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...erranze ...migrazioni - Pedagogika

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<strong>Pedagogika</strong>.it/2010/XIV_1/editoriale<br />

Storie, memorie e tracce<br />

di ordinaria inciviltà<br />

Salvatore Guida<br />

Storie. Storie di paesi improvvisamente e tristemente usciti dall’anonimato e diventati<br />

notori ai più, anche a quelli che preferiscono girarsi dall’altra parte quando<br />

incontrano storie di dolore altrui e di inciviltà, specie se nostrane. Storie di uomini<br />

spremuti e gettati, tradotti nei C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione, per<br />

non lasciare, rispetto agli ex Centri di Permanenza Temporanea, dubbi nemmeno<br />

semantici sulla loro primaria funzione) in attesa di essere cacciati. Quante storie<br />

di persone, e da quante parti del Sud del mondo, hanno registrato capitoli da non<br />

dimenticare nelle tante Rosarno di cui è sempre più piena questa nostra Italia!<br />

Quante persone cercheranno nei prossimi anni di capire se tenere stretta la<br />

memoria di quei giorni o se, per pura pietas nei confronti di questo ingrato paese,<br />

si sforzeranno di cancellarne il ricordo...<br />

Mi riesce difficile stupirmi di quanto stia avvenendo, qui da noi, ma non solo!<br />

Ché anche la Francia in questo momento non sta mostrando il meglio di sé;<br />

anzi, con la sua legge che punisce chi aiuta i clandestini, sembra essere la realizzazione<br />

di un incubo architettato da un Gentilini d’oltralpe. Un consiglio di Luigi<br />

Cancrini, che condivido pienamente, suggerisce di obbligare, legati ai sedili, un po’<br />

di nostri uomini di governo alla visione del film Welcome di Philippe Loiret.<br />

Cosa deve succedere ancora perché questo nostro paese, questa nostra Europa,<br />

abbia un soprassalto di dignità, perché ritrovi una sia pur flebile memoria di quanti<br />

milioni di donne e uomini, italiani, spagnoli, greci, siano andati, migranti senza<br />

legge né tetto, in altri paesi, oltremare, che in quei tempi apparivano più prosperi<br />

e sembravano poter garantire benessere, dignità e rispetto?<br />

Non mi stupisco, né voglio più stupirmi, per l’ignoranza di chi si abbevera alle<br />

fonti televisive per farsi un’opinione sulla politica, sull’etica, sull’educazione, sulla<br />

sicurezza, sulla giustizia, né voglio stupirmi per la malafede di chi non può neanche<br />

accampare l’alibi del non sapere, del non capire.<br />

Voglio uscire dalla lamentazione, voglio smettere, almeno per un po’, di indignarmi.<br />

Voglio trovare uno sguardo positivo, imparare a leggere l’anomalia, voglio<br />

imparare a cercare, a cercare di vedere, tra il loglio delle bassezze scioviniste, svettare<br />

qualche feconda spiga di grano, qualche segno di civiltà. Cercare di capire se<br />

qualcosa vada cambiando, se sia fatale percorrere le strade dell’esclusione per sopperire<br />

ai guasti di chi ci sgoverna, di chi ha bisogno di ricorrere, ogni giorno, alla<br />

“distrazione di massa” per curare il proprio particulare.<br />

Voglio proporre all’attenzione di chi legge piccoli segnali colti nella quotidianità<br />

del mio essere cittadino, prima ancora di pensarmi, insieme alla redazione, come<br />

operatore culturale e stimolatore di dibattito e riflessione pedagogica. Stamattina<br />

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