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10 fatti¬izie <strong>12</strong> LUGLIO <strong>2008</strong><br />
Addetti ai lavori a confronto sul tema degli abusi e delle sfruttamento nel mondo della cooperazione. Il problema dei mancati controlli<br />
Coop “false” e coop buone,<br />
solidarietà a due facce<br />
DI ANDREA ALBA<br />
Cooperative “spurie” vs cooperative “buone”.<br />
La cooperazione usata come luogo<br />
di sfruttamento di immigrati e deboli<br />
anziché come lo strumento mutualistico<br />
e di crescita sociale che la Costituzione<br />
gli riconosce: cosa ne pensano i leader<br />
vicentini delle principali associazioni di<br />
categoria, e del sindacato? Qualche numero<br />
fa su queste pagine veniva riportato<br />
un caso di cooperazione trasformata<br />
in sfruttamento, situazione denunciata<br />
da un lavoratore straniero<br />
in forma anonima e<br />
in un punto imprecisato<br />
del territorio nazionale.<br />
Nelle stesse pagine trovava<br />
posto l’opinione di<br />
Massimo D’Angelo, Filt<br />
Cgil vicentina, sulle cooperative<br />
“spurie”, quelle<br />
cioè in genere estranee<br />
alle principali categorie<br />
del settore e in cui capita<br />
spesso di trovare che i<br />
principi della mutualità e<br />
della solidarietà, su cui la cooperazione<br />
si basa, vengono traditi al punto da trasformare<br />
la coop in una vera e propria<br />
centrale di sfruttamento. Sullo stesso<br />
tema, di seguito l’opinione di esponenti<br />
“interni”, delle sigle di categoria, e di altri<br />
leader del sindacato vicentino.<br />
Patrizia Balbo, presidente di Federsolidarietà<br />
Vicenza e vicepresidente<br />
Confcooperative<br />
“Ci sono coop che nascono e muoiono,<br />
e casi-limite in cui la gente non prende<br />
nemmeno lo stipendio. Si tratta di esempi<br />
estremi, sia chiaro. Ma che ci siano<br />
cooperative che nascono per uno scopo<br />
o un appalto è innegabile, e spesso sfuggono<br />
al controllo e ai regolamenti interni<br />
delle associazioni di categoria. Se viene<br />
rispettata l’applicazione del contratto<br />
non ci si può presentare a un appalto<br />
con prezzi stracciati: questo è chiaro, e<br />
quando ci sono situazioni di questo tipo<br />
c’è sempre dietro un caso di non rispetto<br />
delle regole, non solo contrattuali, di costo<br />
del lavoro, ma anche di sicurezza nel<br />
lavoro. Posso capire che ci sia concorrenza,<br />
cercando di ottenere un appalto<br />
presentandosi con buoni prezzi, ma riconosco<br />
che in effetti ci sono anche cooperative<br />
che col concetto di mutualità non<br />
hanno niente a che fare e sono costituite<br />
solo per accedere a questo o quell’appalto.<br />
Noi della categoria Confcooperative<br />
abbiamo vincoli e controlli ben precisi:<br />
ogni anno c’è un revisore dell’Ispettorato<br />
del Lavoro che controlla i conti di ogni<br />
coop iscritta e verifi ca il rispetto della<br />
mutualità e del contratto del lavoro. Siamo<br />
quindi le società più controllate in<br />
assoluto, visto che oltre ad adempiere<br />
alle normali verifi che cui vengono sotto-<br />
L’Osservatorio<br />
provinciale,<br />
istituito nel<br />
2007, non<br />
è ancora<br />
partito<br />
posti tutti i soggetti economici abbiamo<br />
questi ulteriori controlli. Dipendono da<br />
una convenzione stipulata con il ministero<br />
del Lavoro da Confcooperative, e<br />
va detto che tutte le sigle associative di<br />
categoria hanno un sistema di revisione<br />
annuale. Chi non è iscritto ovviamente<br />
sfugge a questa rete di controlli. L’Osservatorio<br />
provinciale, istituito nell’ottobre<br />
2007 a livello nazionale, di fatto a Vicenza<br />
non è ancora partito. Ci sono state<br />
problematiche organizzative, e un’alternanza<br />
di ruoli all’interno della Provincia<br />
che di fatto hanno<br />
rallentato l’istituzione<br />
del soggetto. Noi di Confcooperative<br />
comunque<br />
siamo disponibili a farlo<br />
partire al più presto: la<br />
verifi ca non ci spaventa,<br />
anzi, e nemmeno una<br />
mappatura del comparto<br />
che anzi sarebbe molto<br />
utile per migliorare il<br />
