardiva, spesso solo<br />

dopo la nascita e pertanto non possono essere individuate<br />

in epoca prenatale. Infine si raccomanda l’invio della<br />

paziente in Centri di riferimento in caso di presenza<br />

di anomalie cerebellari specie se apparentemente isolate,<br />

o quando l’anomalia non è chiaramente definibile e<br />

di informare i genitori della frequente impossibilità ad eseguire<br />

una diagnosi di certezza in presenza di sospetta<br />

anomalia cerebellare.


IL RUOLO DELLA RISONANZA<br />

MAGNETICA<br />

V. D’Addario<br />

Dipartimento di Ginecologia, Ostetricia e Neonatologia,<br />

Università di Bari<br />

Se si esamina la Letteratura scientifica degli ultimi anni si<br />

può notare una crescita esponenziale di pubblicazioni sull’uso<br />

della RM fetale, in particolare nella valutazione delle<br />

patologie cerebrali. A parte l’interesse scientifico e di<br />

ricerca, è necessario chiedersi quanto effettivamente serva<br />

tale procedura, in quali patologie il suo ruolo è determinante<br />

per il raggiungimento di una corretta diagnosi<br />

prenatale e se l’intervento della RM porta ad una modifica<br />

del management del caso.<br />

La RM è senza dubbio una tecnica estremamente valida<br />

Esistono anche dei limiti della RM fetale:<br />

• I movimenti del feto per anni hanno rappresentato<br />

un problema: l’avvento di sequenze rapide T2<br />

pesate (SS-FSE = single shot fast spin echo;<br />

HASTE = half Fourier aquired single shot turbo<br />

spin echo) che consentono acquisizioni in meno<br />

Opinion<br />

41<br />

e “impressionante” per la visualizzazione dell’encefalo fetale.<br />

Essa ha numerosi vantaggi rispetto all’ecografia:<br />

• ha una elevata risoluzione di contrasto che consente<br />

una dettagliata valutazione dei tessuti cerebrali;<br />

• permette la corretta visualizzazione di entrambi<br />

gli emisferi cerebrali a differenza dell’ecografia nella<br />

quale l’emisfero prossimale è mal valutabile per<br />

gli artefatti da riverbero;<br />

• non è limitata dall’eventuale oligoidramnios, da<br />

posizioni “ostili” del feto e dai coni d’ombra delle<br />

strutture craniche che invece impoveriscono le<br />

immagini ecografiche.<br />

Per questi motivi la RM consente una valutazione più dettagliata<br />

del cervello nelle sue diverse fasi di sviluppo, inclusa<br />

una visualizzazione diretta della corteccia e della sua girazione,<br />

cosa estremamente difficile e spesso impossibile con<br />

l’ecografia, ma la cui valutazione è critica per l’identificazione<br />

di alcune patologie cerebrali congenite (Fig. 1).<br />

A B C<br />

Figura 1. Scansioni assiali e coronali dell’encefalo fetale a 22 (A), 28 (B) e 32 settimane (C). Evidente la progressione dei<br />

processi di girazione.<br />

di un secondo, ha fatto sì che la RM, da esame di<br />

nicchia limitato quasi esclusivamente alla ricerca,<br />

sia diventato un esame clinico a tutti gli effetti.<br />

• Le piccole dimensioni delle strutture da esaminare<br />

e la loro distanza dal magnete ne limitano l’uso<br />

nella prima metà della gravidanza.


