Voglio una vetta... dove ascoltare il mio Dio - Associazione ...
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cengia, a metà parete, invece di scendere seguendo <strong>il</strong> comodo sentiero che porta<br />
al Passo Sella, per sbaglio ho imboccato <strong>il</strong> canalone ghiacciato a fianco del<br />
famoso Spigolo Abram. Una grave imprudenza!<br />
Il canale all’inizio sembrava la via più logica di discesa, infatti non era diffic<strong>il</strong>e,<br />
ma poi successivamente si è fatto più ripido, addirittura con salti verticali<br />
che per essere superati richiedevano l’uso della corda, quella che non c’era!<br />
Poi la pioggia, un violento acquazzone accompagnato da fulmini, che mi ha<br />
inzuppato fino alle midolla. L’acqua non cadeva a gocce, ma sferzava la roccia<br />
a scrosci, i lampi balenavano continuamente.<br />
Anche se <strong>il</strong> temporale è durato pochi minuti, si sono formati dei torrenti che si<br />
riversavano giù per <strong>il</strong> canalone, impetuosi e minacciosi, sprofondando nel precipizio.<br />
Ho trovato rifugio in <strong>una</strong> nicchia di roccia <strong>dove</strong> sono rimasto in attesa.<br />
Mai e poi mai mi sono sentito così terrib<strong>il</strong>mente solo!<br />
Più tardi <strong>il</strong> cielo è ritornato sereno e pieno di stelle; la notte si è fatta fredda,<br />
terrib<strong>il</strong>mente fredda. Le pareti del canale erano ancora scure e spaventose<br />
mentre solitario arrampicavo demoralizzato sulla roccia bagnata e gelida.<br />
Ben presto mi sono reso conto di essermi inf<strong>il</strong>ato in <strong>una</strong> trappola, in <strong>una</strong> via<br />
senza ritorno. A volte nella vita capita di trovarsi di fronte a difficoltà insormontab<strong>il</strong>i,<br />
se vogliamo vivere dobbiamo non solo aprire gli occhi, ma anche<br />
tentare di superarle. Se invece ci abbandoniamo alla morte basta semplicemente<br />
bendarsi e lasciarsi trasportare dagli eventi.<br />
Per buona fort<strong>una</strong> <strong>il</strong> tempo, dopo la tempesta, sembrava mantenersi relativamente<br />
calmo. Lentamente, attingendo alle ultime forze, ho continuato a<br />
scendere. Stavo passando tutta la notte tra ghiaccio e roccia, immerso in uno<br />
stato inimmaginab<strong>il</strong>e d’intensa angoscia mentale e fisica. Non avevo più forza.<br />
Avevo freddo, avevo paura e fame. Attorno, cercavo fra le ombre delle rocce<br />
più articolate per scendere, ma inut<strong>il</strong>mente. Mi sono fermato. Ho cominciato<br />
a parlare con me stesso, mentre <strong>il</strong> buio si era fatto ancora più scuro e cupo:<br />
la l<strong>una</strong> se n’era andata un’altra volta e le stelle erano affogate nell’oscurità.<br />
Lentamente, lentissimamente è giunta l’alba. La luce mi rivelava ora più<br />
chiaramente l’ultimo salto roccioso. Sfinito, con la forza della disperazione,<br />
mi sono allungato, appeso alle sole braccia, deciso a lasciarmi cadere, sebbene<br />
ci fossero ancora trenta metri di parete sotto.<br />
Una voce dentro: ”No! No! Non farlo”.<br />
Con le poche forze rimaste ed un piccolo barlume di coscienza ho scalato in<br />
discesa anche l’ultimo tratto.<br />
Sfinito. Non ce la facevo più. Mi sono accasciato per terra e mi sono risve-<br />
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