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DONNE VENETE - Dalla Grande - Centro Studi Ettore Luccini

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Donne venete dalla grande emigrazione alla Resistenza<br />

Cap. 2 – La partecipazione delle donne…<br />

Giovanni a Venezia, S. M. Maggiore. Il papà venne poi rilasciato, mentre<br />

loro due con altre donne furono trasferite a Bolzano e da qui, dopo una<br />

settimana, deportate in Austria a Mauthausen, poi a Linz, da cui Delfina<br />

riuscì a fuggire il 12 aprile del ‘45 e miracolosamente ritornare a casa. Come<br />

combattente fu assegnata alla Brt. Garibaldi Btg. 7° di Padova. In Austria<br />

la separarono dalla zia Maria, destinata a Ravensbrück, dove poi morì:<br />

da quell’inferno tornarono invece Maria Zonta e Milena Zambon; quest’ultima,<br />

figlia di un farmacista, al suo rientro si ritirò in un convento di<br />

clausura.<br />

Quella di Anna Bietolini “Rosa” (Perugia, 1895) fu una militanza durata<br />

una vita. Da una recente ricerca (Cecchinato 2005) si può delineare il<br />

percorso resistenziale di una donna eroica (si v. al proposito anche Turcato-Zanon<br />

Dal Bo 1976), vissuta a Vicenza e presente a Cadoneghe tra il<br />

1943-44. Anna, sorella di Antonio Bietolini (Perugia 1900), ispettore delle<br />

Brt. Garibaldi del Veneto e Venezia Giulia, seguì in tutti gli spostamenti e<br />

in tutte le azioni il fratello nel Nord-Italia fino alla sua cattura e alla sua<br />

uccisione con altri 6 martiri a Malga Campetto (Valdagno) il 3 luglio 1944.<br />

Assieme al fratello “Bruno Morassutti” partecipò alla Resistenza nel Friuli<br />

e nel Veneto, indirizzando i partigiani nelle zone di montagna e in pianura<br />

ai vari comandi con la collaborazione delle famiglie partigiane più esposte<br />

di Cadoneghe, cioè i fratelli e i parenti di “Giani”, Raimondo Zanella, cugino<br />

di “Germano” Romeo Zanella. Anna Bietolini, ragioniera, era stata a<br />

suo tempo arrestata dalla polizia politica fascista e deferita al Tribunale<br />

Speciale per la sicurezza dello Stato, che tuttavia la prosciolse per insufficienza<br />

di prove; nuovamente denunciata nel novembre ‘33 al TS per<br />

attività comunista, ancora una volta (marzo ‘34) ne uscì indenne. Arrestata<br />

infine nel ‘36 per diffusione di volantino contro la guerra d’Abissinia,<br />

fu mandata al confino per 5 anni a Ponza, poi a Tremiti, Ventotene,<br />

Muro Lucano. L’economista Pietro Grifone la ricorda instancabile, e preziosa<br />

nel riprodurre a mano copie di un loro giornale clandestino rivolto<br />

alla comunità dei confinati. “Rosa” continuò poi la sua attività nel Pci a<br />

Roma, dove morì ultracentenaria nel 1999.<br />

Significative alcune testimonianze di protagoniste:<br />

Rosetta Banchieri: Quando sono nata, mio papà aveva subito il terzo<br />

attentato dai fascisti. È scappato in Francia e lo abbiamo raggiunto<br />

tutti a Tolosa, poi a Parigi […] Con la guerra abbiamo cominciato il<br />

“maquis” […] siamo rientrati in Italia quando il fascismo stava per<br />

cadere.<br />

Vittoria Foco: Non è dal 25 luglio 1943 che inizia la mia attività di<br />

resistente al fascismo, ma da molto tempo prima, militavo infatti nel<br />

partito comunista.<br />

Lina Geremia: Provengo da una famiglia socialista e sin dalla mia<br />

prima infanzia, nella mia casa si respirava aria di libertà e di giustizia.<br />

Agnese Guzzon: Tutta la mia famiglia era antifascista prima del 1943,<br />

mio padre era attivo nel partito comunista e schedato nell’Ufficio<br />

politico della Questura.<br />

Tosca Zanella, Cadoneghe: Provengo da una famiglia antifascista e<br />

sin da giovanissima ho conosciuto il fascismo attraverso le violenze e<br />

i soprusi nei confronti dei miei familiari. Nel 1932 venne arrestato<br />

mio fratello Romeo per propaganda contro il regime e nel maggio ‘35<br />

[…] mio fratello Urbano, per aver distribuito stampa contro la guerra<br />

di Abissinia. Venne condannato a 8 anni dal Tribunale Speciale.<br />

Antonia Zerbetto, Marostica: Procurai alcune divise tedesche e fasciste<br />

necessarie ad azioni di guerra. Con tali uniformi vennero compiute<br />

molte azioni es. il 17 ottobre un autocarro con garibaldini dei<br />

Gap, vestiti da brigate nere si portò davanti alle carceri dei Paolotti;<br />

[…] con il pretesto di dover consegnare degli arrestati […] superato<br />

l’ingresso, sotto la minaccia delle armi, si fecero consegnare le chiavi<br />

delle celle. Vennero in tal modo liberate 22 donne, arrestate con imputazioni<br />

politiche. Sempre in ottobre venne ideata e organizzata<br />

l’azione per liberare mio fratello Giovanni, degente all’ospedale di<br />

Padova: purtroppo non fu possibile liberare il partigiano “Paolo”.<br />

(Anpi Padova 1981)<br />

V. Tattoni, R. Vedana, C. Serragiotto, studentesse bellunesi dell’Università<br />

di Padova, allieve di N. Bobbio e Concetto Marchesi: Ricordiamo<br />

soprattutto le lezioni di Marchesi, nell’aula affollata di ascoltatori<br />

[…] dove i classici della letteratura venivano presentati innanzitutto<br />

come classici della libertà.<br />

C. Serragiotto: A quelle lezioni, spesso sospese d’autorità, si formò la<br />

coscienza di numerosi studenti che costituirono poi nel Veneto i primi<br />

nuclei della Resistenza.<br />

Da questi ricordi si può intuire l’intensa attività cospirativa collettiva<br />

specie delle staffette della Brt. “Sparviero” di Cadoneghe, che – oltre alla<br />

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