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come Virgilio che<br />
Som fratres bibliopolae 41<br />
hordea (1), tritica, farra docet resonare tabernam,<br />
e r autore dei Sermoni che, per ispregio, chiama<br />
Flaccidus. Intanto sulla soglia compare Orbilio,<br />
e Bibaculo lo presenta al forestiero come maestro<br />
di Orazio, e lo invita a domandargliene un<br />
giudizio. Di questo grammatico aspro e pungente,<br />
che Orazio ricorda maestro plagosus (2) e ammiratore<br />
esclusivo degli antichi, il Pascoli ci dà<br />
un vero ritratto; giunto all'estrema vecchiezza,<br />
vive in una squallida soffitta, e non si regge in<br />
piedi senza 1' aiuto del bastone, ma conserva<br />
neir aspetto sparuto la nativa fierezza. Egli compare<br />
sulla soglia, e lo straniero gli mostra il libro<br />
di Orazio, dicendo :<br />
— Pater, hunc si forte poetam<br />
uovisti, quanti, facias age, fare libellum,<br />
et vatem quanti : veniamque a milite tiro<br />
impetret, a docto docilis. —<br />
ma egli, guardato appena il libretto, risponde :<br />
u non v' è altro scrittore di satire, oltre Lucilio. ><br />
A questo punto entra Valerio Catone :<br />
(1) Corniiicio Gallo e Bavio e Mevio con lui avevano<br />
criticato Virgilio perchè aveva usato hordea al<br />
plurale. Hordea qui dixit superest ut tritica dicat<br />
(Baehrcns, Fragm. Poctarum Romanorum, pag. 341).<br />
(2) Epist. II i 70.