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Ultima linea 49<br />
un nuovo tremilo ÌI^LJ u^^inia vu^tit^-^^-'; ^^^^ ^^*i<br />
nuova malinconia nello spirito.<br />
Orazio si aggira ancora una volta per le vie<br />
di Roma, assorto in sé stesso, come è suo costume;<br />
ma<br />
... Ut vero canus, ut aeger,<br />
ut mutatus !...<br />
Una volta, anche assorto nelle sue fantasticherie,<br />
nulla gli sfuggiva; ora nulla lo ferma;<br />
né i fanciulli che giocano, né il vagabondo che<br />
impreca alle sue spalle, né il venditore ambulante,<br />
e solo r indovino gli .strappa un pallido<br />
sorriso. Tuttavia, come al solito, discorre seco<br />
stesso. « Ah! no » pensa « questa volta non è la<br />
primavera che mi riporta a Mecenate :<br />
aquilo nunc undique frondes<br />
decutit, et flabris tunsus Lucretilis horret.<br />
Il solo corbezzolo fiorisce con bianchi fiori per<br />
nemus Usticae<br />
Felix cui gelidam sub mortem nascitur aestas<br />
dignicr et lauru frontem redimisse poetae !<br />
E saluta col pensiero i suoi vicini di campagna:<br />
Cervio, topo campagnuolo, e Veianio; personaggi<br />
del resto vivi più nella fantasia del Pascoli<br />
che in quella di Orazio da cui sono appena<br />
nominati, e che abbiamo già incontrati nei pre-