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DONNE VENETE - Dalla Grande - Centro Studi Ettore Luccini

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Donne venete dalla grande emigrazione alla Resistenza<br />

conta la sua infanzia, gli anni terribili della guerra, della sua esperienza<br />

di partigiana e di deportata: ha scritto per dovere di memoria e per la<br />

sua famiglia 3 . Un importante studio sulle zone d’origine degli emigranti<br />

italiani nel Lot-et-Garonne è stato realizzato ormai una trentina d’anni<br />

fa anche da uno studioso dell’Università di Bordeaux, Gilbert <strong>Dalla</strong> Rosa<br />

(<strong>Dalla</strong> Rosa 1972). La veneziana Franca Trentin, riparata in Francia con<br />

il padre Silvio e la famiglia dopo l’avvento del Fascismo, ricorda di essere<br />

approdata nel sud-ovest della Francia ad Auch e poi a Tolosa, zone vicinissime<br />

ad Agen dove viveva Damira e ben rammenta la stazione di<br />

Tolosa, da dove la Titonel, arrestata, sarà deportata a Ravensbrück.<br />

2<br />

La partecipazione delle donne<br />

dalla clandestinità alla Repubblica<br />

1. La “doppia militanza”<br />

3 Se ne veda l’edizione italiana (Titonel 2002), con postfazione di F. Trentin, che<br />

contiene anche un bel saggio di Carmela Maltone su La Resistenza dei contadini italiani<br />

emigrati nel sud-ovest della Francia.<br />

Franca Pieroni Bortolotti, storica della coscienza femminile, amava<br />

parlare di “donne in movimento”, sapeva legare il filo rosso delle lotte del<br />

movimento operaio con quelle del movimento femminile nascente, riusciva<br />

a cogliere nei dibattiti il senso vivo, il desiderio delle donne “di far<br />

politica” in modo diverso, e per prima parlò della “doppia militanza”.<br />

Nella descrizione degli avvenimenti politici intrecciava ai destini della<br />

democrazia i progressi delle donne, sola risposta al persistente “dominio<br />

dell’uomo”. Le donne in meno di cento anni hanno vissuto ciò che in venti<br />

secoli non avevano realizzato e, se pensiamo agli ultimi decenni del ‘900,<br />

hanno conquistato progressivamente diritti, ottenuto la valorizzazione della<br />

loro professionalità con il lavoro, una loro dignità nella vita sociale, forza<br />

di progettualità nei luoghi decisionali e conseguenti azioni organizzative,<br />

e inoltre, capacità di proposte politiche concrete, senza venire meno<br />

alle responsabilità familiari e sociali.<br />

Nel 1937 uscirono a Parigi i primi numeri di Noi donne sotto la direzione<br />

di Marina Sereni dell’Unione Donne Italiane (Udi), associazione di<br />

antifasciste emigrate in Francia diffusasi poi anche tra le emigrate di altri<br />

paesi.<br />

Contemporaneamente, in Italia si attivò un movimento femminile di<br />

massa: questo si manifestò come soggetto politico mosso dalla volontà di<br />

un’associazionismo interessato ad una cooperazione necessaria per il periodo<br />

bellico, ed al fine di organizzare nel dopoguerra il lavoro delle donne.<br />

Già dall’estate del 1943 ripresero le iniziative collegate ai partiti; in<br />

ottobre si costituiscono i Gruppi di Difesa delle Donne (GdD) promossi da<br />

comitati aderenti ai partiti del Clnai, formazioni unitarie per il coordinamento<br />

delle partigiane impegnate nella lotta per la libertà, la propaganda<br />

28<br />

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