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Comunicare fisica.07 - proceedings alta risoluzione

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THE (THEMATIC HUMAN INTERFACE AND EXPLAINERS) GROUP.<br />

LA RETE EUROPEA PER LA CRESCITA PROFESSIONALE DEGLI ANIMATORI<br />

> Paola Rodari (a) , Matteo Merzagora (b)<br />

(a) SISSA Medialab, Trieste, Italia<br />

(b) ICS SISSA, Trieste, Italia<br />

Sommario<br />

Animatori scientifici, guide, educatori, operatori museali, mediatori, facilitatori… sotto nomi diversi è compreso<br />

un esercito di giovani (ma non solo), una delle principali interfacce tra la scienza e il grande pubblico.<br />

Presenti nei musei, nelle mostre interattive, nei festival e negli open day, gli animatori sono spesso i principali<br />

responsabili della qualità della comunicazione delle istituzioni per cui lavorano. Altrettanto spesso, però, la loro<br />

importanza è sottovalutata; sono formati in modo veloce e superficiale, non sono coinvolti nella progettazione<br />

e nella vita culturale dell’istituzione, e non sono quindi coscienti fino in fondo della filosofia comunicativa<br />

degli eventi o delle mostre di cui sono mediatori. Questo avviene non solo in Italia, ma anche all’estero, come<br />

mostrano i dati del progetto europeo DOTIK. Per ovviare a questa situazione l’Ecsite, la principale associazione<br />

dei musei scientifici e science centre europei, ha costituito un gruppo di lavoro, con lo scopo di raccogliere dati<br />

sul problema e stimolare lo scambio di informazioni, esperienze e buone pratiche tra gli animatori europei.<br />

1 Il progetto DOTIK - European Masterclass for Young Scientists and Museum Explainers<br />

Per due anni il progetto DOTIK ha esplorato, per la prima volta a livello europeo, lo status professionale<br />

degli animatori scientifici. DOTIK (che in sloveno significa “contatto”) è stato finanziato dal DG Ricerca della<br />

Commissione Europea, e dal 2005 al 2006 ha visto la progettazione e sperimentazione di un percorso di<br />

specializzazione per animatori scientifici che li rendesse migliori mediatori nel dialogo tra scienza e società,<br />

tra istituzioni e pubblico. I partner del progetto - il gruppo di ricerca ICS della SISSA (coordinatore), l’At-Bristol<br />

science centre (GB), The House of Experiments (Lubiana, SLO) e l’Immaginario Scientifico (Trieste, IT) - hanno<br />

infine organizzato una scuola estiva che ha riunito a Trieste sessanta partecipanti da ventitre paesi (http://<br />

www.dotik.eu). In questa sede non vogliamo tanto approfondire questa esperienza di formazione (1,2), quanto<br />

presentare alcuni dati della ricerca DOTIK, e dare un’idea delle ricadute attuali del progetto.<br />

2 Lo status professionale degli animatori scientifici in Europa<br />

Pur essendo gli animatori la principale (e talvolta unica) interfaccia tra istituzioni impegnate nel comunicare la<br />

scienza e pubblico, e nonostante un sempre maggior numero di ricerche segnalino la crucialità del loro ruolo di<br />

mediatori (3,4), esistono pochissimi dati sulla loro consistenza numerica, sulla loro formazione, e su come sono<br />

organizzati all’interno delle istituzioni a cui appartengono.<br />

Durante il progetto DOTIK è stato distribuito un questionario, sono stati organizzati quattro focus group dedicati<br />

all’atuopercezione degli animatori (uno alla prima edizione, sperimentale, della scuola, e uno all’edizione<br />

conclusiva), e realizzate diverse interviste (5,6). Al questionario hanno risposto 39 musei e science centre, tra cui<br />

le più grandi realtà europee quali il Deutsches Museum di Monaco e il Science Museum di Londra.<br />

Dall’analisi dei questionari emerge una grande variabilità tra le istituzioni. Il numero degli animatori, ad<br />

esempio, non è in relazione né con la dimensione degli spazi del museo né con il numero dei visitatori. Inoltre<br />

alcuni musei preferiscono assumere pochi animatori con contratto full time, e hanno uno staff relativamente<br />

ridotto di numero, mentre altri impiegano un gran numero di animatori per poche ore settimanali ciascuno. Il<br />

numero degli animatori varia, dunque, come variano i ruoli e le attività che svolgono, e queste variazioni sono<br />

chiaramente legate alla storia e alla filosofia comunicativa del museo, alla sua tipologia (conservativo, handson,<br />

immersivo, …), alla varietà e tipologia dei programmi che vengono organizzati, e agli spazi a disposizione<br />

(presenza di planetario, spazi esterni, ecc).<br />

Un panorama più condiviso appare invece quando si cerca di capire chi siano gli animatori e quale status<br />

professionale abbiano. In Europa la maggioranza degli animatori sono persone che svolgono questo lavoro<br />

come lavoro temporaneo, mentre completano gli studi o sono in attesa di un altro lavoro. Il 43% sono studenti<br />

universitari, nella maggior parte dei casi di facoltà scientifiche. Questa temporaneità del lavoro determina anche<br />

la precarietà dei contratti: circa un terzo degli animatori del nostro campione è pagato per ora, ricevendo quindi<br />

un salario che non può garantire l’indipendenza economica. La precarietà diviene quindi un processo che si<br />

autoalimenta: si propongono come animatori persone che non necessitano di un salario completo, ma integrano<br />

altre fonti di sostentamento.<br />

Forse anche perché il turn over è molto rapido, pochi sforzi sono fatti per dare loro una formazione completa, e<br />

25 COMUNICARE FISICA.07<br />

TRIESTE 1/6 OTTOBRE 2007

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