I CAMMINI DI FEYNMAN - Pavia Fisica Home Page
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30<br />
vada calcolato . Abbiamo visto che nel caso dell’azione classica<br />
(2.28) tale sommatoria è una tipica somma di Cauchy-Riemann che definisce<br />
<br />
come¥§¦©¨¥¥¢¦¦ <br />
Chiaramente,¡ . questa circostanza con-<br />
tinuasse ad essere vera, il risultato ¦ ¦ dovrebbe dipendere dalla particolare<br />
di scelta : questa è infatti una proprietà fondamentale dell’integrale di Riemann.<br />
Notiamo in particolare che le due somme corrispondenti alle due situa-<br />
estreme zioni differiscono per termini . <br />
<br />
e <br />
cui <br />
tali per – esse differirebbero <br />
bero¥§¥§¢¦©¨¥ per termini<br />
in quanto infinitesimi di ordine superiore. Sappiamo però che<br />
per i cammini di Feynman vale la proprietà (2.42), quindi le due somme suddette<br />
differiscono in realtà per termini ¦©¨¥ ¥ ¦ , che al risultato.<br />
Siamo così giunti ad un’importante conclusione. Da un punto di vista matematico,<br />
vediamo che nel caso dell’azione classica (2.33) l’integrale d’azione che<br />
i cammini di Feynman fossero funzioni¥¢¦¥ ¥¥ del tempo – cioè , che sareb-<br />
Ora,¢<br />
figura (2.31)¦ ¦ nell’eq. è più un integrale di Riemann, perché le somme che<br />
definiscono¥©¦ ¦ lo dalla particolare di scelta (si tratta di un oggetto<br />
molto agli¥¦¨¥¨ ¨¥ ¥ simile che incontreremo nel paragrafo 3.9). Sul<br />
piano fisico, (2.31)¦ ¦ l’eq. fornisce più il propagatore quantistico in ¦¥§ modo<br />
, dato che è necessario specificare in che modo scelto <br />
vada<br />
nella <br />
discretizzazione che la definisce – ecco come le ambiguità di quantizzazione<br />
nascono nell’approccio Feynman di !<br />
2.7 – È ben noto che la meccanica quantistica contiene la meccanica<br />
classica come caso limite. Ciò significa che quando - risulta ¨ ¥§¦ <br />
di qualunque altra grandezza in gioco (avente le dimensioni di un’azione), gli<br />
effetti quantistici scompaiono ed il comportamento classico emerge.<br />
Un vantaggio della formulazione di Feynman è di permettere una prensione¥§¦©¨¥§¨¥§com- del limite classico.<br />
Fissiamo l’attenzione sull’eq. (2.31) e supponiamo che in una situazione<br />
specifica si abbia<br />
<br />
<br />
per la ¡ cui che compare nell’integrale di Feynman è un ¨<br />
¦ numero<br />
. Consideriamo due¢¦¥ ¥ cammini e ora tali che la loro<br />
- <br />
<br />
sia ¨ ¥ su scala ¥ . Corrispondentemente<br />
anche la grandezza<br />
distanza sarà ¨ ¥ se misurata<br />
<br />
42 Esiste un teorema dovuto a Berezin (F. A. Berezin, Theor. Math. Phys. 6, 194 (1971))<br />
che stabilisce una¡££§¢£ fra le ambiguità di quantizzazione nel<br />
formalismo operatoriale e nel formalismo di Feynman. In particolare, esso asserisce che la<br />
prescrizione del (come osservato nel paragrafo 2.3, essa preserva la gauge<br />
invarianza per l’azione classica (2.33)) corrisponde alla quantizzazione operatoriale con<br />
(M. Mizrahi, J. Math. Phys. 16, 2201 (1975). Si veda anche: T.<br />
D. Lee,£ (Harwood, New York,<br />
1981)).