Comunicare fisica.07 - proceedings alta risoluzione
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SOCIETÀ DEMOCRATICA ED EDUCAZIONE ALLA SCIENZA<br />
> Alessandro Pascolini<br />
Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Padova, via Marzolo 8, Padova<br />
INFN sezione di Padova<br />
Sommario<br />
Vengono tratteggiati da un punto di vista empirico le motivazioni di base per l’educazione alla scienza, i problemi<br />
che essa pone, gli obiettivi da perseguire e alcune strategie operative.<br />
Premessa<br />
Il tema del ruolo sociale della scienza, in forme diverse, ha percorso un po’ tutta la storia della cultura<br />
occidentale. Il suo rapporto con società democratiche è invece un problema recente, dato che la democrazia è<br />
un fenomeno nuovo e ancora lungi dall’essere universale; ha acquistato attenzione a seguito delle rivoluzioni<br />
francese e americana ed è divenuto uno dei temi del dibattito politico-culturale dalla seconda metà dello scorso<br />
secolo a partire dal mondo anglosassone, con importanti contributi da parte di Karl Popper e Gerald Holton,<br />
per fare due esempi. Da noi si è sviluppato essenzialmente dal ’68, generalmente in forma critica, ma più<br />
seriamante negli ultimi decenni; un punto di riferimento rimane la rivista “La nuova civiltà delle macchine”.<br />
A questo punto ritengo corretto precisare che non ho le competenze sociologiche o pedagogiche necessarie<br />
per un trattamento metodologicamente corretto del tema assegnatomi. Sono un artigiano della comunicazione<br />
scientifica e cercherò di affrontare l’argomento da questa prospettiva, sperando lo stesso di dare qualche utile<br />
contributo.<br />
Premesso che intenderò la “società democratica” secondo la definizione di Popper: “si vive in democrazia<br />
quando esistono istituzioni che permettono di rovesciare il governo senza ricorrere alla violenza”, i quesiti che il<br />
tema suggerisce sono:<br />
• perché educare alla scienza?<br />
• fino a che punto educare?<br />
• chi ci troviamo di fronte?<br />
• che fare?<br />
1 Perché educare alla scienza?<br />
Se ci pensiamo, sembrerebbe inutile educare alla scienza in un contesto assolutamente dominato da una<br />
scienza onnipresente e da una tecnologia pervasiva. Antropologicamente, siamo nella “cultura della scienza”,<br />
respiriamo scienza e tecnologia, per cui tutti dovrebbero esserne naturalmente imbevuti. Ma la società, a tutti i<br />
livelli, è incapace di interpretarle e porle nella giusta prospettiva.<br />
Un esempio: a Venezia nel corso della conferenza “the future of science” Richard Lindzen nella sua relazione<br />
su “global warming” ha sostenuto che l’anidride carbonica non gioca un ruolo rilevante, e ciò ha messo in crisi<br />
un gruppo di studenti liceali – e la loro insegnante – per i quali la tesi opposta era la “verità”. Gente attenta,<br />
interessata non ha tuttavia maturato la cognizione che il criticismo, il confronto di tesi antagoniste sono elementi<br />
costitutivi della scienza e che tutto il progresso scientifico vive sottoponendo continuamente a falsificazione<br />
le proprie acquisizioni, direbbe Popper, ovvero nel confronto di programmi di ricerca antagonisti, come ci ha<br />
insegnato Imre Lakatos.<br />
Ma questo è un esempio “alto”. Esiste un diffuso analfabetismo scientifico, un pericoloso ritorno all’arcaismo,<br />
alla magia, alle sette più o meno sataniche, al rifiuto della realtà e al fiorire di pratiche mediche empiriche: un<br />
atteggiamento antiscientifico che giunge fino a rifiutare del tutto la scienza e la ragione.<br />
Questo può avere conseguenze catastrofiche per una società democratica, che si trova ad affrontare sempre<br />
di più scelte di natura scientifica e tecnologica in tutti i settori della vita civile: basta pensare al problema<br />
energetico, ai cambiamenti climatici, alle possibilità aperte dall’ingegneria genetica.<br />
L’analfabetismo impedisce ai cittadini – e anche ai responsabili della vita politica – di partecipare in modo<br />
efficace a tali decisioni, con la conseguenza di tragici errori o di astensione e delega a una minoranza di tecnici,<br />
creando una lacerazione traumatica nel tessuto sociale.<br />
Un’educazione scientifica di base è indispensabile per evitare la marginalizzazione dei lavoratori e la perdita del<br />
lavoro, sostituendo allo storico proletariato economico un nuovo proletariato culturale. La cultura scientifica<br />
basata sul dialogo costruttivo e sull’analisi critica è anche indispensabile per difendere ed estendere i diritti<br />
umani, sia combattendo gli attacchi basati su chiusi atteggiamenti confessionali, anti-razionalistici e intolleranti,<br />
sia creando le condizioni oggettive dei diritti fondamentali alla vita, alla salute e alla conoscenza.<br />
13 COMUNICARE FISICA.07<br />
TRIESTE 1/6 OTTOBRE 2007