Sui sentieri delle ombre - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e ...
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Itinerari museali del Villanoviano<br />
<strong>Sui</strong> <strong>sentieri</strong> <strong>delle</strong> <strong>ombre</strong><br />
disposti lungo la direttrice pedemontana, proprio allo sbocco in pianura <strong>delle</strong> vie d’acqua;<br />
ciò indica come le <strong>per</strong>correnze transappenniniche sfruttassero ampiamente non<br />
soltanto il naturale transito <strong>delle</strong> vallate maggiori, ma anche i corridoi vallivi di minore<br />
importanza purché di agevole <strong>per</strong>corribilità. Aggregati demici attrattivi <strong>per</strong> il tessuto<br />
insediativo circostante sono stati identificati soprattutto a Savignano sul Panaro, Castelfranco<br />
Emilia e Bazzano (Fornaci Minelli).<br />
Il <strong>per</strong>corso giunge al termine nei Civici Musei di Reggio Emilia, con due re<strong>per</strong>ti<br />
di straordinaria rilevanza databili fra la fine del VII e gli inizi del VI secolo, proprio<br />
nel momento di passaggio fra le ultime manifestazioni villanoviane di fase orientalizzante<br />
e la piena affermazione etrusca, indicandone nel corso dell’Enza il limite estremo<br />
del raggio espansivo. La coppia di grandi cippi monumentali istoriati e iscritti sco<strong>per</strong>ti<br />
a Rubiera commemora <strong>per</strong>sonaggi aristocratici di primissimo piano, uno dei quali ricoprì<br />
la carica di magistrato (zilath).<br />
Proseguendo verso oriente...<br />
I dati archeologici comprovano con certezza che la sfera di influenza del Villanoviano<br />
bolognese sembra arrestarsi verso est lungo la linea del fiume Santerno. Questo<br />
quadrante del territorio orientale bolognese, fino a pochi anni fa non sufficientemente<br />
esplorato oltre la vallata dell’Idice e contrassegnato <strong>per</strong> lo più da segnalazioni sporadiche,<br />
ha rivelato di recente una notevole articolazione della trama insediativa, con alcuni<br />
punti di eccellenza rappresentati - ad esempio - dalla necropoli di Orto Granara<br />
(Castel San Pietro), ancora in attesa di musealizzazione.<br />
In un comparto territoriale che le fonti storiche considerano interamente in mano<br />
a genti umbre, l’ultimo re<strong>per</strong>to non privo di affinità con il mondo culturale villanoviano<br />
è la stele in arenaria di S. Varano, custodita nel Museo Archeologico “Antonio<br />
Santarelli” di Forlì, o<strong>per</strong>a secondo gli studiosi non di maestranze bolognesi, ma di<br />
artigiani provenienti dall’Etruria tirrenica attraverso la valle del Montone.<br />
L’itinerario può continuare…<br />
Chi voglia conoscere in modo esaustivo la realtà archeologica di età villanoviana<br />
dell’Emilia Romagna non deve trascurare le straordinarie evidenze del Villanoviano<br />
sviluppatosi, indipendentemente da quello bolognese, in area romagnola con epicentro<br />
nel sito di Verucchio. Frutto di un’espansione etrusca sostenuta da interessi di natura<br />
commerciale e marinara e intenzionata ad aprirsi uno sbocco verso l’Adriatico <strong>per</strong><br />
esercitare, attraverso le valli del Marecchia e del Tevere, un dominio sui transiti commerciali<br />
legati all’area baltica, alla Grecia e al Mediterraneo, l’abitato di Verucchio con<br />
le sue necropoli ancora in corso di scavo costituisce un irripetibile spaccato della società<br />
del <strong>per</strong>iodo orientalizzante. Nel Museo Civico Archeologico di Verucchio è<br />
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