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Scarica - Centro Terapia Cognitiva

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disperazione (helplessness / hopelessness) e rabbia a eventi discrepanti<br />

anche minimi, come risultato di un’attiva organizzazione di<br />

tali eventi in termini di perdita e delusione”.<br />

Ruberti (1996) mette l’accento su di una modalità di organizzazione<br />

della conoscenza che implica “sentimenti di inadeguatezza<br />

personale e solitudine”, legati ad una percezione di sé come<br />

persona “incapace di avere amore e attenzione per i propri bisogni<br />

più intimi e personali; [...] destinata a ricevere indifferenza e<br />

ostilità qualora si presenti con le proprie autentiche caratteristiche”.<br />

Sempre Ruberti mette in risalto le differenze fondamentali<br />

sottese ai concetti di organizzazione depressiva e di sindrome<br />

depressiva. La prima “defi nisce un modo particolare di ordinare<br />

stabilmente il fl usso dell’esperienza, le attribuzioni di signifi cato<br />

e le conoscenze personali, un modo che è vissuto in maniera egosintonica<br />

dal paziente, vale a dire che è sentito come l’unico modo<br />

possibile e corretto di spiegarsi quanto si esperisce. Questa lettura<br />

della realtà porta ad un equilibrio personale e ad un’adattamento<br />

alla vita sociale particolari [...]. Questi, una volta raggiunti, non<br />

necessariamente si associano a sentimenti di intensa sofferenza.<br />

La sindrome depressiva indica invece l’emergere, generalmente<br />

episodico, di forti emozioni legate alle dimensioni di colpa, vergogna<br />

e rabbia e vissute con un pervasivo senso di tristezza e di<br />

disperazione. Tali emozioni negative interferiscono potentemente<br />

con la visione del mondo e con le capacità cognitive, operative e<br />

d’interazione sociale” (Ruberti, 1996).<br />

Si parla quindi di sindrome depressiva quando ci si riferisce ad<br />

uno stato di perturbazione dell’equilibrio personale; ciò può avvenire<br />

sia in una persona con un’organizzazione cognitiva depressiva,<br />

sia in persone con altra organizzazione cognitiva.<br />

1.2 La relazione di attaccamento e la prima infanzia<br />

Diversi Autori (Reda, 1986; Guidano, 1988; Ruberti, 1996) concordano<br />

sul fatto che un individuo tende a costruirsi un’organizzazione<br />

depressiva della conoscenza a partire dalle proprie esperienze<br />

relazionali più signifi cative; tra queste ultime grande importanza<br />

rivestono le relazioni di attaccamento, anche se, come emerge da<br />

recenti ricerche, al pattern d’attaccamento non può essere conferito<br />

carattere predittivo circa lo sviluppo, nell’individuo stesso, di<br />

una particolare organizzazione cognitiva piuttosto che un’altra.<br />

Secondo Reda (1986) nella storia di sviluppo di un paziente con<br />

organizzazione depressiva si riscontrano spesso situazioni di reciprocità<br />

tra fi glio e genitori caratterizzate dalla “carenza di contatti<br />

10 Scuola di Formazione in Psicoterapia <strong>Cognitiva</strong> - Vol. 2 Anno 2005

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