Verso il Mercato di Qualità Sociale - Aiccon
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PIERPAOLO DONATI<br />
1) La prima tesi sostiene che, per chiarire la figura dell’impresa sociale,<br />
occorre introdurre la <strong>di</strong>stinzione fra mercati capitalistici e mercati relazionali.<br />
Senza questa <strong>di</strong>stinzione non si possono fare passi in avanti.<br />
2) La seconda tesi riguarda le <strong>di</strong>stinzioni necessarie per <strong>di</strong>versificare<br />
e articolare fra loro questi due generi <strong>di</strong> mercati. In prima istanza possiamo<br />
<strong>di</strong>re che i mercati capitalistici riguardano i beni in linea <strong>di</strong> principio<br />
monetizzab<strong>il</strong>i (per es. le pensioni), mentre i mercati relazionali riguardano<br />
i beni che non sono in linea <strong>di</strong> principio monetizzab<strong>il</strong>i (per es. la sanità e<br />
l’assistenza sociale). Che cosa significhi monetizzab<strong>il</strong>e e non-monetizzab<strong>il</strong>e?<br />
Ovviamente è un lungo <strong>di</strong>scorso. Certamente non significa che, nelle<br />
transazioni <strong>di</strong> quei beni, non si usi denaro. Le espressioni monetizzab<strong>il</strong>e e<br />
non-monetizzab<strong>il</strong>e si riferiscono al fatto che, nel primo caso, <strong>il</strong> denaro è ridotto<br />
a moneta e vale <strong>il</strong> principio dello scambio <strong>di</strong> equivalenti monetari,<br />
mentre nel secondo caso, anche se si usano strumenti monetari, <strong>il</strong> criterio<br />
è quello dell’adeguatezza relazionale, perseguita attraverso scambi non<br />
monetari che usano altre forme <strong>di</strong> “denaro” (non currency) ( 1). Sotto un’altra<br />
angolatura, possiamo affermare che i mercati capitalistici richiedono<br />
un impren<strong>di</strong>tore classico o neo-classico <strong>di</strong> tipo schumpeteriano, mentre i<br />
mercati relazionali richiedono quello che io chiamo l’impren<strong>di</strong>tore sussi<strong>di</strong>ario<br />
(lo definirò più oltre).<br />
2. Comprendere l’impresa sociale nel quadro dell’evoluzione<br />
dell’economia.<br />
Per capire l’impresa sociale è innanzitutto necessario comprendere<br />
l’evoluzione del sistema economico. Non intendo ovviamente rifare la storia<br />
economica, ma solo in<strong>di</strong>care le mutazioni che hanno contrad<strong>di</strong>stinto le<br />
gran<strong>di</strong> svolte epocali in economia. In particolare, mi interessa in<strong>di</strong>viduare<br />
l’emergenza dell’economia relazionale, nella quale e dalla quale traggono<br />
identità, senso e ruolo le figure dell’impresa sociale (fig. 1).<br />
a) Nelle società tra<strong>di</strong>zionali, l’economia è sinonimo <strong>di</strong> crematistica, è<br />
un’attività <strong>di</strong> sostentamento. Il surplus va alla figura del ‘signore’ o comunque<br />
viene consumato in forme che non costituiscono dei re-investimenti<br />
economici. Quello che noi oggi chiamiamo welfare non esiste (non è<br />
(1) Per comprendere meglio queste affermazioni si veda in dettaglio <strong>il</strong> mio volume Donati (2001) alle<br />
pp. 121-227.<br />
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