MONTAGNA NOSTRA - 2012 N°4 (completa) - Torrio
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ontagna<br />
Nostra<br />
“La leggenda del vischio”<br />
C'era una volta, in un paese tra i monti, un<br />
vecchio mercante. L'uomo viveva solo, non si<br />
era mai sposato e non aveva piu' nessun amico.<br />
Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva<br />
sempre anteposto il guadagno all'amicizia e ai<br />
rapporti umani. L'andamento dei suoi affari era<br />
l'unica cosa che gli importava. Di notte dormiva<br />
pochissimo, spesso si alzava e andava a contare<br />
il denaro che teneva in casa, nascosto in una<br />
cassapanca. Per avere sempre piu' soldi, a volte<br />
si comportava in modo disonesto e approfittava<br />
dell’ ingenuità di alcune persone. Ma tanto a lui<br />
non importava, perché non andava mai oltre le<br />
apparenze. Non voleva conoscere quelli con cui<br />
faceva affari. Non gli interessavano le loro storie<br />
e i loro problemi. E per questo motivo nessuno gli<br />
voleva bene.Una notte di dicembre, ormai vicino<br />
a Natale, il vecchio mercante non riusciva a dormire<br />
e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata.<br />
Cominciò a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti.<br />
Pensò che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosì perché non<br />
aveva ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini.<br />
A un certo punto cominciò a sentire qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva<br />
aiuto e lo chiamava fratello. L'uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì. Per tutta la<br />
notte, ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d'amore.<br />
Venne a sapere che alcuni vicini erano<br />
molto poveri e che sfamavano a fatica i figli;<br />
che altre persone soffrivano di solitudine<br />
oppure che non avevano mai dimenticato<br />
un amore di gioventù. Pentito per non aver<br />
mai capito che cosa si nascondeva dietro<br />
alle persone che vedeva tutti i giorni, l'uomo<br />
cominciò a piangere. Pianse così tanto<br />
che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio<br />
al quale si era appoggiato. E le lacrime non<br />
sparirono al mattino, ma continuarono a<br />
splendere come perle. Era nato il vischio.<br />
LA PARTITA DI PALLONE (a Giulia) di Franco Leoni<br />
Ho veduto ieri in un prato Ed al centro bombardiere<br />
Uno scontro in campionato Un bel merlo d’ali nere.<br />
Si giocava con passione L’altra squadra che giocava<br />
La partita col pallone; Avea un bruco con la bava<br />
Fronteggiavasi un sestetto Nella porta da sbarrare<br />
Di una squadra di calcetto E si dava un gran daffare.<br />
Contro un’altra formazione E due rospi per terzini<br />
Che parea di quelle buone; Con i piedi sopraffini;<br />
Ma non eran calciatori Poi più avanti non ci credi<br />
Propriamente i giocatori C’era un lungo millepiedi<br />
Or vi spiego, pazientate, Il terzetto di attaccanti<br />
Chi tirava le pedate. Avea nomi strabilianti<br />
Da una parte un pipistrello C’era un ghiro sonnacchioso<br />
Stava in porta bello bello; Ed un tasso un po’ peloso<br />
Per terzini due ranocchi Della squadra sulla vetta<br />
Che non erano dei brocchi; Si piazzava una civetta;<br />
Centrocampo c’era un ghiro Arbitrava in serietà<br />
Che dicean forte ha il tiro Una talpa di città.<br />
A sinistra dell’attacco Con un trillo di fischietto<br />
C’era un cane, penso un bracco, Iniziavano di getto;<br />
Sulla destra che tirava Ma dormiva presto il ghiro<br />
Lo scoiattolo ci stava Senza avere fatto un tiro,<br />
La civetta si specchiava<br />
Nello specchio si mirava<br />
Ed il tasso nella massa<br />
Correa dietro alla sua tassa.<br />
Millepiedi ognor cercava<br />
Con che piede si tirava<br />
E i due rospi difensori<br />
Ne facean d’ogni colori<br />
Stava attento dietro il bruco<br />
A tappare qualche buco<br />
Ma il pallone se s’alzava<br />
Mai una volta che saltava.<br />
Gli avversari come un lampo<br />
Su correvano pel campo;<br />
Merlo andava in alto e basso<br />
Sol faceva un gran fracasso;<br />
Lo scoiattolo in zampine<br />
Avea noci sopraffine<br />
Ed il bracco cacciatore<br />
Della preda seguì odore<br />
I ranocchi con gran salti<br />
Fronteggiavano gli assalti<br />
Ilaria complimenti...Bravissima<br />
ontagna<br />
Nostra<br />
Pipistrello ali distese<br />
Forti forti avea le prese;<br />
Direttor della partita<br />
Se ne stava li impettita<br />
Sora talpa senza occhiali<br />
Con fischiate micidiali.<br />
Dagli spalti forti cori<br />
Sospingevan giocatori<br />
Gli animali più svariati<br />
Tutti s’eran radunati;<br />
Poi sospinti dall’amore<br />
Per la squadra del lor cuore<br />
Tutti in campo son balzati<br />
A giocar come dannati.<br />
Nella grande confusione<br />
Che seguiva all’invasione<br />
Fischiò fin della partita<br />
Quella talpa un po’ intontita<br />
Che capito non aveva<br />
Perché poco ci vedeva;<br />
E così bel campionato<br />
Era morto prima che nato.<br />
Giuspino arriva nel capoluogo con la sua<br />
Ilaria Patelli si è laureta presso l'Università degli Studi di Parma, facoltà Far-<br />
mitica Bianchina, un piccolo gioiello da<br />
macia, con la tesi è "Farmaci classici ed innovativi per il trattamento della scle-<br />
collezionista.<br />
rosi multipla"- Ilaria con Mamma Natalina e Papà Marco.<br />
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