• Alcune pazienti hanno problemi di claustrofobia.<br />

• Pazienti molto obese possono non entrare nel<br />

cilindro del magnete.<br />

Sebbene non esistano prove certe di un danno della RM<br />

sul prodotto del concepimento in via di sviluppo, considerando<br />

anche le limitazioni della metodica nel primo<br />

trimestre, è bene non utilizzarla nella prima metà della<br />

gravidanza.<br />

RM DEL CERVELLO FETALE:<br />

QUALI INDICAZIONI?<br />

Le anomalie dello sviluppo corticale e alcune patologie<br />

cerebrali su base infettiva (citomegalovirus, ecc.) rappresentano<br />

attualmente le malformazioni cerebrali da studiare<br />

con la RM fetale per la qualità delle informazioni<br />

significativamente superiore rispetto alla sola indagine<br />

ecografica che si può ottenere. Per la valutazione delle<br />

altre anomalie cerebrali non vi è attualmente univocità<br />

di vedute da parte dei diversi Autori.<br />

Ventricolomegalia: La ventricolomegalia è un segno ecografico<br />

comune a diverse patologie cerebrali dalle quali<br />

principalmente dipende la prognosi; pertanto il riconoscimento<br />

di tali patologie associate è cruciale per un<br />

counselling adeguato. Sebbene l’ecografia consenta il riconoscimento<br />

di buona parte di tale patologie, tuttavia ci<br />

sono alcune condizioni che possono sfuggire al potere<br />

risolutivo delle attuali apparecchiature ecografiche: si tratta<br />

principalmente di anomalie parenchimali quali malformazioni<br />

corticali, eterotopia nodulare periventricolare,<br />

displasie cerebellari e ponto-cerebellari o anomalie<br />

distruttive come leucomalacia periventricolare, emorragia<br />

periventricolare. La RM è particolarmente utile nel<br />

riconoscimento di tali anomalie, in particolare di quello<br />

dello sviluppo corticale, in feti con ventricolomegalia<br />

apparentemente isolata all’ecografia.<br />

Anomalie del corpo calloso: Le anomalie del corpo calloso<br />

(agenesia totale o parziale, ipoplasia e patologie distruttive)<br />

sono frequentemente associate ad altre patologie<br />

del SNC e fanno spesso parte di quadri sindromici complessi<br />

come la Sindrome di Aicardi. La RM consente di<br />

riconoscere anomalie associate non viste con l’ecografia<br />

in percentuali che secondo alcuni Autori arrivano al<br />

60%: si tratta principalmente di anomalie della girazione,<br />

eterotopie nodulari, anomalie cerebellari, del ponte e del<br />

midollo allungato. Nel 25% dei casi di anomalie del corpo<br />

calloso, la RM ha evidenziato anomalie cerebrali associate<br />

che hanno consentito di formulare la diagnosi di una<br />

sindrome specifica con importanti implicazioni per la prognosi<br />

e la valutazione del rischio di ricorrenza.<br />

Anomalie della fossa cranica posteriore: Il riconoscimento<br />

di patologie cistiche della FCP (malformazione di<br />

Dandy-Walker, megacisterna magna, cisti della tasca di<br />

Blake) è possibile con l’ecografia e la diagnosi differen-<br />

42<br />

ziale si basa principalmente sulla scansione sagittale<br />

mediana della FCP, eventualmente ricostruita con l’ausilio<br />

multiplanare dell’ecografia 3D. Questa scansione consente<br />

di valutare il grado di ipoplasia e di rotazione antioraria<br />

del verme cerebellare, la conformazione del quarto<br />

ventricolo e i suoi rapporti con la “cisti” della FCP. La<br />

RM ancora una volta aiuta a riconoscere le patologie<br />

associate sia sottotentoriali (ipoplasia del ponte e del bulbo)<br />

che sovratentoriali (in particolare turbe della girazione)<br />

e di valutare il grado di ipoplasia vermiana al quale<br />

è correlata la severità dell’outcome neonatale.<br />

Anche nella Malformazione di Chiari II la RM può servire<br />

