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IL LIBRO&I LIBRI<br />
IL LIBRO & I LIBRI - IL DIRSI E IL FARSI DEL LAICO CRISTIANO<br />
che la “colpa” non è dei vescovi, bensì dei media maliziosi o anche dei<br />
cristiani che non si preoccupano di leggere interamente i documenti.<br />
Ma se così fosse, ci si potrebbe anche domandare, quale vantaggio si<br />
abbia a non cambiare strategia. Si racconta che il card. Manning, famoso<br />
convertito inglese della seconda metà del secolo XIX, auspicasse che<br />
ogni mattina insieme con il quotidiano Times gli fosse recapitato un<br />
intervento autorevole del Papa. Se vivesse oggi, forse vedrebbe insieme<br />
con il Times un discorso del Papa o un documento “pastorale” di qualche<br />
ufficio della conferenza episcopale o della diocesi. Va poi osservato<br />
che in genere i documenti prospettano mete alte (morali e pastorali), ma<br />
non sempre mettono in evidenza le difficoltà che le persone “normali”<br />
incontrano a muoversi verso quelle mete. E chi non ce la fa, ha l’impressione<br />
di non appartenere alla Chiesa oppure si crea una sua visione<br />
che non fa conto di quanto viene indicato dai documenti.<br />
Lettura pessimistica? Può essere. È comunque la percezione che<br />
molti sperimentano.<br />
La via di uscita pare sia quella di dare avvio (o far funzionare) ai<br />
cosiddetti luoghi di “discernimento comunitario”, nei quali le persone<br />
imparano ad ascoltare e a ragionare. Si è tutti d’accordo che i fedeli laici<br />
non maturano la corresponsabilità ecclesiale grazie all’enunciazione di<br />
principi teologici, bensì attraverso pratiche che mostrano il valore di<br />
quei principi. Per questo più che di una nuova riflessione teologica sui<br />
laici c’è bisogno di attuare quanto il Vaticano II ha indicato.<br />
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dialoghi n. 3 settembre 2007