settore. A mio avviso gli<br />
abusi, quando ci sono,<br />
non sono nel settore sociale:<br />
perché qui c’è un accreditamento<br />
e in questi appalti viene richiesta sempre<br />
più spesso una forte qualifi cazione professionale.<br />
Mi sento di escludere anche<br />
i settori dell’edilizia e dell’agricoltura: gli<br />
abusi sono più presenti in quelle coop<br />
che fanno servizi di manovalanza e logistica,<br />
che hanno un meccanismo meno<br />
continuo di lavoro e magari assumono<br />
a giornata o solo per determinati periodi<br />
di tempo.<br />
Anche noi come categoria, come i sindacati,<br />
dobbiamo cercare di combattere<br />
il più possibile i casi di sfruttamento. Le<br />
strade per farlo sono molteplici: bisogna<br />
anzitutto far rispettare di più le regole di<br />
iscrizione agli albi regionali, con criteri<br />
selezionati e seri. Poi la cosa importante<br />
è che si riesca a ottenere che anche<br />
le coop non iscritte alle organizzazioni<br />
Il settore della logistica è uno dei più a rischio<br />
di categoria vengano sottoposte alla revisione<br />
annuale, obbligatoria, da parte<br />
di revisori controllati dal ministero del<br />
lavoro. Ci sono coop che vedono una<br />
revisione ogni tre o quattro anni: ci impegniamo<br />
noi come associazione di categoria<br />
a fare questi controlli se serve, ma<br />
deve essere fatto. Nel momento in cui<br />
vieni sottoposto a revisione infatti vieni<br />
richiamato, sanzionato o se è il caso aiutato:<br />
e l’intero sistema ne trae benefi cio e<br />
progredisce.”<br />
Alberto Chiodi, presidente di Confcooperative<br />
Vicenza<br />
“Il fenomeno degli abusi c’è, e la maggior<br />
parte degli abusi si verifi ca nella logistica<br />
e nei facchinaggi. Non abbiamo elementi<br />
concreti per dire “quanto” è sviluppato:<br />
non ci sono controlli, perché chi dovrebbe<br />
farlo non lo fa. Le coop che aderiscono<br />
alle sigle centrali come Confcooperative<br />
vengono revisionate dalle centrali,<br />
quelle non iscritte non vengono di fatto<br />
neanche revisionate. Ora peraltro spetterebbe<br />
al Ministero delle Attività Produttive.<br />
E se non ci sono controlli è facile<br />
che qualcuno metta in campo comportamenti<br />
“furbeschi”. Se poi li beccano,<br />
mettono la coop in liquidazione e fi ne:<br />
nel frattempo però hanno fatto danno<br />
a tutto il comparto, oltre che ai lavoratori,<br />
perché creano casi di concorrenza<br />
sleale.<br />
L’Osservatorio a Vicenza è rimasto sulla<br />
carta. Dovrebbe essere coordinato dalla<br />
Direzione Provinciale del Lavoro, di concreto<br />
viene fatto poco, probabilmente<br />
per diffi coltà organizzative o economiche<br />
dell’ente provinciale stesso. Quello<br />
che fa male però è che si parla della<br />
cooperazione citando solo questi esempi<br />
di sfruttamento: la cooperazione cioè va<br />
sulla stampa per “sparlare”, per parlare<br />
solo dei casi di abuso e non dei numerosi,<br />
e positivi, esempi di autentica mutualità.<br />
Diciamolo: solo le cooperative<br />
“vere” vengono<br />
controllate, ogni<br />
anno (sociali ed<br />
edilizie) o almeno<br />
due anni.<br />
Quelle che sono<br />
fuori dal sistema<br />
non hanno<br />
controlli: il ministero<br />
ne controlla<br />
non più<br />
del 10 per cento<br />
l’anno e questo<br />
incentiva chi<br />
vuole mettere in<br />
piedi coop false.<br />
Il controllo<br />
dovrebbe essere<br />
fatto sul serio:<br />
l’Osservatorio<br />
provinciale,<br />
però, non ha gli<br />
Nel mondo delle coop ci sono ancora moltissimi casi di vera mutualità<br />
strumenti per fare una cosa del genere,<br />
dovrebbe esserci un reale intervento nazionale<br />
e regionale.”<br />
Matteo Adami, Fit Cisl<br />
“L’Osservatorio è fermo, e questo è un<br />
vero problema. Specifi co della nostra<br />
provincia, visto che nella vicina Padova<br />
l’ente analogo c’è e “veleggia” bene.<br />
Cgil, Cisl e Uil hanno mandato più volte<br />
un documento unitario in Provincia<br />
per rilanciare l’Osservatorio di Vicenza.<br />
Sui problemi del comparto in generale<br />
condivido le preoccupazioni espresse<br />