ad aggiungere particolari diagnostici più fini ad una diagnosi<br />

già fatta con l’ecografia, quali la presenza di anomalie<br />

associate come la disgenesia del corpo calloso, l’eterotopia<br />

nodurale periventricolare, la displasia cerebellare,<br />

la siringoidromelia e la diastematomielia (Fig. 2).<br />

Figura 2.Scansione sagittale mediana dell’encefalo in un feto<br />

affetto da Malformazione di Chiari II. La FCP è piccola ed<br />

imbutiforme, il cervelletto è dislocato in basso nel forame<br />

magna, la cisterna cerebello-midollare è obliterata.<br />

Anomalie dello sviluppo corticale: Queste rappresentano<br />

senza dubbio il gruppo di anomalie cerebrali nelle quali<br />

la RM ha apportato un contributo significativo alla diagnosi<br />

prenatale, in quanto la visualizzazione del parenchima<br />

cerebrale con la RM è di gran lunga superiore a<br />

quella dell’ecografia. Polimicrogiria, pachigiria, lissencefalia,<br />

eterotopia della sostanza grigia e schizencefalia possono<br />

essere riconosciute con la RM anche se spesso si<br />

tratta di diagnosi tardive del terzo trimestre.<br />

Trasfusione feto-fetale nelle gravidanze gemellari monocoriali:<br />

In questa severa complicanza della gravidanza gemellare<br />

monocoriale, dalla complessa base fisiopatogenetica,<br />

la mortalità e morbilità fetale sono elevate ed entrambi<br />

i feti sono a rischio di ischemia cerebrale; in particolare,<br />

in caso di morte in utero di uno dei gemelli vi è un<br />

aumentato rischio di danno neurologico nel sopravvissuto,<br />

probabilmente a causa di una ipoperfusione cerebrale<br />

acuta. La RM può pertanto essere utile per riconoscere<br />

lesioni parenchimali ipossiche-ischemiche o


emorragiche nella sostanza bianca e nella corteccia cerebrale<br />

(Fig. 3). Inoltre tali lesioni ischemiche possono esitare<br />

in malformazioni corticali tipo la polimicrogiria pure<br />

valutabili con la RM.<br />

Figura 3.Emorragia periventricolare in un feto di gravidanza<br />

bigemina monocoriale biamniotica.<br />

Infezioni congenite: In caso di infezioni congenite (in particolare<br />

CMV) si possono avere lesioni parenchimali cerebrali<br />

che alla RM appaiono come aree focali o diffuse di<br />

aumentata intensità. Inoltre le infezioni cerebrali possono<br />

esitare in malformazioni corticali quali lissencefalia,<br />

polimicrogiria e ritardo della maturazione corticale valutabili<br />

con la RM.<br />

CONCLUSIONI<br />

La RM è un potente mezzo diagnostico nella valutazione<br />

delle malformazioni cerebrali. Le indicazioni alla RM<br />

del cervello fetale aumentano parallelamente al miglioramento<br />

della tecnologia e alla capacità di riconoscere<br />

alterazioni sempre più sottili del parenchima cerebrale.<br />

Ulteriori delucidazioni sulla maturazione cerebrale fetale<br />

e sulle sue alterazioni da un punto di vista metabolico<br />

sono attese dall’applicazione della spettroscopia protonica.<br />

La RM naturalmente non si pone in antitesi all’ecografia<br />

che rimane senza dubbio la metodica di elezione sia per<br />

lo screening che per la diagnosi. Deve essere invece considerata<br />

una tecnica ausiliaria per l’approfondimento diagnostico<br />

in particolare nei casi in cui sono presenti o si<br />

ritiene che possano essere presenti anomalie corticali<br />

oppure in presenza di patologie ostetriche che possano<br />

essere responsabili di lesioni cerebrali di tipo emorragico<br />

o ipossico-ischemico. L’indicazione alla RM deve pertanto<br />

essere selezionata sulla scorta sia dei dati anamnestici<br />

(familiarità per patologie corticali), sia clinici (patologie<br />

della gravidanza) che di quelli ecografici (riscontro<br />

43<br />

di anomalie potenzialmente associate a patologie corticali).<br />

