28.06.2013 Views

Nasce dolceVi - Gustolocale

Nasce dolceVi - Gustolocale

Nasce dolceVi - Gustolocale

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

30<br />

Ricordi d’estate<br />

C’era una volta un campo di grano…<br />

Quando eravamo bambini l’arrivo dell’estate era un momento<br />

veramente speciale, rispettava più o meno la data del solstizio e poi<br />

preannunciava una stagione dall’andamento prevedibile e regolare.<br />

Gli abitini senza maniche o i calzoni corti si indossavano quasi<br />

sempre ad anno scolastico ultimato e, animati dal desiderio di<br />

libertà e dalla gioia di essere in vacanza, ci si radunava spesso in<br />

gruppi per lasciare le poco frequentate strade di paese alla volta<br />

della campagna.<br />

La provincia vicentina di allora era meno industrializzata e la sua<br />

pianura ci appariva come un’immensa pagina suddivisa in quadretti<br />

colorati con le più svariate tonalità del marrone, del verde e del<br />

giallo. Il primo indicava semplicemente la presenza della nuda terra,<br />

il verde stava per i filari dei gelsi e le coltivazioni di granoturco, vite,<br />

erba medica. Il giallo, o per meglio dire l’oro, testimoniava la<br />

presenza di piante di orzo e, soprattutto, di grano. Di esso i<br />

contadini spiavano la crescita già da alcuni mesi, dal momento in<br />

cui lasciava intravedere i suoi primi germogli e poi, sfidando piogge,<br />

brina e gelate, cresceva fino a trasformarsi in spighe irte e forti.<br />

Assoluta la bellezza estiva di un campo di grano nel suo ondeggiare<br />

,con la sua immensa distesa di spighe, dapprima verdeggianti, poi<br />

bionde ed infine dorate, pronte, mature e impossibile non riandare<br />

con il pensiero alle macchie rosso acceso dei papaveri e quelle<br />

celesti dei fiordalisi. Il campo rappresentava poi un richiamo irresistibile<br />

per innumerevoli tipi di uccelli ed insetti, che, ignari della<br />

calura estiva riempivano l’aria di canti e versi. Anche il grano<br />

piegato dalla brezza o dal vento regalava i suoi suoni e circondati<br />

dal silenzio della campagna: si restava ad ascoltare e sembrava che<br />

il tempo si fermasse nel sentire le spighe sfiorarsi e, per lo strofinio<br />

delle une contro le altre, ci sembrava che il campo stesse per<br />

fremere, frusciare, fluttuare.<br />

Se accadeva che un temporale estivo vi ci scatenasse la sua<br />

violenza, la superficie del campo era tutta un susseguirsi di gobbe,<br />

vuoti e squarci impressionanti e anche in quel caso ci si soffermava<br />

ad osservare lo spettacolo della campagna e a cogliere la poesia dei<br />

suoi cicli vitali.<br />

Con l’andare del tempo molte cose sono cambiate, ogni processo o<br />

fenomeno legato all’agricoltura è diventato semplicemente un<br />

”fatto”, ma allora veniva considerato un “evento”. La stessa realtà<br />

rurale ha subito profonde trasformazioni ed è stato così anche per<br />

la nostra vita. Il ricordo di quel campo di grano sembra appartenere<br />

ad un tempo piuttosto lontano, quando erano diversi anche gli<br />

uomini e le cose.<br />

Mentre era ancora possibile vivere l’ambiente naturale ed il suo<br />

mondo, l’agricoltura veniva praticata con una sapienza antica e nel<br />

rispetto delle tradizioni e alla campagna era concesso di seguire i<br />

ritmi che le erano propri ed ospitare le sue forme di vita.<br />

I campi apparivano meno perfetti, non così sacrificati tra orribili<br />

sagome di capannoni e nastri di asfalto. Le macchie cromatiche<br />

della fioritura di papaveri così diffusi allora, sono quasi assenti nelle<br />

campagne moderne per non parlare dei fiordalisi, che ormai in<br />

sparuti esemplari, si possono ammirare soltanto nelle minuscole<br />

parcelle di riserve naturali e orti botanici destinati alla conservazione<br />

di specie vegetali in via di estinzione. Con il tempo abbiamo<br />

perso molto trascurando il “senso” della natura, il nostro legame con<br />

la terra e i suoi valori arcaici ed abbiamo sempre meno tempo per<br />

viverla, osservarla, ascoltarla.<br />

Dovremmo invece riappropriarci del nostro tempo e della nostra<br />

vita, ricominciare a fermarci e riflettere, riscoprire ciò che è<br />

immateriale, ma che è dotato di una forza immensa e ci sa regalare<br />

una gioia autentica.<br />

Sarina Vaccarella

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!