Voglio una vetta... dove ascoltare il mio Dio - Associazione ...
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Allora ho provato a muovermi, ma <strong>una</strong> fitta mi ha colpito allo stomaco. Da<br />
un po’ di tempo sto soffrendo per <strong>una</strong> brutta ulcera al duodeno e scalo con le<br />
bustine di M<strong>il</strong>id, un farmaco che di tanto in tanto ingoio.<br />
Il caldo era pesante e avevo la gola arsa dalla sete. Sentivo forte <strong>il</strong> bisogno di<br />
bere un sorso d’acqua, ma non ne era rimasta <strong>una</strong> goccia.<br />
Ancora paura. Tutta la mia prestanza fisica, tutto <strong>il</strong> <strong>mio</strong> spirito, non erano<br />
più niente. Avevo timore di muo vermi. Sapevo di non potermi permettere di<br />
cedere. Non <strong>dove</strong>vo fermarmi, non volevo farlo.<br />
“Ho superato passaggi sim<strong>il</strong>i in arrampicata libera ma, a pochi metri da terra<br />
e con tutte due le mani. Dai, ancora uno sforzo. Niente panico”, mi sono detto<br />
per trovare <strong>il</strong> coraggio. Caparbiamente: “Ne uscirò! Ho solo bisogno di<br />
spingere con la punta dello scarpone sul piccolo appoggio”.<br />
A forza di riflettere, si deve arrivare ad <strong>una</strong> conclusione e poi agire. Ho provato<br />
allora a muovermi con prontezza, tutto <strong>il</strong> peso era sul niente.<br />
“Dai che ci sono”.<br />
Con <strong>il</strong> fiato sospeso mi sono allungato ad un piccolissimo appiglio, ho chiuso<br />
gli occhi e, con un guizzo, ho agguantato con la mano dolorante l’altro chiodo.<br />
Il passaggio ha impegnato tutte le mie energie; non avevo mai affrontato in<br />
parete tanta difficoltà.<br />
Una raffica, un colpo di vento mi ha tormentato e costretto a socchiudere le<br />
palpebre. Ancora tremante per lo sforzo, sono stato attraversato da un brivido:<br />
“Fra poco sarà buio!”.<br />
La situazione era però cambiata, i momenti di sconforto avevano lasciato spazio<br />
ad <strong>una</strong> rinnovata fiducia e sicurezza.<br />
Le cose per un po’ si erano messe maluccio, tuttavia ora stavo arrampicando<br />
nuovamente.<br />
All’imbrunire ho raggiunto la sommità. Ho slegato un capo della corda e lo<br />
ho buttato nel vuoto, prima con calma e poi con tutte le forze per recuperarla.<br />
Nonostante i forti attriti negli anelli dei chiodi, <strong>dove</strong> l’avevo prece dentemente<br />
inf<strong>il</strong>ata, la corda stava salendo, salendo… salendo fino a me. Solo allora ho<br />
realizzato la mia vittoria e sono passato dalla tensione alla gioia.<br />
14 luglio 1976 ore 18,46<br />
I miei primi anni di alpinismo sono stati completamente da autodidatta. Ho<br />
cercato di superare prove più grandi di me, imparando a resistere alle condizioni<br />
limite, a dominare la paura, ad analizzare nel dettaglio ogni situazione,<br />
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