Nasce dolceVi - Gustolocale
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Ricordi d’estate<br />
C’era una volta un campo di grano…<br />
Quando eravamo bambini l’arrivo dell’estate era un momento<br />
veramente speciale, rispettava più o meno la data del solstizio e poi<br />
preannunciava una stagione dall’andamento prevedibile e regolare.<br />
Gli abitini senza maniche o i calzoni corti si indossavano quasi<br />
sempre ad anno scolastico ultimato e, animati dal desiderio di<br />
libertà e dalla gioia di essere in vacanza, ci si radunava spesso in<br />
gruppi per lasciare le poco frequentate strade di paese alla volta<br />
della campagna.<br />
La provincia vicentina di allora era meno industrializzata e la sua<br />
pianura ci appariva come un’immensa pagina suddivisa in quadretti<br />
colorati con le più svariate tonalità del marrone, del verde e del<br />
giallo. Il primo indicava semplicemente la presenza della nuda terra,<br />
il verde stava per i filari dei gelsi e le coltivazioni di granoturco, vite,<br />
erba medica. Il giallo, o per meglio dire l’oro, testimoniava la<br />
presenza di piante di orzo e, soprattutto, di grano. Di esso i<br />
contadini spiavano la crescita già da alcuni mesi, dal momento in<br />
cui lasciava intravedere i suoi primi germogli e poi, sfidando piogge,<br />
brina e gelate, cresceva fino a trasformarsi in spighe irte e forti.<br />
Assoluta la bellezza estiva di un campo di grano nel suo ondeggiare<br />
,con la sua immensa distesa di spighe, dapprima verdeggianti, poi<br />
bionde ed infine dorate, pronte, mature e impossibile non riandare<br />
con il pensiero alle macchie rosso acceso dei papaveri e quelle<br />
celesti dei fiordalisi. Il campo rappresentava poi un richiamo irresistibile<br />
per innumerevoli tipi di uccelli ed insetti, che, ignari della<br />
calura estiva riempivano l’aria di canti e versi. Anche il grano<br />
piegato dalla brezza o dal vento regalava i suoi suoni e circondati<br />
dal silenzio della campagna: si restava ad ascoltare e sembrava che<br />
il tempo si fermasse nel sentire le spighe sfiorarsi e, per lo strofinio<br />
delle une contro le altre, ci sembrava che il campo stesse per<br />
fremere, frusciare, fluttuare.<br />
Se accadeva che un temporale estivo vi ci scatenasse la sua<br />
violenza, la superficie del campo era tutta un susseguirsi di gobbe,<br />
vuoti e squarci impressionanti e anche in quel caso ci si soffermava<br />
ad osservare lo spettacolo della campagna e a cogliere la poesia dei<br />
suoi cicli vitali.<br />
Con l’andare del tempo molte cose sono cambiate, ogni processo o<br />
fenomeno legato all’agricoltura è diventato semplicemente un<br />
”fatto”, ma allora veniva considerato un “evento”. La stessa realtà<br />
rurale ha subito profonde trasformazioni ed è stato così anche per<br />
la nostra vita. Il ricordo di quel campo di grano sembra appartenere<br />
ad un tempo piuttosto lontano, quando erano diversi anche gli<br />
uomini e le cose.<br />
Mentre era ancora possibile vivere l’ambiente naturale ed il suo<br />
mondo, l’agricoltura veniva praticata con una sapienza antica e nel<br />
rispetto delle tradizioni e alla campagna era concesso di seguire i<br />
ritmi che le erano propri ed ospitare le sue forme di vita.<br />
I campi apparivano meno perfetti, non così sacrificati tra orribili<br />
sagome di capannoni e nastri di asfalto. Le macchie cromatiche<br />
della fioritura di papaveri così diffusi allora, sono quasi assenti nelle<br />
campagne moderne per non parlare dei fiordalisi, che ormai in<br />
sparuti esemplari, si possono ammirare soltanto nelle minuscole<br />
parcelle di riserve naturali e orti botanici destinati alla conservazione<br />
di specie vegetali in via di estinzione. Con il tempo abbiamo<br />
perso molto trascurando il “senso” della natura, il nostro legame con<br />
la terra e i suoi valori arcaici ed abbiamo sempre meno tempo per<br />
viverla, osservarla, ascoltarla.<br />
Dovremmo invece riappropriarci del nostro tempo e della nostra<br />
vita, ricominciare a fermarci e riflettere, riscoprire ciò che è<br />
immateriale, ma che è dotato di una forza immensa e ci sa regalare<br />
una gioia autentica.<br />
Sarina Vaccarella