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I dieci aeroporti del “Core Network”<br />
derli o determinarne un’altra destinazione<br />
d’uso; viene inoltre auspicata “la<br />
progressiva uscita degli enti pubblici dal<br />
capitale aeroportuale per favorire l’ingresso<br />
dei privati”. Adesso, in un momento<br />
oltretutto di “vacanza politica”,<br />
la “palla” passa alla Conferenza Stato-<br />
Regioni: la partita sarà tutto da giocare<br />
e, probabilmente, si ricomincerà da capo<br />
(nella speranza di non dover aspettare<br />
altri trent’anni prima che si rimetta<br />
mano al problema aeroporti). Per questa<br />
evenienza ci sono già tutti i segnali:<br />
forti proteste sono state avanzate per alcune<br />
esclusioni. Ad esempio, il comune<br />
di Viterbo, città del territorio interno laziale<br />
al centro di estenuanti dibattiti e di<br />
progetti per la realizzazione di un aeroporto<br />
che avrebbe dovuto assorbire parte<br />
del traffico di Roma Ciampino<br />
(senza che nessuno tenesse in debito<br />
conto sia la contrarietà delle<br />
compagnie low cost al progetto<br />
sia le grandi attuali difficoltà di<br />
connessione, in termini sia viari<br />
sia ferroviari, tra il viterbese e la<br />
capitale) pare voglia intentare<br />
causa per i danni che l’esclusione<br />
dal piano (per un aeroporto che<br />
non c’é) comporterebbe. Proteste<br />
ancora in Calabria per Crotone,<br />
così in Trentino per Bolzano, in<br />
Umbria per Perugia. Ad aprire le<br />
danze di critica al provvedimento<br />
Passera c’è stato anche Alessio Quaranta,<br />
direttore generale dell’Enac, l’ente<br />
nazionale dell’aviazione civile che sovrintende<br />
alla gestione degli aeroporti<br />
italiani. In un dibattito a Verona, nella<br />
sede della locale Confindustria, secondo<br />
quanto si legge sull’Arena, il quotidiano<br />
della città veneta, si è dichiarato<br />
non d’accordo sui tagli: “Il primo equivoco<br />
è sul numero degli scali. La nostra<br />
proposta, come Enac, era diversa. Secondo<br />
noi gli aeroporti nazionali non<br />
sono troppi. C’è invece un problema diverso:<br />
individuare la vocazione degli<br />
1<br />
2 3<br />
4<br />
6 7<br />
5<br />
8<br />
10<br />
1) Torino<br />
2) Milano Malpensa<br />
3) Milano Linate<br />
4) Bergamo Orio al Serio<br />
5) Venezia<br />
6) Genova<br />
7) Bologna<br />
8) Roma Fiumicino<br />
9) Napoli Capodichino<br />
10) Palermo<br />
9<br />
scali e dare delle linee guida”. C’è da rilevare<br />
che se le critiche partono già “in<br />
casa”, il provvedimento avrà molte difficoltà<br />
a trovare applicazione. Inoltre,<br />
quando si iniziano a usare termini<br />
astratti e generici come “vocazioni” e<br />
“linee guida” generalmente la volontà è<br />
quella di lasciare le cose come stanno. Il<br />
problema è che, nonostante le “vocazioni”,<br />
la quasi totalità degli aeroporti<br />
italiani ha i conti in profondo rosso.<br />
Un altro problema è che ci sono scali,<br />
operativi da tempo, che ancora non<br />
hanno le concessioni, è il caso, ad esempio,<br />
di Brescia Montichiari, di Cuneo, di<br />
Parma, che per questo motivo non sono<br />
stati inclusi nel piano varato da Passera.<br />
A differenza di altre situazioni, la questione<br />
di Brescia Montichiari è rilevante<br />
perché si tratta di un aeroporto che ha, e<br />
potrebbe avere sempre più, una valenza<br />
importante per quanto riguarda il cargo<br />
e, sotto tale aspetto, anche, una posizione<br />
geografica e connessioni favorevoli.<br />
L’attesa della concessione sta durando<br />
da quattordici anni e questo ha frenato<br />
lo sviluppo dello scalo perché ha reso<br />
difficile la stipula di contratti con le<br />
compagnie aeree. Una situazione di<br />
stallo che non è imputabile al governo<br />
uscente o al ministro Passera, ma che<br />
rientra nelle logiche, o nelle non-logiche,<br />
con le quali sono stati da sempre<br />
gestiti i nostri aeroporti e che hanno<br />
portato ad attendere trent’anni un piano<br />
di ristrutturazione.<br />
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GENNAIO ● FEBBRAIO 51