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DONNE VENETE - Dalla Grande - Centro Studi Ettore Luccini

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Donne venete dalla grande emigrazione alla Resistenza<br />

Cap. 2 – La partecipazione delle donne…<br />

bino…”. Mi ha mostrato la lista con tutti i nomi (7/8): c’erano i miei<br />

fratelli, Vettorel, lo zio Pierino, lo zio Antonio, Mario Barba […] dovevo<br />

sapere dove si trovavano. Poiché non parlavamo fummo messe in<br />

una cella […]<br />

Il giorno dopo è venuta da Cismon la Margherita Beraldin “Fadana”,<br />

la cognata di mia sorella Antonietta per portarmi il mio golfo ma le<br />

dissero: “il golfo non serve perché domani mattina all’alba saranno<br />

fucilate”.<br />

In carcere avevano portato dentro 7 ragazzi: uno di Valstagna […]<br />

maestro, figlio di una maestra, gli altri da Conco, da Asiago, da Gallio,<br />

mentre Gigetto fu considerato estraneo e rimandato a casa, noi<br />

sorelle e i 7 ragazzi fummo caricati su un treno merci, su vagoni da<br />

bestiame, e ci hanno portato a Bolzano per 8 giorni assieme ad altre<br />

donne del Feltrino […] poi ci hanno caricato e portato al campo di<br />

concentramento sempre a Bolzano – li siamo rimaste per un mese –.<br />

Eravamo in 1.000, c’era anche il fratello di Giancarlo Pajeta (Cecconello)<br />

[…] ci contavano molte volte al giorno […] una di noi ha tentato<br />

la fuga […] presa l’hanno punita duramente. Ci portavano, i primi<br />

tempi, non so dove, in un capannone a cucire bottoni su tende<br />

militari.<br />

Di là con gli uomini c’era un prete genovese, prigioniero, Don Andrea<br />

Gaggero; lo rividi a Bassano anni dopo, disse: “ti ricordi quella sera<br />

Delle preghiere interrotte dalle SS”.<br />

L’avevano bastonato poi deportato ad Auschwitz. Riuscì comunque<br />

a sopravvivere e, finita la guerra, fu insignito del premio “Lenin” per<br />

la pace.<br />

Noi partite in tradotta assieme ai 7 ragazzi sostammo in un campo di<br />

smistamento ad Innsbruck, e mentre loro furono mandati da un’altra<br />

parte (non più rivisti), noi siamo state deportate in alta Sassonia<br />

[…] a Schkopau, presso Spergau vicino a Lipsia poco lontano da<br />

Berlino.<br />

Era un centro di prigionia e di lavoro, non di sterminio […] Diviso in<br />

settori per nazionalità […] per sesso […]. Per i bombardamenti le<br />

fabbriche lavoravano solo di notte […] nella mia “F 25” si lavorava la<br />

gomma per pneumatici.<br />

Non bisognava addormentarsi […] dicevano: “se sbagli… kaputt!”. Ad<br />

una collega addormentatasi, scoppiò il recipiente affidatole […] fu uccisa<br />

con una mitragliata…<br />

Ci davano una fetta di pane ogni due giorni […] una zuppa di finocchio<br />

[…] Siamo state liberate (fine aprile ‘45) contemporaneamente dai<br />

russi e dagli alleati […]<br />

Organizzarono un treno per l’Italia fino al confine, quindi a Bolzano<br />

con mezzi di fortuna arrivammo a Cismon appena liberato dagli americani<br />

e dai partigiani.<br />

11. Il cantore delle “Resistenti”: Egidio Meneghetti<br />

Mi piace riportare dal libro di Chiara Saonara, E. Meneghetti. Scienziato<br />

patriota e combattente per la libertà (2003), una lettera del compagno<br />

di lotte di Concetto Marchesi, un ricordo alla moglie ed alla figlia, e due<br />

sue poesie, la prima delle quali è quella, notissima, e struggente, dedicata<br />

alla “Partigiana nuda”.<br />

Alla sorella Elisa Meneghetti Martinelli<br />

[16 dicembre 1943]<br />

Mia povera Lisetta, sono disperato di doverti dare una tremenda<br />

notizia. Nell’incursione di oggi giovedì, i miei due grandi e immeritati<br />

tesori, Maria e Lina, sono rimaste vittime, sotto un rifugio paraschegge.<br />

La casa è in sfacelo.<br />

Per mia grande disgrazia io ero assente e così non sono morto con le<br />

due creature che formavano la felicità della mia vita.<br />

Sono morte strettamente abbracciate e ho potuto rivederle dopo<br />

quattro ore di scavo. Ora stranno vicine, nell’aula del mio istituto,<br />

che amavano tanto. Quando riceverai questa lettera saranno probabilmente<br />

già sepolte. Quello di cui ti prego è di andare, con tutte le<br />

cautele, ad avvertire la nostra povera mamma. Vedi di esserle vicina<br />

con ogni cura. Appena potrò verrò a Verona a stare qualche po’<br />

con lei. Ti domando scusa del dolore che ti reco e ti abbraccio con<br />

infinita disperazione.<br />

E.<br />

Per Maria Meneghetti Spasciani e Lina Meneghetti<br />

[gennaio 1944]<br />

Possano queste poche immagini, sebbene fredde e incolori, ravvivare<br />

il ricordo della dolce grazia di Maria e di Lina Meneghetti, innocentissime<br />

martiri della guerra selvaggia che esse, con appassionato cuore<br />

di donne, di cristiane, di italiane, avevano deprecato e aborrito,<br />

soccorrendone le vittime di ogni razza e di ogni nazione, e anelando a<br />

una umanità meno spietata.<br />

Speranza, incitamento, rimprovero, si innalzano dal loro sacrificio:<br />

comprenda chi è degno, e giudichi e operi.<br />

Chiedendovi perdono per non avervi saputo proteggere e proseguendo,<br />

solo, la via.<br />

E.<br />

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