Verso il Mercato di Qualità Sociale - Aiccon
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LORENZO ORNAGHI<br />
lità sociale, <strong>il</strong> Libro Verde sui servizi <strong>di</strong> interesse generale, nel cui novero <strong>il</strong><br />
documento colloca, accanto alle attività delle gran<strong>di</strong> industrie <strong>di</strong> rete (energia,<br />
servizi postali, telecomunicazioni eccetera), anche punti <strong>di</strong> grande interesse<br />
per l’impresa sociale quali la sanità, l’istruzione, i servizi sociali.<br />
Nel definire, in armonia con quanto previsto dal Trattato <strong>di</strong> Amsterdam,<br />
tutti i servizi <strong>di</strong> interesse generale come “parte dei valori con<strong>di</strong>visi da tutte<br />
le società europee”, oltre che come un tratto essenziale del modello europeo<br />
<strong>di</strong> società, “l’estensore comunitario sottolinea la relazione fra gli stessi<br />
e <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> universalità del servizio, a sua volta connesso all’idea <strong>di</strong><br />
pieno go<strong>di</strong>mento dei <strong>di</strong>ritti fondamentali”, e, in un altro passaggio della<br />
stessa introduzione, “riconosce che l’organizzazione <strong>di</strong> questi servizi varia<br />
in base alle tra<strong>di</strong>zioni culturali, alla storia, alla conformazione geografica<br />
<strong>di</strong> ciascun stato membro”.<br />
Al <strong>di</strong> là delle <strong>di</strong>verse considerazioni che si potrebbero fare sull’incidenza<br />
reale <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> documentazione sull’effettivo comportamento<br />
dei mercati, i due elementi ricordati possono costituire due segni importanti<br />
per prefigurare la presenza delle organizzazioni dell’economia civ<strong>il</strong>e<br />
italiana nel panorama europeo, la loro capacità <strong>di</strong> erogare servizi <strong>di</strong> carattere<br />
universale e l’attenzione alla specificità innanzitutto culturale <strong>di</strong> ciascun<br />
popolo. Un percorso <strong>di</strong> europeizzazione e <strong>di</strong> sprovincializzazione che<br />
non significa affatto tralasciare le proprie origini, ma piuttosto attualizzarne<br />
la vali<strong>di</strong>tà in altri contesti e, al tempo stesso, apprendere qualcosa<br />
dalle esperienze altrui.<br />
In conclusione, occorre r<strong>il</strong>evare un’altra importante questione: <strong>il</strong> terzo<br />
settore è vincolato inevitab<strong>il</strong>mente, ma spesso pessimamente, dal quadro<br />
legislativo, fiscale, giuri<strong>di</strong>co regolamentare in cui si trova a operare. È<br />
pertanto fondamentale che riesca a far sentire la propria voce ad avere un<br />
ruolo attivo per influenzare tale contesto. Questo chiama in causa ancora<br />
una volta <strong>il</strong> problema dell’organizzazione e, connesso a questo, <strong>il</strong> problema<br />
della rappresentanza e della rappresentatività interna al settore. Un problema<br />
che quanto più saprà essere affrontato in chiave realistica e non<br />
ideologica, tanto più potrà giocare un ruolo primario nel formarsi dei futuri<br />
equ<strong>il</strong>ibri politici nazionali e soprattutto nell’effettiva partecipazione del<br />
terzo settore al progettarsi e al realizzarsi <strong>di</strong> politiche pubbliche <strong>di</strong> welfare.<br />
Vi sono, infatti, proposte che almeno allo stato attuale troppo assomigliano<br />
a fughe in avanti. Si parla per esempio, a livello europeo, dell’oppor-<br />
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