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12<br />
dell’eq. (1.3): esse verranno indicate come . Sotto ipotesi<br />
molto generali l’insieme delle è ¡¨ in , per cui l’¥§¦©¨<br />
soluzione<br />
¦¢ dell’eq. (1.1) può essere rappresentato come<br />
-<br />
<br />
sono coefficienti (complessi) arbitrari.<br />
Possiamo schematizzare il suddetto procedimento nel modo seguente.<br />
ove<br />
L’originaria equazione di Schrödinger alle derivate parziali (1.1) è stata ridotta –<br />
mediante l’introduzione di un parametro arbitrario – ad un’equazione differenziale<br />
ordinaria. La richiesta di regolarità imposta alla funzione d’onda porta a<br />
il £¥¨ ¥ considerare associato a quest’ultima L’¥§¦©¨¢¦ equazione.<br />
dell’equazione di Schrödinger di partenza può allora<br />
essere ottenuto come opportuna combinazione lineare ¨ ¦¥ ¦¥ delle in<br />
questione.<br />
Vogliamo osservare che questo è proprio il modo in cui Schrödinger è arrivato<br />
alla sua equazione – non a caso il titolo dei suoi lavori è “Quantizzazione<br />
come problema autovalori” agli .<br />
1.2 – L’approccio di Feynman all’equazione di Schrödinger (1.1) è<br />
¦¨¥§¢ . La sua proposta consiste nel considerare¥§¢¨¨¢¦©¨<br />
¥<br />
4 Supponiamo (per semplicità) che nessuno degli autovalori dell’eq. (1.3) sia degenere.<br />
5 Si veda il Quaderno di <strong>Fisica</strong> Teorica: Boffi,¡¡ S. (1991).<br />
6 Richard Phillips Feynman (1918–1988) è considerato, per consenso pressoché unanime, il<br />
più grande fisico teorico del dopoguerra. A lui si devono risultati fondamentali in vari settori<br />
della fisica teorica, il più importante dei quali è la rappresentazione diagrammatica di una<br />
generica espansione perturbativa, che semplifica enormemente i calcoli in teoria quantistica<br />
dei campi (si tratta dei famosi ). Sottolineiamo che egli è<br />
giunto a questo risultato proprio l’“ applicando ” all’elettrodinamica<br />
quantistica. Libertà e anticonformismo, combinate con una grande creatività, hanno spinto<br />
Feynman a ripensare in modo autonomo gran parte della fisica teorica. Egli possedeva<br />
anche notevoli doti di “attore”, che lo rendevano un eccezionale didatta: sono giustamente<br />
famose le sue lezioni di fisica (R. Feynman,©© P. (Addison-Wesley,<br />
Reading, 1968)). Si narrano innumerevoli aneddoti in cui Feynman è protagonista di<br />
situazioni curiose o impensabili; alcuni li racconta egli stesso nei suoi libri autobiografici:<br />
R. P. £¢£§£££<br />
Feynman,<br />
, Norton, New York (1985) (trad. it., ¢§<br />
§£¡£ , Zanichelli, Bologna (1988)); <br />
<br />
¢§<br />
¢§ , Norton, New York (1988) (trad. it., ¢ <br />
££££<br />
, Zanichelli, Bologna (1989)).<br />
Ne riportiamo qui soltanto uno, che riguarda direttamente l’argomento trattato nel presente<br />
¡§££££<br />
Quaderno. dell’“§£ L’idea ” venne a Feynman da una precedente<br />
osservazione di Dirac, in cui si affermava che una certa grandezza è¢<br />
quantistica<br />
ad un’altra classica. Egli riuscì a dimostrare – cosa di fondamentale importanza – che in<br />
realtà tali grandezze sono. Successivamente, ebbe l’occasione di parlare con<br />
Dirac di queste questioni e non resistette alla tentazione di dirgli: “Sai che quelle grandezze<br />
sono proporzionali?”. Dirac, stupito, chiese: “Davvero?”. “Sì”, rispose Feynman, al che<br />
l’unico commento di Dirac fu: “Oh, interessante!”. Il lettore può trovare molte informazioni