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PAUL MARCIANO Il successo di Guess, il più ... - Pambianconews

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L’allarme <strong>di</strong> Zegna, made in Italy a rischio<br />

PAOLO ZEGNA<br />

Ancora oggi, quando parlano della completa liberalizzazione<br />

del mercato della moda avvenuta <strong>il</strong> primo<br />

gennaio del 2005 con la fine dell’accordo Multifibre,<br />

la definiscono «lo tsunami». «<strong>Il</strong> settore era pronto a<br />

maggiori importazioni, ma non a quel livello», ricorda<br />

Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della<br />

moda. Maglioni, camicette, reggiseni, pantaloni, giacche<br />

e lenzuola in aumento del cento, del duecento, del trecento<br />

per cento. A prezzi sempre più bassi. Uno shock.<br />

E oggi? Cosa succederà tra pochi mesi, quando cadran-<br />

<strong>Il</strong> made in Italy piace all’estero, e Francia, Usa e<br />

Germania sono i Paesi che concedono più visib<strong>il</strong>ità<br />

al settore moda. Ma non tutto br<strong>il</strong>la: per esempio<br />

le settimane della moda a M<strong>il</strong>ano, che i giornali<br />

stranieri giu<strong>di</strong>cano “noiose”. È uno degli elementi<br />

emersi da una ricerca intitolata «<strong>Il</strong> made in Italy è<br />

<strong>di</strong> moda ...ma fino a quando?» commissionata dal<br />

Comitato Lombar<strong>di</strong>a per la moda.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o presentato dal presidente del Comitato,<br />

Giovanni Bozzetti, ha esaminato per un anno (fino<br />

al 31 agosto scorso) 90 testate <strong>di</strong> giornali <strong>di</strong> 12 Paesi,<br />

con l’obiettivo <strong>di</strong> valutare <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> apprezzamento<br />

dei prodotti italiani. Se in generale l’interesse per la<br />

moda è superato da quello per lo sport, <strong>il</strong> cinema,<br />

<strong>il</strong> turismo e le auto, considerando solo <strong>il</strong> comparto<br />

produttivo in senso stretto in testa come numero <strong>di</strong><br />

articoli ci sono le aziende, seguite da moda, design,<br />

enogastronomia e auto. Quanto ai marchi più citati,<br />

la classifica vede al primo posto Gucci, poi Armani,<br />

Valentino, Prada, Versace, Dolce&Gabbana, Bottega<br />

Veneta, Fen<strong>di</strong> e Ferrè, Cavalli e Bulgari. <strong>Il</strong> tono della<br />

no definitivamente le quote che erano state reintrodotte<br />

temporaneamente per far fronte all’impennata<br />

delle importazioni cinesi? Da mesi le organizzazioni<br />

degli impren<strong>di</strong>tori premono sul governo e sull’Unione<br />

europea perché le quote vengano prorogate <strong>di</strong> un anno.<br />

Pur sapendo che era una battaglia <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>issima, sostanzialmente<br />

persa in partenza. «Chiedere una proroga era<br />

doveroso, <strong>di</strong>ce Paolo Zegna, presidente <strong>di</strong> Smi-Ati (la<br />

Confindustria del settore tess<strong>il</strong>e e abbigliamento). Ciò<br />

che, però, assolutamente non accettiamo è che non ci<br />

sia neanche la volontà <strong>di</strong> continuare a fare i controlli.<br />

C’è un atteggiamento <strong>di</strong> non chiarezza che <strong>di</strong>sturba<br />

molto le imprese».<br />

Secondo Michele Tronconi, presidente <strong>di</strong> Euratex è<br />

«possib<strong>il</strong>e che si verifichi all’inizio del prossimo anno<br />

ciò che accadde nel 2005 perché la Cina non è ancora<br />

completamente in grado <strong>di</strong> correggere i propri problemi<br />

<strong>di</strong> sovrapproduzione. Quest’anno ha ripreso fortemente<br />

a investire nel tess<strong>il</strong>e-abbigliamento: nei primi<br />

otto mesi gli investimenti sono cresciuti del 28% e questo<br />

<strong>di</strong>ce che possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> rischio <strong>di</strong> offerta ci sia».<br />

«Non farà bene, ma non sarà un dramma, sintetizza<br />

Mario Boselli . Da una parte, la Cina è <strong>di</strong>ventata meno<br />

competitiva e ha un mercato interno che inizia a funzionare,<br />

quin<strong>di</strong> non ha più bisogno <strong>di</strong> fare ciò che ha<br />

fatto nel 2005. Dall’altra, è cambiata l’Italia: le aziende<br />

si sono razionalizzate sul fronte dei costi e del posizionamento<br />

del prodotto».<br />

(CorrierEconomia del 17/09/07. Estratto a cura <strong>di</strong> PW)<br />

Gucci, la griffe più citata sui giornali stranieri<br />

1/10/2007<br />

ITALIA<br />

stampa estera, sostiene<br />

la ricerca, è globalmente<br />

positivo, in<br />

particolare quando si<br />

parla dell’espansione<br />

nei nuovi mercati<br />

delle griffe <strong>di</strong> moda,<br />

dell’eccellenza dei<br />

materiali e della produzione,<br />

del turismo<br />

legato allo shopping.<br />

Ma non mancano le<br />

criticità, che i gior-<br />

GIOVANNI BOZZETTI<br />

nali stranieri in<strong>di</strong>viduano<br />

soprattutto nel trasferimento <strong>di</strong> parte della<br />

f<strong>il</strong>iera produttiva all’estero, nella contraffazione <strong>di</strong><br />

marchi italiani e nel fatto che l’Italia sia <strong>il</strong> terzo<br />

produttore e primo consumatore <strong>di</strong> prodotti contraffatti.<br />

E poi nel minore appeal degli eventi e delle<br />

sf<strong>il</strong>ate m<strong>il</strong>anesi rispetto a quello <strong>di</strong> altre capitali della<br />

moda. (<strong>Il</strong> Sole 24 Ore del 20/09/07. Estratto a cura <strong>di</strong> PW)<br />

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