Va inoltre considerato che buona parte delle patologie<br />

corticali sono evidenziabili con la RM solo nella seconda<br />

metà della gravidanza, per cui non sempre ci si può<br />

attendere dalla RM una diagnosi definitiva entro la ventiduesima<br />

settimana ai fini di un’eventuale interruzione<br />

di gravidanza.<br />

Infine va presa in considerazione quella che probabilmente<br />

è la maggiore limitazione della RM fetale: il numero<br />

limitato di Centri che eseguono questa prestazione e che<br />

abbiano una competenza specifica. La RM infatti è eseguita<br />

da radiologi che il più delle volte non hanno competenza<br />

in medicina fetale, per cui è necessaria una loro<br />

stretta collaborazione con gli specialisti di medicina prenatale.<br />

Per un uso razionale della RM fetale sarebbe pertanto<br />

auspicabile avere una mappa nazionale dei Centri<br />

di Radiologia con particolare interesse alla RM fetale e<br />

stilare una lista delle indicazioni alla RM fetale. Questo<br />

potrebbe essere un compito della nostra <strong>Soci</strong>età.<br />

LETTURE CONSIGLIATE<br />

• Adamsbaum C, Gelot A, Andrè C, Baron JM. Atlante di Risonanza<br />

Magnetica del cervello fetale.Verduci Editore, Roma, 2002.<br />

• Carletti A, Colleoni GG, Perolo A, Simonazzi G, Ghi T, Rizzo N,<br />

Pilu G. Prenatal diagnosis of cerebral lesions acquired in utero<br />

and with a late appearance. Prenat. Diagn., 2009; 29: 389-95.<br />

• Garel C. MRI of the fetal brain: normal development and cerebral<br />

pathologies. Sprinlìgler Verlar ED., Berlin, 2004.<br />

• Girard N, Chaumoitre K, Confort-Gouny S, Viola A, Levrier O.<br />

Magnetic resonance imaging and the detection of fetal brain anomalies,<br />

injury and physiologic adaptation. Curr. Opin. Obstet. Gynecol.,<br />

2006; 18: 164-76.<br />

• Glenn OA, Barkovich AJ. Magnetic resonance imaging of the fetal<br />

brain and spine: an incresingly important tool in prenatal diagnosis.<br />

AJNR, 2006; 27: 1604-11.<br />

• Guibaud L. Contribution of fetal cerebral MRI for diagnosis of<br />

structural anomalies. Prenat. Diagn., 2009; 29: 420-33.<br />

• Herman-Sucharska I, Bekiesinka-Figatowska M, Urbanik A. Fetal<br />

central nervous system malformations on MR images. Brain Dev.,<br />

2009; 31: 185-89.<br />

• Pistorius LR, Hellman PM,Visser GH, Malinger G, Prayer D. Fetal<br />

neuroimaging: ultrasound, MRI, or both? Obstet. Gynecol. Surv.,<br />

2008; 63: 733-45.<br />

• Pugash, Krssak M, Kuleman V, Prayer D. Magnetic resonance spectroscopy<br />

of the fetal brain. Prenat. Diagn., 2009; 29: 434-41.


LE GRAVIDANZE MULTIPLE<br />

Aggiornamenti di Medicina della Riproduzione<br />

25 settembre 2009, Marina di Grosseto<br />

Eden Park Hotel<br />

Segreteria Organizzativa<br />

MKT Consulting<br />

Via Cassia, 1110 - 00189 Roma<br />

Tel. 06 39746189 - Fax 06 45438292<br />

congressi@mkt-consulting.it.com<br />

WORKSHOP LE INFEZIONI<br />

MATERNO-FETALI<br />

25-26 settembre 2009, Mantova<br />

MAMU Mantova Multicentre<br />

Segreteria Organizzativa<br />

Incentives e Congressi<br />

Via Crocifissa di Rosa, 15 - 25128 Brescia<br />

Tel. 030 391026 - Fax 030 383290<br />

caterina@incentivecongressi.com<br />

LO SCREENING ECOGRAFICO E BIOCHIMICO<br />

NEL PRIMO TRIMESTRE<br />

26 settembre 2009, Burlo Garofalo,Trieste<br />

Istituto per l'Infanzia IRCCS<br />

Segreteria Organizzativa<br />

The Office<br />

Via San Nicolò, 14 - 34121 Trieste<br />

Tel. 040 368343 - Fax 040 368808<br />

sieogtrieste09@theoffice.it<br />

Corsi e Congressi<br />

<strong>Area</strong> <strong>Soci</strong><br />

L’assemblea dei <strong>Soci</strong> <strong>SIEOG</strong> Toscana tenutasi a Pisa il 25/06/09 a margine del Corso <strong>SIEOG</strong> sul I Trimestre di<br />

