repubblica italiana in nome del popolo italiano - La Privata Repubblica
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Valerio Fioravanti e Francesca Mambro fosse avvenuta il 4/8/1980, come da lui precedentemente<br />
affermato, e, modificando le orig<strong>in</strong>arie dichiarazioni <strong>in</strong> relazione alla <strong>in</strong>dividuazione di colui che i<br />
documenti richiesti aveva preparato, affermava che non trattavasi di Mario G<strong>in</strong>esi, bensì di tale<br />
Fausto De Vecchi, circostanza da questi confermata.<br />
Nessun elemento certo emergeva da una perizia espletata sui capelli <strong>del</strong>la Mambro, non essendo<br />
stata acquisita alcuna <strong>in</strong>dicazione sul tipo di t<strong>in</strong>tura che, secondo le rivelazioni di Sparti, la donna<br />
avrebbe utilizzato.<br />
Nel corso <strong>del</strong>la istruttoria, sia Valerio Fioravanti che Francesca Mambro non negavano di essersi<br />
rivolti a Massimo Sparti per ottenere due documenti falsi, ma precisavano che quella richiesta era<br />
stata da essi fatta nell'aprile <strong>del</strong> 1980, per aiutare due giovani, appartenenti ai "N.A.R.", tali Roberto<br />
Fiore e Gabriele Ad<strong>in</strong>olfi, entrambi latitanti.<br />
Il secondo, concorrente <strong>in</strong>dizio veniva dall'accusa <strong>in</strong>dividuato nella causale <strong>del</strong>l'omicidio di<br />
Francesco Mangiameli , uno degli esponenti di rilievo <strong>del</strong> gruppo eversivo di Valerio Fioravanti:<br />
entrambi avevano predisposto un elaborato piano per l'evasione di Concutelli, il capo carismatico di<br />
"Ord<strong>in</strong>e Nuovo".<br />
Mangiameli era stato ucciso a Roma il 9 settembre 1980: il cadavere, zavorrato, era stato buttato <strong>in</strong><br />
un bac<strong>in</strong>o artificiale a Tor dei Cenci, ma era dopo soli tre giorni riaffiorato, rendendo possibile la<br />
ricostruzione <strong>del</strong> <strong>del</strong>itto e l'<strong>in</strong>dividuazione dei colpevoli.<br />
In relazione a tale <strong>del</strong>itto è già <strong>in</strong>tervenuta una condanna def<strong>in</strong>itiva da parte <strong>del</strong>la Corte di Assise di<br />
Roma <strong>in</strong> data 16.7.1986 nei confronti dei fratelli Valerio e Cristiano Fioravanti, Francesca Mambro,<br />
Giorgio Vale e Dario Mariani.<br />
Varie erano state, nel corso di quel processo, le giustificazioni fornite dagli imputati: Valerio<br />
Fioravanti e Francesca Mambro avevano giudicato la vittima un "<strong>in</strong>etto'', un "codardo", che<br />
pretendeva diventare il capo <strong>del</strong>la organizzazione, benché poi avesse sottratto gran parte dei fondi<br />
raccolti. A sua volta Cristiano Fioravanti, pur confermando di avere partecipato a quel <strong>del</strong>itto, su<br />
richiesta <strong>del</strong> fratello, nel corso <strong>del</strong> processo riferiva che dopo la sua esecuzione aveva chiesto allo<br />
stesso fratello le ragioni per le quali era stata assunta quella decisione e Valerio gli aveva confidato<br />
che <strong>in</strong> casa Mangiameli , <strong>in</strong> Sicilia, vi era stata una riunione alla quale aveva partecipato un<br />
autorevole uomo politico siciliano, nel corso <strong>del</strong>la quale era stato deciso di uccidere il Presidente<br />
<strong>del</strong>la Regione, l'onorevole Pier Santi Mattarella ; sicché egli temendo che Mangiameli , sua moglie<br />
e sua figlia, potessero prima o poi rivelare quel fatto, aveva deciso di ucciderli tutti e tre, proposito<br />
che non era stato compiutamente realizzato perché il cadavere di Francesco Mangiameli era stato<br />
recuperato prima <strong>del</strong> previsto.<br />
<strong>La</strong> s<strong>in</strong>tomaticità <strong>del</strong>l'<strong>in</strong>dizio veniva colta dall'accusa nella pretestuosità <strong>del</strong>le giustificazioni offerte,<br />
essendosi accertato che Valerio Fioravanti nel luglio <strong>del</strong> 1980 era stato ospite, <strong>in</strong>sieme a Francesca<br />
Mambro, benché entrambi fossero già ricercati, di Francesco Mangiameli, e che l'omicidio<br />
Mattarella risaliva ad otto mesi prima: pertanto, l'accusa prospettava che non poteva ritenersi<br />
attendibile la giustificazione <strong>del</strong> <strong>del</strong>itto offerta da Valerio Fioravanti al fratello Cristiano, ma essa<br />
nascondeva una diversa e ben più grave realtà, <strong>in</strong>confessabile per le sue crim<strong>in</strong>ali dimensoni, e cioè<br />
la conoscenza da parte di Mangiameli di notizie che riguardavano la strage <strong>del</strong> 2.8.1980, congiunta<br />
al percepito pericolo di una possibile dissociazione di Francesco Mangiameli e di un'altrettanta<br />
possibile sua rivelazione di quanto era realmente avvenuto.<br />
Inoltre, proprio nel luglio <strong>del</strong> 1980, il colonnello Amos Spiazzi, <strong>in</strong>caricato dal "Sisde" di espletare<br />
un'<strong>in</strong>chiesta ricognitiva sulla riorganizzazione dei gruppi eversivi <strong>del</strong>l'estrema destra, dopo aver<br />
trascritto i risultati <strong>del</strong>la sua <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e <strong>in</strong> una relazione, aveva rilasciato un'<strong>in</strong>tervista al settimanale<br />
"L'Espresso", <strong>in</strong>tervista che benché rilasciata prima <strong>del</strong>la strage, il giornale aveva pubblicato dopo<br />
tale evento.<br />
In quella <strong>in</strong>tervista Spiazzi lasciava <strong>in</strong>tendere che alcune persone che avevano fatto parte dei