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Comunicare fisica.07 - proceedings alta risoluzione

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vita di ciascuno passa un cavallo bianco, se si riesce a montarci sopra, si può andare lontano”.<br />

Ecco, appunto, il problema è montarci sopra.<br />

Proviamo a tradurre in dimensioni quantitative questa possibilità. Partiamo dalle notizie che escono sui media.<br />

Ogni giorno, in qualsiasi redazione, arrivano circa 6000 (seimila) notizie sotto forma di dispacci di agenzia, senza<br />

parlare delle informazioni che possono essere veicolato da internet.<br />

Bene, di queste 6000 notizie, i media ne utilizzano un numero che va tra le venti/trenta (le Tv e le radio) e le<br />

150/170 (i giornali cartacei). Il resto, migliaia di notizie, vengono letteralmente gettate via e diventano tutto o<br />

quasi ignote al grande pubblico.<br />

C’è dunque solo un sottile strato di notizie “privilegiate” , quelle che riescono a stare sopra di un gigantesco<br />

rumore di fondo mediatico. Entrare in quello strato è la sfida che la fisica, se vuole tornare di moda, deve<br />

vincere.<br />

Per farlo, non può più affidarsi alla buona volontà e alla vocazione di divulgatore che questo quel fisico<br />

esprimono. Questo poteva andare bene quando la fisica era sotto il cono di luce. Ora la luce va conquistata<br />

all’interno di una dura competizione darwiniana nella quale vince chi sa adattarsi meglio all’ambiente dei media,<br />

alla loro cultura, alle loro logiche e psicologie.<br />

Da questa analisi discende che, se la fisica vuole tornare di moda, deve affidarsi a professionisti della<br />

comunicazione che siano già in qualche modo adattati all’ambiente mediatico. Che ne conoscano personaggi e<br />

percorsi. E che quindi sappiano adattare il linguaggio, prima di tutto, e poi la semantica alla logica mediatica.<br />

Il linguaggio è però spesso un elemento di frizione tra lo scienziato e il comunicatore professionista. Una frizione<br />

che, a parere di chi scrive, è dovuta anche alla mancata accettazione di un dato di fondo. Quando qualcuno parla<br />

all’interno della propria comunità (i fisici, i chimici, i pescatori professionisti, gli illustratori, gli informatici…)<br />

adotta un linguaggio che, tipicamente, ha una corrispondenza molto precisa tra la parola e un oggetto. Questa<br />

corrispondenza è tipica del linguaggio di qualsiasi comunità: chiunque parli sa di essere inteso con grande<br />

precisione.<br />

Quando però si deve parlare al di fuori della propria comunità, questo vantaggio si trasforma in uno svantaggio.<br />

In qualsiasi conversazione che coinvolga persone di comunità diverse infatti, il linguaggio segue inevitabilmente<br />

altre regole. La prima e più importante è quella che separa la stretta correlazione tra la parola e un solo oggetto<br />

(o significato). Il linguaggio tra diverse comunità diventa per ovvi motivi metaforico, meno preciso e rigoroso.<br />

Pretendere di mantenere l’identificazione parola/concetto di un linguaggio comunitario in un dialogo con altre<br />

comunità è velleitario, ma è anche pericoloso, perché porta al rifiuto, all’equivoco, al paradosso. O al luogo<br />

comune che vuole lo scienziato incomprensibile per natura.<br />

È proprio di un rapporto costruttivo tra fisico e comunicatore il concordare una sorta di traduzione del linguaggio<br />

comunitario dei fisici in uno più metaforico, avendo la piena coscienza che quest’ultimo non può che essere<br />

degradato, a volte anche fortemente, nel suo rapporto con la realtà.<br />

L’accordo sul livello di degradazione è funzione del pubblico che si vuole raggiungere o del media nel quale si<br />

vuole entrare.<br />

Senza metaforizzazione/degradazione non si sale al di sopra del rumore di fondo e si finisce per fare una<br />

comunicazione autistica senza nessun impatto sulla realtà.<br />

19 COMUNICARE FISICA.07<br />

TRIESTE 1/6 OTTOBRE 2007

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