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17] Appunti «guercineschi» per la chiesa del Carmine di Brescia 159<br />

sica idealità del Reni maturo. Le invenzioni iconografiche ed<br />

impaginative di opere come La Vestizione di san Guglielmo,<br />

del 1620 (Bologna, Pinacoteca Nazionale), e i drammatici contrasti<br />

di luce ed ombra adottati dal pittore negli anni giovanili,<br />

sulla scia di Ludovico Carracci e grazie agli innesti della tradizione<br />

veneta e ferrarese (il Guercino era di Cento), in parte<br />

ancora presenti nella straordinaria Aurora dipinta nel 1621 sulla<br />

volta della celebre sala al piano inferiore del Casino Ludovisi<br />

a Roma, già si attenuano in opere successive al ritorno da<br />

Roma, come La Vergine col Bambino che appare a san Lorenzo<br />

(1624), oggi nella chiesa del Seminario a Finale Emilia.<br />

L’interesse per una cromia neo-veneta, fra Tiziano e Dosso,<br />

sembra, peraltro, riemergere in quel decennio, ad esempio, nel<br />

San Gregorio Magno con i santi Ignazio e Francesco Saverio<br />

(1625/1626), pala forse in origine destinata alla chiesa romana<br />

di Sant’Ignazio e ora a Londra nella collezione di sir Denis<br />

Mahon. L’adesione al linguaggio reniano si accentuerà a partire<br />

dal 1642, anno della morte di Guido, cui il Barbieri cercherà<br />

di subentrare nel favore dei committenti. Lo dimostrano,<br />

ad esempio, l’Annunciazione del 1646 per una chiesa di<br />

Pieve di Cento (ancora in situ), e l’emozionante Visione di san<br />

Bruno (1647), un tempo della Certosa di Bologna ed oggi nella<br />

Pinacoteca della stessa città, caratterizzate da un limpido e<br />

solenne classicismo e da stesure seriche di colori 24 .<br />

Spigolando tra le opere intorno al ’30, la pala bresciana doveva<br />

avvicinarsi, per quanto è possibile ricostruire dal disegno<br />

di cui s’è detto, a La Vergine in trono e i santi Giovanni Evangelista<br />

e Gregorio Taumaturgo (Figura 5), dipinta per la chie-<br />

24 Per queste opere si rimanda alla monografia di L. SALERNO, 1988,<br />

nn. 69, 101, 112, 232, 241, alle pp. 148, 149, 183, 192, 193, 3<strong>07</strong>, 315, e ai cataloghi<br />

delle mostre sul Guercino curati da DENIS MAHON: Il Guercino. Dipinti,<br />

Saggio introduttivo di CESARE GNUDI, Bologna 1968, ristampa anastatica<br />

Bologna 1991, nn. 43, 57, 60, 82, alle pp. 95-99, 141, 142, 148-151,<br />

182-184, e l’altro, più volte ricordato in queste note, del 1991, ai nn. 45, 66,<br />

104, 109, pp. XLVII, 128-131, 188-190, 282-284, 294-296. Per la pala di Finale<br />

si veda anche FRANCA LORUSSO DE LEO in L’arte degli Estensi 1986,<br />

n. 95, pp. 179, 180.

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