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Dialoghi - Azione Cattolica Italiana

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tori “sensibili” delle società avanzate (mass-media, telecomunicazioni,<br />

informatica), di grande impatto sulla stessa democrazia; la flessibilità<br />

(disciplinata, non selvaggia) del mondo del lavoro; la de-burocratizzazione<br />

delle attività imprenditoriali.<br />

Si fa presto a dire, ma quando si tenta di toccare anche un piccolo tassello<br />

dell’ossificato sistema-Paese è la rivolta. Pensiamo, in campo politico,<br />

alla tenace difesa a opera dei piccoli partiti delle loro modeste e però, in<br />

un sistema come il nostro, decisive quote di rappresentanza. In simile<br />

stato di cose la debolezza diventa forza e viene brandita quale arma di<br />

ricatto continuo. Vale senz’altro per il governo nazionale e, in buona<br />

misura, anche per quelli locali. Si sperava che il sistema maggioritario,<br />

dopo le stagioni del proporzionalismo consociativo, rendesse più agevole<br />

la governabilità del Paese. Ma siamo daccapo. L’attuale maggioranza<br />

governativa si trova, quasi ogni giorno, con il fiato sospeso. Ciascun provvedimento,<br />

prima che il fuoco incrociato dell’opposizione, deve superare<br />

gli sbarramenti interni. Gli esiti, pertanto, sono sempre incerti, affogati in<br />

discussioni e mediazioni infinite, che rallentano ogni decisione. E si sa<br />

quanto la rapidità delle scelte, in un tempo come il nostro, sia importante.<br />

I risicatissimi numeri di vantaggio al Senato fanno, poi, il resto. Molti<br />

disegni di legge, giunti lì, arrancano. Il troppo frequente ricorso al voto di<br />

fiducia, benché giustificato, in più di un caso, dalle manovre ostruzionistiche<br />

dell’opposizione, ha sempre il sapore acre del “giorno del giudizio”,<br />

instilla una psicologia da “resa dei conti finale”.<br />

Non parliamo poi delle ferocissime difese del proprio particulare da<br />

parte delle innumerevoli categorie professionali. Basta un intervento legislativo<br />

per smuovere un po’ le acque, nel senso di rendere più concorrenziale<br />

il mercato, ed è la rivolta. Taxisti, benzinai, artigiani, commercianti,<br />

ma anche farmacisti, avvocati, notai sono tutti in piazza. Naturalmente,<br />

nelle prime file dei cortei fanno bella mostra di sé volti noti della politica,<br />

pronti a cogliere al volo l’occasione d’oro offerta per un bell’esercizio di<br />

demagogia... che dà sempre i suoi frutti. Altro caso è quello del pubblico<br />

impiego, settore bisognoso di un robusto ammodernamento complessivo,<br />

con la necessità, fra l’altro, d’incrementare la produttività, favorire la<br />

mobilità del personale, per rendere servizi migliori ai cittadini. Ma anche<br />

qui: che fatica e che resistenze al cambiamento, in una strenua difesa di<br />

consolidate posizioni di rendita!<br />

Vi sono, inoltre, questioni locali, con rilievo nazionale, che, seppure<br />

molto diverse per tipologia e relativi significati socio-culturali, concorrono<br />

a incrementare nell’opinione pubblica un senso di disagio e sfiducia<br />

circa l’effettiva capacità delle autorità politiche competenti a trovare per<br />

esse soluzioni serie e in tempi ragionevoli. Mi riferisco, esemplificativamente,<br />

ai problemi della TAV in Val di Susa e dei rifiuti urbani a Napoli e<br />

LUCIANO CAIMI<br />

dialoghi n. 3 settembre 2007<br />

3

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