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DONNE VENETE - Dalla Grande - Centro Studi Ettore Luccini

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Donne venete dalla grande emigrazione alla Resistenza<br />

Cap. 2 – La partecipazione delle donne…<br />

Fulvio Palopoli, a proposito della formazione territoriale di Motta di<br />

Livenza, ha osservato come essa fosse costituita soprattutto da persone<br />

“a disposizione” del movimento, in sostanza più dei “collaboratori” che<br />

non dei veri e propri partigiani 10 .<br />

Costoro erano soprattutto renitenti alla leva che trascorsero molta<br />

parte del periodo della lotta di Liberazione nascosti nei campi, dormendo<br />

nei fienili o, alla mal parata, lungo i fossi; ma vi erano anche<br />

donne, in genere parenti di partigiani o di antifascisti, che si trovarono a<br />

svolgere in prevalenza mansione di staffette. Partigiani apolitici, comunisti<br />

e staffette diedero vita ad un battaglione, il “Livenza”, attivo<br />

dal settembre ‘44. Numerose le testimonianze in proposito, in<br />

particolare quelle di: Tina Dal Monte, vedova di Ferdinando Pascon,<br />

comandate Brg. “Girardini”; Livia Girardini, sorella di Giovanni Girardini,<br />

impiccato dai tedeschi; Chiara Coletti, Anita Olga Cadamuro<br />

e Duilia Carletto.<br />

Tornando al capoluogo, per Ida d’Este – la “Giovanna d’Arco” veneziana<br />

– la partecipazione alla Resistenza fu una scelta di libertà: di natura<br />

ribelle, rifiutava il modello borghese, e vedeva nell’attività antifascista<br />

clandestina una forma concreta e utile di indipendenza, di<br />

rottura delle convenzioni. Per lei la Resistenza fu il periodo più bello,<br />

più felice il più interessante, nonostante il carcere e la deportazione.<br />

Assieme a lei vennero arrestati Giovanni Ponti, il figlio Giorgio allora<br />

dodicenne, e il prof. E. Meneghetti, così descritto da L. Bellina e M.T.<br />

Sega:<br />

passeggia solenne e calmo come una divinità greca, ma sempre pronto<br />

al sorriso, alla discussione cordiale. E suscita l’ammirazione della<br />

cattolica Ida e delle tre ragazze comuniste rinchiuse Bruna, Nerina<br />

ed Emma. (Bellina-Sega 2004, p. 85 n.)<br />

Ida finì con Rina Somaggio nelle mani della banda Carità, a palazzo<br />

Giusti, dove subì umiliazioni e torture. Rina Somaggio, sua amica di sven-<br />

10 In realtà si tratta di una sottolineatura di quanto sostenuto nella tesi di laurea in<br />

storia di Morena Biason (Biason 1994-95), cui nel 1995 fu assegnato il 2° premio del<br />

concorso bandito dalla Associazione degli ex Consiglieri Regionali del Veneto per<br />

celebrare il 50° anniversario della Liberazione. Il 1° premio fu invece attribuito al lavoro<br />

di Anna Rossi (Rossi 1994-95), anch’essa – come la Biason – neo-laureata nel Corso di<br />

Laurea in Storia dell’Ateneo veneziano. La citazione è tratta dalla motivazione del 2°<br />

premio, letta appunto da Fulvio Palopoli, già Consigliere regionale ed indi Deputato del<br />

Pci.<br />

ture, fu poi trasferita nel carcere di Vicenza, dove erano rinchiuse anche<br />

le staffette della Brt. Mazzini, Mafalda Zamberlan, L. Daffan, N. Candia,<br />

Maria Gallio, Silvia Barban e le donne Fraccon.<br />

Ida d’Este era entrata in contatto con il Cln Veneto tramite “Gastone”<br />

(Giancarlo Tonolo), il prof. Egidio Meneghetti del PdA e Giovanni Ponti,<br />

e diventò la staffetta di collegamento tra il Cln Regionale, i Cln di Venezia,<br />

Padova, Vicenza, Rovigo e il Cmrv. In bicicletta, o in treno, recapitava<br />

in tutta la Regione messaggi, documenti, stampa, denaro, armi. Annota<br />

nei suoi ricordi:<br />

ora che lavoro sul serio la vita ha un’altra luce: un pizzico di rischio e<br />

aria carbonara le dà un sapore nuovo di giovinezza che non troverò<br />

più. (D’Este 1981)<br />

Fu lei a stilare, con orgoglio quasi “professionale”, il decalogo della staffetta<br />

perfetta:<br />

1° andare in bicicletta; 2° assaltare i camion ai posti di blocco; 3°<br />

ricordare; 4° tacere; 5° inventare; 6° non desiderare di conoscere più<br />

di quanto deve riferire; 7° far la faccia da scema; 8° difendersi dagli<br />

importuni; 9° ridere del ghiaccio, della neve, della pioggia, del buio, del<br />

coprifuoco; 10° ispirar fiducia anche senza parola d’ordine. (Bellina-<br />

Sega 2004)<br />

Ida fu segretaria di Giovanni Ponti, che chiamava “prof” o “el paron”.<br />

Teneva i collegamenti tra lui e Lanfranco Zancan. Creò i primi gruppi<br />

femminili della Dc, assieme alle sorelle Sònego, Emilia Nordio, Vanda<br />

Mariutti, Jolanda Gherli, Angela Mariutto. Dopo la Resistenza entrò in<br />

Consiglio comunale, e fu poi eletta per la Dc alla Camera dei Deputati<br />

deputata, dove con Lina Merlin si prodigò per togliere dalle case di tolleranza<br />

le prostitute. Per le ragazze madri fondò poi l’ordine “Le missionarie<br />

della Carità”.<br />

A Venezia, nel giorno della Liberazione (29 aprile) sbarcarono a Piazza<br />

S. Marco i soldati neozelandesi, con qualche incongruo carroarmato<br />

al seguito. Tra la folla festante c’erano anche, fazzoletto rosso al collo, il<br />

soprano Toti Dal Monte con la figlia Marina Dolfin e Memo Benassi:<br />

Quando i militari alleati la riconoscono (aveva fatto concerti nel continente<br />

australe e lì si era anche sposata) la abbracciano, la issano su<br />

un carroarmato […] Emozionatissima la Toti si mette a cantare l’inno<br />

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