tutte le testimonianze su nuccia - NucciaTolomeo.it
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orgogliosa di quello che era diventata, di quello che anch'io avrei voluto essere. Per tutta la<br />
v<strong>it</strong>a ho desiderato essere come <strong>le</strong>i, generosa negli affetti, senza pretese verso nes<strong>su</strong>no. Ma<br />
ciò che più mi sconvolgeva, non era tanto il <strong>su</strong>o modo di accettare la sofferenza, ma quel<br />
sapere gioire per <strong>le</strong> cose più semplici, essere felice per ciò che rendeva felici gli altri,<br />
senza nes<strong>su</strong>na invidia, senza mai pensare che, anche per <strong>le</strong>i, la v<strong>it</strong>a sarebbe potuta essere<br />
migliore. Oggi che <strong>le</strong>i non c'è più trascorro pomeriggi interi, seduta nel posto che <strong>le</strong>i<br />
occupava, cercando di confortare la mia mamma. Le giornate trascorrono <strong>le</strong>nte. Non c'è più<br />
quel via vai di gente, quasi opprimente, in <strong>tutte</strong> <strong>le</strong> ore del giorno, il te<strong>le</strong>fono non squilla.<br />
"Controlla se funziona", dice la mia mamma. Il te<strong>le</strong>fono funziona perfettamente. Percorro <strong>le</strong><br />
sca<strong>le</strong> che conducono in questa casa… Quante volte r<strong>it</strong>ornavo indietro. Troppa gente nella<br />
stanza. Quel solaio malandato non avrebbe retto altro peso. Apro la porta. Ora tutto è<br />
si<strong>le</strong>nzioso. Nes<strong>su</strong>na voce, nes<strong>su</strong>n rumore.<br />
Mamma, seduta, guarda quel te<strong>le</strong>visore muto che nes<strong>su</strong>no traduce più per <strong>le</strong>i. La<br />
radio, che prima occupava un posto importante nella stanza, non c'è più. Il dolore di vedere<br />
quell'apparecchio, insignificante per <strong>le</strong>i, è troppo forte. Nes<strong>su</strong>no <strong>le</strong> dice cosa sta dicendo.<br />
Nes<strong>su</strong>no più rec<strong>it</strong>a il rosario insieme a <strong>le</strong>i, rosario che altrimenti non sa rec<strong>it</strong>are.<br />
La nonna, seduta <strong>su</strong>lla <strong>su</strong>a poltroncina, non si muoveva più, si stava con<strong>su</strong>mando<br />
<strong>le</strong>ntamente, ogni tanto alzava lo sguardo, guardava quel posto vuoto, scuoteva la testa e<br />
r<strong>it</strong>ornava a perdersi in chissà qua<strong>le</strong> angolo sperduto dei <strong>su</strong>oi ricordi. Sei mesi dopo la morte di<br />
Nuccia, la nonna la raggiungeva. Prima di chiudere la bara, si era avvicinata: "Nuccetta,<br />
perchè mi hai lasciata qui, voglio venire con te". Nes<strong>su</strong>no aveva cap<strong>it</strong>o. Il dolore per la perd<strong>it</strong>a<br />
di quella nipote, che era stata più di una figlia, <strong>le</strong> aveva tolto la voglia di vivere.<br />
Io rimango qui, mi si stringe il cuore. Il ricordo di zia Nuccia mi toglie il respiro.<br />
Penso agli ultimi anni. Quante volte avrei voluto parlare con <strong>le</strong>i, ma non era possibi<strong>le</strong>. Il<br />
te<strong>le</strong>fono squillava, la gente... stava ma<strong>le</strong>! Eppure... quel sorriso così gioioso. La<br />
<strong>su</strong>pplicavo, mi arrabbiavo: "Basta, Nuccia, sei esausta". "No, il Signore mi aiuterà,<br />
hanno bisogno di me".<br />
Io vo<strong>le</strong>vo ringraziare <strong>le</strong> persone, che hanno condiviso con noi il dolore per la perd<strong>it</strong>a di<br />
zia Nuccia: <strong>tutte</strong>, <strong>tutte</strong> quel<strong>le</strong> persone, che continuano a scrivere e a te<strong>le</strong>fonare, ma soprattutto<br />
<strong>le</strong> persone che vengono ancora in questa casa. E' diffici<strong>le</strong> entrare qui. Ancora oggi mi cap<strong>it</strong>a<br />
di entrare, pensando di trovarla lì, <strong>su</strong> quella <strong>su</strong>a sedia malandata. La v<strong>it</strong>a di Nuccia è stata un<br />
miracolo e, se siamo qui tutti insieme stasera, questo miracolo continua ancora.<br />
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