su queste pagine, ma vorrei sottolineare<br />
come a nostro avviso prima di rompere<br />
del tutto con i committenti, quando si<br />
parla di appalti assegnati a cooperative,<br />
bisogna cercare il dialogo con l’impresa.<br />
(ndr: il riferimento è al caso del cantiere<br />
Ferrero di Montegalda, sulle cronache<br />
vicentine in questi giorni) Perché l’articolo<br />
42 del contratto collettivo nazionale<br />
autotrasporti e logistica<br />
prevede solo una comunicazione<br />
del cambio<br />
d’appalto: è un problema,<br />
perché signifi ca che<br />
non abbiamo il contratto<br />
nazionale dalla nostra.<br />
La comunicazione peraltro<br />
viene data di rado.<br />
Inoltre, un ulteriore problema<br />
che si riscontra nel<br />
comparto è la diffi coltà a<br />
sindacalizzare le società:<br />
spesso chi si iscrive al<br />
sindacato poi fatalmente viene lasciato<br />
a casa, per mancanza di lavoro. La strada<br />
maestra per avviare a risoluzione i<br />
problemi della categoria è a mio avviso<br />
mobilitare l’Osservatorio provinciale<br />
da poco istituito: se questo organo imponesse<br />
a livello provinciale un intervento<br />
delle organizzazioni sindacali nei<br />
rapporti che si creano col cambio d’appalto<br />
alle cooperative, è ovvio che molti<br />
problemi potrebbero trovare soluzione.<br />
Quello che dicono le associazioni di categoria<br />
è far passare per l’Osservatorio<br />
gli atti delle coop fuori del circuito, per<br />
applicare una verifi ca. Noi rilanciamo<br />
la proposta, estendendola: a nostro avviso<br />
sarebbe ancora più opportuno fare<br />
controlli esterni su tutte le coop, iscritte<br />
e non iscritte alle associazioni di categoria.”<br />
Le coop<br />
iscritte alle<br />
associazioni<br />
hanno<br />
controlli<br />
periodici.<br />
Le altre, no.<br />
E qualcuno<br />
fa il furbo<br />
Sergio Merendino, segretario Funzione<br />
Pubblica Cgil<br />
“Purtroppo si assiste anche nel pubblico<br />
a una esternalizzazione dei servizi attuata<br />
spesso solo con fi nalità di risparmio<br />
economico. Questa nuova condizione ha<br />
accelerato un vero e proprio dumping<br />
sociale. Per restare nella nostra provincia,<br />
troviamo che all’Ipab di Vicenza la<br />
struttura San Camillo viene data in gestione<br />
a coop sociali che danno retribuzioni<br />
del 25 per cento inferiori a quelle<br />
dei dipendenti regolarmente assunti,<br />
quindi dai 1100 euro si va a 700. La media<br />
dei contratti è di 38 ore a settimana,<br />
per 720 euro al mese. Abbiamo casi, conosciuti,<br />
di persone che per riuscire ad<br />
arrivare a uno stipendio mensile lavorano<br />
per tre cooperative diverse. Anche<br />
l’ente provinciale ricorre a questi sistemi<br />
per risparmiare: a nostro avviso questo<br />
non è accettabile.<br />
Di fatto succede che il settore mutualistico<br />
venga inquinato<br />
da coop che per abbattere<br />
i costi cambiano i<br />
regolamenti interni e<br />
impiegando stranieri sottopagati:<br />
il codice civile<br />
equipara il socio lavoratore<br />
– e la maggior parte<br />
dei dipendenti delle<br />
cooperative sono soci<br />
lavoratori - a un imprenditore.<br />
L’imprenditore<br />
può abbattersi da sé lo<br />
stipendio: la conseguenza<br />
è immaginabile. Altro problema del<br />
settore è la pluralità di contrattazioni<br />
applicate ai dipendenti, spesso contratti<br />
originariamente applicati a specifi che<br />
categorie religiose e con retribuzioni più<br />
basse o condizioni più sfavorevoli. Uno<br />
degli obiettivi di Cgil, Cisl e Uil a livello<br />
nazionale è proprio arrivare ad unifi care<br />
i contratti del terzo settore, tenendo<br />
come unico contratto valido il contratto<br />
nazionale di lavoro Uneba, che è quello<br />
che presenta più vantaggi. Sull’appalto<br />
di servizi pubblici la nostra opinione,<br />
comunque, è semplicemente che ci siano<br />
settori - in particolare le attività di cura<br />
e i servizi alla persona - in cui il profi tto<br />
non può essere preso in considerazione<br />
come parametro per l’appalto. Certe attività<br />
non possono e non devono essere<br />
cedute al privato.”