DONNE VENETE - Dalla Grande - Centro Studi Ettore Luccini
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Donne venete dalla grande emigrazione alla Resistenza<br />
Cap. 2 – La partecipazione delle donne…<br />
Tosca Zanella, staffetta di rilevanti responsabilità per le comunicazioni tra<br />
Milano e Udine – portò per un’ideale di giustizia Anna Bilato nelle mani<br />
della banda Carità dove fu torturata per ben 28 giorni; e le altre (Dina<br />
Nalin, Wallì Fassina, Delfina Boldrin, Colomba Pegoraro) a sopperire, con<br />
altruismo, tra mille insidie del nemico (che poteva essere l’insospettabile<br />
vicino di casa pronto per denaro ad una spiata), i vuoti che via via si creavano<br />
con le tante difficoltà a far fronte – da sole – al soccorso a donne e<br />
giovani partigiani nascosti o braccati dai nazi-fascisti.<br />
5. Le deportate padovane<br />
Le deportate padovane hanno lasciato preziose testimonianze. Cominciamo<br />
da quella di Maria Zonta:<br />
A 15 anni entrai alla Snia Viscosa […] L’ambiente operaio, per la<br />
maggior parte donne, mi piaceva, perché potevo parlare di tanti argomenti<br />
[…] Attraverso Antonio Olivotto che raccoglieva denaro per<br />
il Soccorso Rosso, potevamo aiutare le famiglie degli antifascisti confinati<br />
o carcerati. In seguito ebbi un gran dispiacere per mio fratello<br />
<strong>Ettore</strong> costretto ad emigrare per le sue idee comuniste […]<br />
Con la guerra di Abissinia e di Spagna […] i comunisti fecero sentire<br />
di più la loro presenza con manifestini di propaganda antifascista per<br />
l’inutilità della guerra d’aggressione ai poveri negri […] Nel ‘41 l’entrata<br />
in guerra dell’Italia, alleata della Germania, accolta con sgomento<br />
[…] i soldati partirono […] e quando in licenza, i loro racconti e-<br />
sprimevano l’orrore per le stragi […] ben diverse da quelle descritte<br />
dai bollettini di guerra fascisti […] Seguì l’8 settembre con il fuggi<br />
fuggi […] spettacolo triste ed avvilente […] molti compagni, prima<br />
indifferenti, ora si rendevano conto delle cause […] cominciarono ad<br />
organizzarsi allora i primi gruppi di opposizione […] ebbi l’incarico di<br />
distribuire la stampa clandestina […]<br />
Nell’aprile del ‘44 i salari erano bassi, L. 1,80 all’ora, i generi alimentari<br />
distribuiti con la tessera, insufficienti […] al mercato nero a prezzi<br />
paurosi […] decidemmo di chiedere l’aumento del salario […] accettarono<br />
la richiesta dell’aumento a L. 2,50 all’ora, però ci dimezzarono<br />
il cottimo; che annullava il beneficio dell’aumento paga [...] Il<br />
giorno 10 decidemmo lo sciopero; timbrando il mio cartellino al rovescio,<br />
mi fermai fuori della fabbrica; l’esempio venne seguito da<br />
tutte 400 […] lo sciopero durò più giorni e riuscimmo ad ottenere il<br />
ripristino del cottimo per intero, l’aumento a L. 2,50 e la mensa.<br />
Riprendemmo il lavoro contente, ma il giorno seguente ebbi la sgra-<br />
dita sorpresa di non trovare al solito posto il mio cartellino; chiedendo<br />
il motivo, mi venne comunicato il mio licenziamento. Il giorno<br />
20 vennero a casa mia 2 fascisti e due tedeschi delle SS, mi arrestarono<br />
e mi condussero a Venezia nel carcere di S. M. Maggiore [… ciò]<br />
per le conseguenze dello sciopero. Volevano sapere a che organizzazione<br />
partigiana appartenessi […] alle mie (non) risposte […] volavano<br />
schiaffi […]<br />
Il 27 luglio prelevati in circa 50 fra uomini e donne partimmo per il<br />
campo di concentramento di Bolzano: lì rimasi per tre mesi. La mia<br />
angoscia riguardava soprattutto la mia bambina […] venni utilizzata<br />
dai tedeschi come cucitrice di bottoni per tende militari e poi per la<br />
raccolta di mele […] lavoro gradito perché potevo saziarmi e aiutare<br />
pure i miei compagni di prigionia. Il 6 ottobre l’invio in Germania<br />
[…] eravamo circa 130 donne (anche da[l campo di concentramento e<br />
deportazione di] Fossoli [un paesino alle porte di Carpi, nel modenese]),<br />
e diverse centinaia di uomini […] A Berlino subimmo un<br />
bombardamento ed infine giungemmo a Ravensbrück […] A me parve<br />
di entrare nell’inferno […] le baracche erano incatramate e le strade<br />
nere, per il fumo dei camini del forno crematorio. Dalle sorveglianti<br />
SS, in divisa e con il frustino in mano, venimmo allineate per<br />
l’appello che durò più di due giorni. Dopodichè nude, dovemmo consegnare<br />
indumenti personali e bagaglio ad una impiegata, che prese<br />
nota di tutto [… ma] non vedemmo più nulla [...] rivestite dei loro<br />
stracci […] di scarto […] delle donne del campo “passate per il camino”.<br />
Le compagne del blocco 17 di quarantena erano colpevoli di<br />
attività partigiana e/o solo di avere aiutato ebrei e prigionieri alleati a<br />
fuggire in Svizzera; al campo trovammo russe polacche francesi jugoslave<br />
ed anziane […] rapate […] A noi italiane non vennero tagliati i<br />
capelli, salvo che per punizione, per […] le visite mediche dovemmo<br />
spogliarci nude […] apposta per umiliarci […] Finita la quarantena<br />
per la destinazione di lavoro ad Henningsdorf venni esclusa […] con<br />
la Maria Borgato non ammessa perché anziana […] pregava sempre<br />
con il rosario in mano, ma anche questo era severamente proibito<br />
dalle SS […] Maria fu eliminata. Sostituii poi una ammalata in una<br />
fabbrica di dischi […] i turni erano pesanti di 12 ore giorno e notte<br />
[…] la sveglia alle 4 […] poi la marcia faticosa verso il lavoro in colonna<br />
(5 per 5) al buio su una strada che si snodava fra la foresta di<br />
abeti, intirizzite e con una coperta […] Una compagna un giorno tentò<br />
la fuga […] rimanemmo tutto il giorno per punizione in piedi,<br />
senza cibo nè acqua, le SS la ripresero, ebbe 25 frustate, ma al 13°<br />
colpo svenne e fu portata via. Il 27 aprile fu deciso un altro campo,<br />
partimmo affamate, straccione, scalze, e lì ci trovammo nella battaglia<br />
[...] ma libere […] tornai il 30 agosto […] ritrovai mia figlia […]<br />
finii al Busonera.<br />
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