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Storia del San Luigi - Istituto San Luigi

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stente è fratel Paolo. Il cortile <strong>del</strong> «<strong>San</strong> <strong>Luigi</strong>» resta a disposizione <strong>del</strong>l'A.D.E.A. ogni mercoledì per<br />

le consuete partite di calcio.<br />

Nel gennaio <strong>del</strong> 1957, dalla terza Liceo viene presa l'iniziativa di stampare un periodico: «Il<br />

Setaccio <strong>San</strong>luigino». Redattori sono Rosario Lucchesi, Salvatore Consoli, Salvatore Blanco, Eugenio<br />

Carrara, Mario Musmeci. Viene venduto in tutte le classi a lire 30 a copia, ed è impaginato<br />

come un quotidiano: l'articolo di fondo, la terza pagina letteraria, la cronaca, lo sport, le barzellette...<br />

In febbraio si completa lo scalone che porta sino al grande terrazzo posto al di sopra <strong>del</strong> 2°<br />

piano. Per la Cappella mancano dettagli e suppellettili. Il direttore fratel Stefano si rivolge allora,<br />

con buoni risultati, al <strong>San</strong>to Padre e all'Assistente Lasalliano per avere qualche contributo.<br />

Il 19 maggio, festa di <strong>San</strong> Giovanni Battista, si inaugura finalmente la grande Cappella con la<br />

benedizione di mons. Bentivoglio. Il salone resta così un ambiente destinato soltanto a riunioni<br />

scolastiche e ricreative. Vengono eliminati i vecchi banchi. Al loro posto verranno poi montate<br />

moderne poltroncine in legno, da cinema. Fratel Natalino, vice direttore, che ha seguito i lavori<br />

<strong>del</strong>la cappella con estremo impegno ha il plauso <strong>del</strong>la Comunità.<br />

In luglio l'<strong>Istituto</strong> acquista l'orto confinante ad est con il «<strong>San</strong> <strong>Luigi</strong>» di proprietà Massimino. Si<br />

sistema inoltre un refettorio per 60 convittori sotto «gli archi <strong>del</strong> cortile», che vengono chiusi e<br />

trasformati in stanze abitabili e rifinite.<br />

L'apertura <strong>del</strong>l'anno scolastico, ai primi di ottobre, è bloccata dall'epidemia influenzale<br />

«asiatica». Bisogna attendere alcuni giorni prima di poter iniziare le lezioni. Già i convittori sono<br />

50, divisi in due gruppi: i piccoli, a cui accudisce fratel Romano, e i grandi, con fratel Tancredi.<br />

L'Associazione degli Ex-alunni svolge una intensa attività teatrale, sotto la presidenza di fatto<br />

<strong>del</strong> prof. Manzoni, essendo impedito Politi. In gennaio, con un ritorno dei vecchi attori, si recita il<br />

dramma «Figli e padri», che costituisce un avvenimento cittadino (suona, negli intervalli, il<br />

quartetto di Ciccio Daidone).<br />

L'8 dicembre l'A.D.E.A. approva un nuovo statuto redatto da Franco Merlino e Rosario Romeo,<br />

e stabilisce che la sede, ampliata per la soppressione <strong>del</strong>la Cappellina <strong>del</strong>la Comunità posta vicino<br />

al palco, può essere frequentata anche da alunni <strong>del</strong>la terza liceale. Sebbene inaugurata e<br />

funzionante, la cappella non può ancora essere interamente utilizzata perché difetta dei banchi. Il<br />

direttore fratel Stefano nel 1958 continua a darsi da fare per racimolare il denaro necessario. Alcuni<br />

avvenimenti favoriscono l'«operazione-banchi»: fratel Oreste (Grippo), fa avere all'<strong>Istituto</strong> 200.000<br />

lire che ha avuto dalla famiglia siciliana Gagliardi, residente in Venezuela e che tiene i propri figli<br />

al Collegio «S. Giuseppe - De Merode» di Roma; il comm. Mariano Maugeri contribuisce dalla sua;<br />

mille dollari l'invia fratel Eliphus, Assistente Generale degli Stati Uniti; si celebrano inoltre nella<br />

nuova cappella diversi matrimoni e il ricavato si accantona per questa «voce». Si può così, dopo<br />

poco tempo, partire con la costruzione dei banchi su disegno <strong>del</strong>l'ing. Maugeri.<br />

Per la festa <strong>del</strong> direttore, il 2 aprile, gli alunni offrono la «Via Cr-ucis» per la Cappella.<br />

Nello stesso mese giunge presso l'Aspirantato di <strong>San</strong>ta Venerina, posto a meritatissimo riposo, il<br />

grande fratel Francesco Maynart. Ha 78 anni, ma continua ad insegnare francese ai novizi ed a<br />

curare l'orto <strong>del</strong>la Comunità. Nei momenti di pausa si dedica all'attività letteraria, confermando<br />

superiori doti di mente e di spirito. Scrive «Nouvelle pour la vocation», 4.000 pensieri, poi raccolti<br />

in volume da fratel Leone di Maria. Scrive anche un componimento che riguarda da vicino<br />

Acireale: «Puddicchia». Lo scrive in francese, per non smorzare la forza e la freschezza<br />

<strong>del</strong>l'immediatezza espressiva. Il libro verrà tradotto in italiano dal bar. Agostino Pennisi di<br />

Floristella, e pubblicato, nel 1965, dall'editore Bonanno di Acireale, con illustrazioni di Mariabianca<br />

Strano. La narrazione, che non manca di toni deamicisiani, prende lo spunto da una<br />

persona nota in Acireale, appunto il «Puddicchia», che sotto l'influsso educativo <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>l'Oratorio,<br />

supera le spinte e le remore <strong>del</strong> suo temperamento, ribelle e anarcoide, e che alla fine muore<br />

per salvare un compagno che sta annegando. Nel finale, fratel Francesco gioca con la fantasia.<br />

Puddicchia, come si sa, morirà vecchio e di morte naturale.<br />

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