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Storia del San Luigi - Istituto San Luigi

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LA GUERRA<br />

Siamo ormai al 1940. Il 27 maggio ha luogo il primo<br />

saggio ginnico <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong>. Nello stesso mese i Fratelli<br />

acquistano la casa Vasta (un fabbricato che si affaccia<br />

sul cortile) e iniziano i lavori di trasformazione. La<br />

pagano 51.000 lire.<br />

10 giugno 1940 ore 17: collegati, attraverso la fe<strong>del</strong>e<br />

«Telefunken», con l'adunata "oceanica" di piazza<br />

Venezia, i Fratelli, stretti nel refettorio, per bocca <strong>del</strong><br />

"Duce" apprendono: « ... Un'ora segnata <strong>del</strong> destino<br />

batte nel cielo <strong>del</strong>la nostra patria. L'ora <strong>del</strong>le decisioni<br />

irrevocabili.... ecc.». L'assurda e tragica avventura è<br />

iniziata. 1 fratelli restano attoniti. E' la guerra.<br />

L'8 dicembre, la festa degli ex-alunni si svolge in<br />

sordina con la sola funzione religiosa. Molti di essi<br />

combattono. Alcuni, obbedendo all'impulso <strong>del</strong> cuore, e<br />

nel ricordo struggente, inviano «a-li amici <strong>del</strong>l'A.D.E.A.» la propria fotografia dal fronte. Sono il<br />

sottotenente Salvatore Pennisi, il soldato Salvatore Privitera, il tenente <strong>del</strong> Genio Pietrino Sar<strong>del</strong>la,<br />

il «Fante universitario» Giuseppe Russo, il sergente Turi Pistarà, il sottotenente Mario Alosi (che<br />

cadrà poi sul fronte greco-albanese), il sottotenente Raffaele Zappalà, il soldato Rosario Musmeci,<br />

il sottotenente Raffaele Manzoni, il carabiniere Felice Arcidiacono, il fante Camillo Badalà, il<br />

tenente Gabriello Currò, il soldato Giuseppe Finocchiaro e tanti altri.<br />

All'inizio <strong>del</strong>l'anno scolastico, nel 1941, fratel Nicola (Adinolfi) prende il posto <strong>del</strong> direttore<br />

fratel Renato. I ragazzi sono più numerosi (circa 280) a causa <strong>del</strong>lo sfollamento di molte famiglie di<br />

Catania verso le campagne di Acireale, nel timore dei bombardamenti aerei. In ottobre l'<strong>Istituto</strong><br />

riesce ad avere ceduta dal Comune, dopo lunga trattativa ed equo compenso, parte <strong>del</strong> vico Villa,<br />

tra la facciata <strong>del</strong>l'ingresso e la «casa <strong>del</strong> massaro» dei Fratelli. Il 9 novembre ha luogo la<br />

commemorazione di tutti i defunti <strong>del</strong>l'Oratorio e <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong>. Celebra il novello sacerdote, ex<br />

alunno, don Salvatore Messina.<br />

La sera <strong>del</strong> 14 novembre 1941, festa di <strong>San</strong>ta Venera, patrona di Acireale, aerei inglesi giungono<br />

ad ondate sulla città indifesa, lasciando cadere bombe dirompenti e spezzoni incendiari dalle 19.45<br />

all'una e quindici <strong>del</strong> mattino seguente. Durante il bombardamento i Fratelli, con tre giovani e un<br />

ragazzo che non hanno fatto in tempo a ritornare a casa, si rifugiano nella stanza interna <strong>del</strong> bagno,<br />

luogo <strong>del</strong>la Casa ritenuto più sicuro. A lume di can<strong>del</strong>a, con il cuore in gola ed in mezzo ai continui<br />

«fischi» ed alle terrificanti esplosioni, atterriti dalla prima vera esperienza bellica, pregano, come<br />

tutti gli acesi, con il fervore e la devozione che il momento richiede.<br />

Alla fine, quando il nemico si allontana, si fa il bilancio dei danni. Né sui fabbricati <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong>,<br />

né in alcuna parte dei cortili, sono caduti bombe o spezzoni. La città però lamenta 21 morti e 59<br />

feriti, e il giorno stesso, 15 novembre, si spopola con una precipitosa fuga verso le zone etnee.<br />

Molte famiglie degli alunni hanno la campagna vicina e possono continuare a mandare i figli a<br />

scuola. Nondimeno mancano all'appello una sessantina di alunni, quasi tutti <strong>del</strong>le Elementari.<br />

L'attività spirituale non subisce arresti: dal 2 al 4 dicembre si susseguono gli esercizi spirituali,<br />

predicati dal parroco di <strong>San</strong>ta Maria Odigitria don Giuseppe Messina.<br />

Di campane, dal 23 aprile 1942, ne suoneranno sempre di meno: è stata infatti decretata la<br />

requisizione dei «sacri bronzi» per esigenze di guerra. Lo Stato si impegna a consegnare alle chiese,<br />

a guerra finita, 1'80% di rame e il 20% di stagno, <strong>del</strong> peso <strong>del</strong>le campane, e a pagare le spese di<br />

rifusione. Si riesce a salvare, comunque, la bella campana <strong>del</strong>la Chiesetta .<strong>del</strong>la SS. Trinità.<br />

Il 17 maggio, festa di <strong>San</strong> Pasquale, si vorrebbe fare la solenne commemorazione <strong>del</strong> 25°<br />

anniversario <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong> fondatore mons. Pasquale Pennisi. Cadendo di domenica però, le<br />

automobili - per una norma relativa allo stato di guerra -non possono circolare e le autorità non<br />

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