Gravidanza ha eletto come nuovo Coordinatore Regionale il Dr. Luchi Carlo.<br />

Il Corso ha avuto notevole successo con la partecipazione di circa 150 medici e le varie sessioni sono state seguite<br />

con notevole interesse.<br />

L’assemblea dei <strong>Soci</strong> <strong>SIEOG</strong> Sicilia tenutasi ad Enna il 25/07/09 ha eletto come nuovo Coordinatore Regionale<br />

il Dr. Bucolo Antonino, già organizzatore di diversi eventi <strong>SIEOG</strong> in Sicilia tra i quali quello svoltosi a Giugno 2009<br />

a Siracusa che ha ottenuto un notevole successo.<br />

Il Consiglio di Presidenza augura ai nuovi Coordinatori Regionali un eccellente lavoro in ambito <strong>SIEOG</strong> e ringrazia<br />

i precedenti coordinatori per il proficuo lavoro reso.<br />

Elenco dei Coordinatori Regionali<br />

ABRUZZO E MOLISE Dr. Di Nisio Quirino AbruzzoMolise@sieog.it eletto luglio 2004<br />

CALABRIA Dr. Garofalo Massimo Calabria@sieog.it eletto 2008<br />

CAMPANIA Dr. Gerosolima Giovanni Campania@sieog.it eletto giugno 2005<br />

EMILIA ROMAGNA Dr.Verrotti Carla EmiliaRomagna@sieog.it rieletta gennaio 2006<br />

FRIULI VENEZIA GIULIA Dr. Maso Gianpaolo FriuliVeneziaGiulia@sieog.it eletto dicembre 2006<br />

LAZIO Dr. De Santis Marco Lazio@sieog.it eletto marzo 2006<br />

LIGURIA Dr.Tiesi Marco Liguria@sieog.it eletto 2008<br />

LOMBARDIA Dr. Rigano Serena Lombardia@sieog.it eletto ottobre 2006<br />

MARCHE Dr. Cecchi Alessandro Marche@sieog.it eletto febbraio 2006<br />

PIEMONTE Dr. Gaglioti Pietro Piemonte@sieog.it eletto novembre 2007<br />

PUGLIA E BASILICATA Dr. Campobasso Giuliano PugliaBasilicata@sieog.it eletto dicembre 2005<br />

SARDEGNA Dr. Altobelli Gianfranco Sardegna@sieog.it eletto maggio 2004<br />

SICILIA Dr. Bucolo Antonino Sicilia@sieog.it eletto luglio 2009<br />

TOSCANA Dr. Luchi Carlo Toscana@sieog.it eletto giugno 2009<br />

TRENTINO ALTO ADIGE Dr.Verdi Federica Trentino@sieog.it eletto 2004<br />

UMBRIA Dr. Luzi Giuseppe Umbria@sieog.it eletto 2002<br />

VENETO Dr. Sartori Rita Veneto@sieog.it eletto novembre 2007<br />

44<br />

CORSO AVANZATO DI ECOCARDIOGRAFIA<br />

FETALE<br />

2-3 ottobre 2009, Roma<br />

Ospedale San Giovanni Battista<br />

Segreteria Organizzativa Valeria Gilestro<br />

Ufficio Formazione Ospedale San Giovanni Battista<br />

Via Ercole Morselli, 13 - 00148 Roma<br />

Tel. 06 65596226 - Fax 06 65596484<br />

formazione@acismom.it<br />

CORSO DI NEUROSONOLOGIA FETALE<br />

16-17 ottobre 2009, Milano<br />

Aula Magna - Ospedale dei Bambini “V. Buzzi”<br />

Segreteria Organizzativa<br />

Bluevents srl<br />

Via Flaminia Vecchia, 508 - 00191 Roma<br />

Tel. 06 3630.4489/3638.2038 - Fax 06 45421443<br />

info@terapiafetale.it<br />

AN ISUOG & FMF ADVANCED COURSE:<br />

THE BORDERLINE FETUS<br />

26-28 novembre 2009, Napoli<br />

Hotel Royal Continental<br />

Segreteria Organizzativa<br />

NewClass srl<br />

P.co Comola Ricci, 125 - 80122 Napoli<br />

Tel. 081 663863 - Fax 081 683881<br />

info@newclass.it

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