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MONTAGNA NOSTRA - 2012 N°4 (completa) - Torrio

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ontagna<br />

Nostra<br />

Festa dei nonni<br />

canadello<br />

Abbiamo festeggiato i nonni il due di ottobre. Il calendario cristiano in quella data<br />

ricorda gli angeli custodi. E certo questi nonni che al mattino presto ricevono un<br />

bambino ancora addormentato e infagottato nelle coperte perché la mamma e il papà<br />

vanno al lavoro, che spingono passeggini, raccolgono giocattoli, asciugano lacrime e<br />

nasetti gocciolanti, vigilano su una febbre e tengono d’occhio prese di corrente, spigoli<br />

e minacce varie, sono davvero “custodi” come angeli per i loro nipotini. L’hanno<br />

già fatto anni prima, certo meno provati, perché allora la schiena non doleva e le ossa<br />

erano meno pesanti. Tutti sanno quanta energia ci vuole a tenere dietro alle esplorazioni<br />

dei piccoli, al gattonare e al camminare, alla smania di mettersi tutto in bocca,<br />

a tirare via da una vetrina o a distogliere da un capriccio. I nonni rendono partecipi<br />

i piccoli di un mondo speciale: c’è ancora il nonno che cura l’orto, che taglia un<br />

pezzo di legno, aggiusta una macchinina e fa sembrare straordinarie le azioni abituali.<br />

C’è ancora la nonna che impasta la torta e lascia fare una tortina a parte al suo piccolo<br />

assistente dalle mani impiastricciate e appiccicose, che ricorda filastrocche per<br />

far chiudere gli occhi quando è ora del riposino. I piccoli diventano grandi e il loro<br />

mondo si allontana. I nonni ancora infilano nelle tasche dei jeans dei nipoti cresciuti<br />

mancette per le diverse circostanze. Non hanno più altro da dare per fare sentire un<br />

affetto che dura. Finché un giorno gli angeli custodi dell’infanzia depongono davvero<br />

le ali e mostrano la loro fragile umanità.<br />

Quando i nonni non sono più angeli, ma umanità sguarnita, bisognosa, qualche volta<br />

difficile, talvolta capricciosa, persino la parola “nonno” cambia tono e significato; diventa<br />

quasi un insulto, quasi peggio del dire “vecchio”, perché almeno la vecchiaia è<br />

da un dato di fatto, un’età della vita di cui nessuno è colpevole, ma “nonno” diventa<br />

un legame tagliato, una sorta di svilimento della persona. Non c’è festa che tenga se<br />

la parola “nonno” non viene pronunciata all’interno di un affetto che dura nel tempo,<br />

quello di chi sa rendere un po’ della cura ricevuta. E non cresce nei nipoti se non è<br />

preceduto da quello dei figli.<br />

Allora i nonni restano “i nonni”,<br />

custodi della nostra più preziosa<br />

memoria anche quando la loro<br />

vacilla.<br />

Valeria Boldini<br />

I nonni, veri angeli custodi dei<br />

nipotini.<br />

ontagna<br />

Nostra<br />

" ROCCA DELLA CROCE "<br />

una nuova croce per un futuro migliore<br />

In un tempo caratterizzato da incertezze e paure come quello che stiamo vivendo<br />

oggi, può essere utile e procurare un pò di sollievo fare ricorso alla memoria di<br />

un tempo passato, in cui ritrovare valori e certezze oggi inesistenti.<br />

Proprio quest'estate è stata collocata sull'altura che domina il paese, chiamata da tempo<br />

immemorabile "Rocca della croce", una croce nuova di zecca,realizzata dalle abili<br />

mani di Draghi Valentino e sistemata con perizia da Bonfiglio Preli, coadiuvato dal<br />

nipote Fabio. Per la sua inaugurazione non sono state predisposte cerimonie ufficiali<br />

con tanto di taglio del nastro; come è nostra consuetudine abbiamo preferito affidare<br />

il compito di festeggiare l'avvenimento ai nostri giovanissimi rappresentanti,Arianna,<br />

Davide, Ester, Francesco, Mirian e Silvia, i quali si sono recati sul luogo con spirito<br />

gioioso e spensierato, consumando una veloce merenda.La presenza di questi giovani<br />

non è stata casuale, ma voluta in quanto essi rappresentano la speranza per<br />

un futuro migliore.<br />

Del resto, come ci ricorda la nostra dinamica Esterina Preli, autentica memoria del<br />

passato storico di Canadello, esiste una tradizione legata alla Rocca della croce, risalente,<br />

a suo giudizio, a circa 150 anni fa. A quei tempi era usanza praticare,nel mese<br />

di maggio, il cosiddetto "ufficio della campagna", una celebrazione religiosa propiziatoria<br />

che consisteva nel benedire le croci, con tanto di processione nel paese, croci<br />

che venivano poi sistemate nei campi<br />

seminati per proteggerli dalle intemperie.<br />

I Canadellesi, a quell'epoca, avevano<br />

deciso di sistemare una croce su<br />

un'altura che domina il paese e i campi<br />

, dove ogni anno, a maggio, si recavano<br />

in processione per la benedizione dei<br />

campi. Sembra che la prima croce venne<br />

fatta dal fabbricere di allora, Marco<br />

Quagliaroli, bisnonno di Roberto.<br />

La croce vecchia, realizzata da Luigi<br />

Draghi, padre di Valentino, attende un'<br />

onorata sitemazione (si accettano suggerimenti)<br />

Sulla nuova croce è stata posta<br />

una targhetta in bronzo che, oltre a<br />

ricordare la data e il nome dell'autore<br />

dell'opera, riporta una breve frase di incoraggiamento<br />

per tutti noi, specie in<br />

questi tempi difficili: NON TEMERE IL<br />

FUTURO Farinotti Antonio<br />

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